Oltre 3,2 milioni di euro a sostegno di 50 progetti: si è concluso con questo risultato il processo di valutazione del bando Porte Aperte, lo strumento lanciato a marzo 2024 da Fondazione Cariplo, in collaborazione con Fondazione Peppino Vismara e le 16 Fondazioni di Comunità, per rispondere ai bisogni educativi, di socializzazione e di protagonismo di preadolescenti, adolescenti e giovani attraverso la valorizzazione degli oratori, l’ingaggio della comunità educante e la promozione di alleanze educative territoriali mirate a favorire la crescita delle giovani generazioni.

In considerazione della quantità e della qualità delle proposte pervenute – 163 progetti per una richiesta di contributo di quasi 10 milioni di euro – la dotazione iniziale del bando, pari a 2.250.000 euro stanziati complessivamente dagli enti promotori, è stata incrementata e i contributi complessivamente deliberati hanno quindi raggiunto i 3.238.600 euro (2.044.600 euro messi a disposizione da Fondazione Cariplo, 444.000 euro da Fondazione Peppino Vismara e 750.000 euro dalle Fondazioni di Comunità).   

Le iniziative finanziate (QUI l'elenco completo) insistono su tutte le province del territorio di riferimento di Fondazione Cariplo e degli altri soggetti promotori: 13 a Milano, 5 a Bergamo e Como, 4 a Brescia, 3 a Sondrio, 2 a Cremona, Lecco, Lodi, Mantova, Monza e Brianza, Nord Milano, Pavia, Ticino Olona, Varese, 1 a Novara e nel Verbano-Cusio-Ossola.

I progetti selezionati coinvolgono complessivamente 269 organizzazioni – 50 in qualità di capofila e 219 come partner – con una ricaduta su 271 oratori (in media 5 a progetto). Significativa la partecipazione delle parrocchie e degli enti ecclesiastici/religiosi, che all’interno dei partenariati dei progetti destinatari di contributo si attesta a 184 enti, il 68% del totale (si ricorda che il bando richiedeva la candidatura di partenariati composti da due soggetti, di cui almeno una parrocchia con oratorio). A tali enti si aggiungono numerosi altri soggetti in rete (associazioni sportive, culturali ed ambientali, organizzazioni di volontariato, istituti scolastici, etc.) ad evidenziare la volontà di mettere in relazione gli spazi oratoriani con il territorio. Inoltre, si segnala che 10 proposte finanziate si configurano come “progetti di sistema” – in quanto prevedono azioni da realizzare in almeno 10 oratori – e avranno un impatto su 143 oratori (in media 14 a progetto).

I progetti sostenuti hanno saputo rispondere in modo convincente alle sollecitazioni del bando, dimostrando capacità di aprirsi al territorio attraverso la costruzione di alleanze educative allargate, finalizzate a prendere in carico i bisogni educativi e di socializzazione dei ragazzi e a sostenere la funzione educativa degli adulti di riferimento. In particolare, si evidenzia l’investimento sulla prevenzione e il contrasto della povertà educativa (avvio di doposcuola), sull’inclusione sociale (educativa di strada e coinvolgimento di mediatori linguistici), sull’ampliamento dell’ordinaria attività oratoriana (con l’offerta di un palinsesto molto vario, tra cui attività sportive, laboratori sul digitale, fumetto, videomaking…), sul benessere dei ragazzi (attraverso sportelli di ascolto/sostegno psicologico e incontri con esperti), sulla promozione del volontariato e della cittadinanza attiva. Numerose le iniziative che hanno puntato al protagonismo dei giovani mediante il loro coinvolgimento nella definizione delle attività. Preme sottolineare che, partendo dal ruolo decisivo che hanno tradizionalmente rivestito nell’accompagnare la crescita dei giovani e attivare le comunità locali, il bando si era posto l’obiettivo di guardare agli oratori quali presidi educativi di prossimità, anche in funzione della loro presenza capillare sul territorio di intervento di Fondazione Cariplo e degli altri soggetti promotori (sono circa 2.600 gli oratori presenti).

Al termine delle attività previste dai progetti – la cui durata sarà compresa tra 24 e 36 mesi – si stima di coinvolgere oltre 59.000 tra minori e giovani (sino a 25 anni) e 15.000 adulti (animatori, educatori, volontari).

Affido Culturale è un progetto di contrasto alla povertà educativa ad oggi presente, a livello nazionale, a Bari, Napoli, Roma, Modena, Teramo, Cagliari, Arezzo e Milano. L’associazione Mitades, che lavora da oltre 12 anni in ambito educativo e sociale, grazie a un contributo del Municipio 8 – Comune di Milano, nel 2021 ha avviato Affido Culturale anche a Milano. Dal 2022 il progetto è proseguito grazie al contributo di Fondazione Cariplo con il bando Alla Scoperta della Cultura, con gli enti Mitades APS, Zerodiciotto APS, Fondazione Somaschi, Mamme a Scuola ETS, La Cordata Coop, Ass. IBVA.

Ci racconta il progetto e l’esperienza milanese Silvia Baldini, pedagogista esperta in salute e welfare culturale, responsabile del progetto Affido Culturale a Milano.

In cosa consiste esattamente l’Affido Culturale?

Affido Culturale è un’idea piuttosto semplice nata a Napoli dalla mente di Ivan Esposito: si tratta di favorire l’accesso alla cultura da parte di minori e famiglie abbinando tra loro famiglie più abituate e famiglie meno abituate a fruire di arte. L’affidarsi alla cultura (ecco spiegato il termine “Affido” cui fa riferimento il nome del progetto) come occasione di incontro e conoscenza tra persone e come elemento necessario per il benessere e la salute a cui spesso molte persone non riescono ad accedere per diversi motivi. Tra questi, anche contesti di povertà educativa, materiale ed economica che privano di importanti esperienze di crescita e benessere molte persone ed in particolare i più piccoli. È ai più fragili che Affido Culturale si rivolge in ottica di welfare culturale: garantire l’accesso alla cultura a tutti per promuovere il benessere la salute delle persone anche attraverso le arti. Ormai sempre più ricerche scientifiche dimostrano l’effetto benefico delle varie forme d’arte sulla salute della persona e dunque nella tutela delle persone, in particolare delle più fragili come i minori, va inserita anche la possibilità di accedere ad esse.

In che modo siete riusciti a far conoscere il progetto a Milano e come siete riusciti a coinvolgere e sensibilizzare le famiglie?

Nel marzo 2021 il progetto nazionale, sviluppato con il contributo di Con i Bambini, fece un’azione di disseminazione per far conoscere il progetto Affido Culturale. Ce ne innamorammo subito e con convinzione cercammo subito strade per attivarlo anche come Mitades. Milano fu la 5a città ad attivare Affido Culturale; nel tempo si sono raggiunte 11 città attive. Nel novembre 2021 Mitades fece partire a Milano partì un piccolissimo progetto “pilota” grazie a un contributo del Municipio 8: coinvolgemmo circa 10 coppie di famiglie in attività artistico-culturali varie per un periodo di circa 6 mesi e testammo il funzionamento del progetto sul territorio milanese. Fummo entusiasti dell’esito e quando si presentò l’occasione del bando “Alla scoperta della cultura” di Fondazione Cariplo decidemmo di partecipare al bando allargando sia la platea di beneficiari del progetto sia i quartieri coinvolti attraverso altri partner ETS.
Dal settembre 2022 è dunque partito il progetto “Affido Culturale Milano_Alla scoperta della cultura” che terminerà ad agosto 2024 e che, con Mitades capofila, ha coinvolto altri 4 partner, circa 100 nuclei famigliari (50 coppie di famiglie abbinate tra loro), ha visto il coinvolgimento di 37 enti culturali milanesi e il sostegno della Fondazione KPMG Italia, del Municipio 8 di Milano e di alcuni privati cittadini.
Le famiglie che abbiamo coinvolto sono famiglie che ciascun ETS partner conosce già perché già lavora con loro in altri progetti o contesti. Tutti i partner sono infatti attivi in progetti e servizi alla persona che coinvolgono minori e famiglie in contesti di fragilità ed è a loro che abbiamo rivolto innanzitutto il progetto. Si tratta di famiglie con almeno un minore di età compresa tra i 6 e gli 11 anni e che non sono abituate ad andare a teatro, al museo, al cinema o altro. Queste famiglie, per coerenza col titolo del progetto, le abbiamo denominate “affidate”. Le famiglie che invece già frequentano più abitualmente luoghi d’arte e cultura anche coi loro figli sono le “affidatarie”. Queste si sono coinvolte nel progetto o perché conoscevano uno degli ETS partner o perché sono venute a conoscenza del progetto. È stato tanto l’interesse dei milanesi verso il progetto: dopo un articolo di “La Repubblica” uscito nel febbraio 2022 molte persone ci hanno scritto per partecipare e sono rimaste attive con noi valore e la volontà di fare insieme tra famiglie delle attività legate alla cultura condividendo, oltre la bellezza di accedere alle arti, anche il desiderio di conoscersi tra persone. A inizio progetto a ciascuna famiglia sono stati offerti momenti collettivi e individuali per approfondire il progetto sia nelle sue modalità operative sia nei suoi contenuti. Anche ai bambini abbiamo spiegato cosa avremmo fatto e loro si sono da subito dimostrati i più attivi e desiderosi di accedere alle opportunità offerte dal progetto.

Qual è stato il contesto territoriale di riferimento e le caratteristiche dei destinatari coinvolti?

Il territorio su cui il progetto si è svolto è l’intera città di Milano: tra i 37 enti culturali aderenti ci sono tutti i musei civici, teatri rinomati del centro città e piccole realtà teatrali e artistiche dei quartieri più periferici, grandi realtà e piccole associazioni. Le famiglie provengono da diversi quartieri e zone della città in particolare dal Municipio 8 (Gallaratese e Villapizzone), dal Municipio 6 e dal Municipio 1 che corrispondono ai territori in cui gli ETS partner sono più attivi.
Le famiglie coinvolte sono appunto per lo più famiglie con almeno un minore dai 6 agli 11 anni (in questa seconda edizione del progetto abbiamo privilegiato famiglie, affidate e affidatarie, con minori di questa età), ma non sono mancate anche persone single, senza figli o con figli già grandi. Le famiglie sono di diversa nazionalità: italiana, nord africana, sud americana per lo più. 
Poco meno della metà delle donne/madri delle sole famiglie affidate che partecipano al progetto sono disoccupate. Circa 1/3 delle famiglie partecipanti sono nuclei monogenitoriali. Il 55% delle famiglie affidate partecipanti ha 1 figlio; il 25% ha 2 figli e il restante 20% dei nuclei coinvolti hanno almeno 3 figli.

Come avete selezionato e coinvolto gli enti culturali? Quali sono gli spazi culturali che hanno aderito con maggiore slancio?

Gli enti culturali aderenti sono enti di diverso tipo (pubblico, privato; di grandi, piccole, medie dimensioni; ecc). La richiesta a loro è che avessero nella loro programmazione iniziative e spettacoli adatti alla fascia di età 6/11 anni e che accettassero di usare la app di progetto (sviluppata dal progetto “madre” e usata anche dal progetto milanese) per caricare e promuovere anche tra le famiglie di Affido Culturale Milano gli eventi che avevano già in programma. A nessun ente è stata chiesta una programmazione “speciale” per noi, né di riservarci posti: si trattava solo di promuovere i loro eventi anche nella nostra app e dunque nella nostra “rete” di famiglie che ogni partner ha curato e accompagnato con cura durante tutte le fasi del progetto. Questo è risultato uno degli elementi clou del progetto: per quanto le famiglie si organizzassero autonomamente tra coppie per fare le uscite che volevano quando volevano, il lavoro degli operatori coinvolti nel progetto è stato necessario per “animare” l’attività di gruppi e social di progetto che permettevano a tutti di restare aggiornati sugli eventi tra cui scegliere. Tutti gli enti si sono attivati molto positivamente. QUI L'ELENCO.

Come siete riusciti a gestire e coordinare l’incontro tra famiglie affidate e affidatarie? Quante famiglie siete riusciti a coinvolgere ad oggi?

Le famiglie sono state coinvolte in alcuni incontri formativi e informativi iniziali, in alcune uscite collettive e sono stati organizzati incontri ad hoc dove far conoscere tra loro le coppie di famiglie. In questo incontro di “abbinamento” Mitades ha creato un kit per un’iniziale conoscenza reciproca tra famiglie attraverso l’utilizzo di immagini e alcune domande guida oltre che la lettura di un libro con i bambini, anch’essi soggetti attivi di questi incontri. Le famiglie coinvolte in tutto da questa edizione del progetto sono 101 e le coppie di famiglie effettivamente abbinate sono state 45.

Ci racconta una delle tante esperienze belle vissute e il ritorno che avete avuto dalle famiglie coinvolte?

Le esperienze delle uscite collettive, a cui tutti abbiamo partecipato – famiglie e operatori insieme, sono state molto belle sia perché abbiamo condiviso un momento, sia per l’entusiasmo e l’interesse che abbiamo riscontrato negli adulti e nei bambini coinvolti. Siamo stati al museo, al teatro di marionette e persino a vedere uno spettacolo di danza classica! Ma è meglio sentire direttamente dalle voci dei bambini com’è stata l’esperienza di Affido Culturale Milano e in tal senso vi invito ad ascoltare i 3 podcast che Shareradio ha pubblicato sul progetto.

Perché Affido Culturale è importante e quali sono le ricadute positive?

Affido Culturale è importante perché non solo dà la possibilità a molte famiglie di accedere alla cultura, ma anche perché li accompagna attraverso la relazione innanzitutto tra famiglie, tra adulti e bambini che si motivano e conoscono nel tempo, quindi anche attraverso l’accompagnamento degli operatori. Non basta dare “biglietti gratis” o “biglietti sospesi” a queste famiglie: almeno in una fase iniziale, prima che poi prendano gusto e vi accedano anche da soli, è utile far leva sulla relazione tra persone, sull’essere orientati a cosa vedere e poi farlo insieme da l’aggiunta positiva alla quale poi è difficile rinunciare. Crediamo che tutti questi siano elementi per una crescita sana di un bambino e per il benessere generale della persona che trae beneficio dalle forme artistiche a cui può accedere e dallo stare insieme agli altri.

In che modo può proseguire e come ritiene sia possibile svilupparlo ulteriormente?

Utile sarebbe che le politiche andassero sempre più anche in un’ottica di welfare culturale per offrire opportunità culturali per la salute e il benessere delle persone e in particolare dei bambini e dei ragazzi. Sarebbe bello coinvolgere in questo progetto o in uno simile enti provenienti da diversi ambiti – sociale, educativo, sanitario, culturale – e lavorare a stretto contatto con le Istituzioni per verificare l’impatto di questo tipo di progetti sulla salute. In tal senso sarebbe bello strutturare un progetto anche di ricerca che evidenzi anche scientificamente l’impatto di progetti come Affido Culturale Milano sul benessere.

ASCOLTA L'INTERVISTA A SILVIA BALDINI SU RADIO NUMBER ONE.

Un piccolo villaggio, costituito da edifici abbandonati da decenni, è diventato oggi il centro delle attività e delle ricerche sull'architettura tradizionale pianificate dalla Fondazione Canova. L'organizzazione fondata nel 2001 nel villaggio medievale di Canova, a Oira di Crevoladossola (VB) ha realizzato questo progetto grazie al contributo del bando di Fondazione Cariplo "Luoghi da rigenerare". Lo scopo principale dell’associazione è infatti la valorizzazione del patrimonio storico architettonico locale, attraverso attività didattiche, divulgative ed artistiche.

Maurizio Cesprini, segretario generale Fondazione Canova, racconta la nascita del progetto e la trasformazione del borgo…

"Fin dal 2001, durante il recupero del borgo di Canova e nell'anno di fondazione dell'Associazione Canova, studenti dell'Università dell'Oregon partecipavano a campi scuola estivi per studiare l'architettura tradizionale in pietra e imparare direttamente le tecniche costruttive tradizionali. Frequentemente, si recavano a piedi da Canova al vicino borgo di Ghesc, all'epoca un insieme di ruderi abbandonati. Nel 2007, la Fondazione Canova ha acquistato alcuni di questi ruderi, avviando il progetto di trasformare Ghesc in un centro di studio e ricerca sull'architettura in pietra".

Un luogo abbandonato che riprende vita e diventa laboratorio. Come? "Io e la mia compagna Paola abbiamo animato questo progetto all’interno della Fondazione Canova, essendo i pionieri dell'idea di trasformare il borgo in un villaggio-laboratorio. Abbiamo acquistato e con le nostre mani ristrutturato un edificio in pietra a Ghesc, introducendo servizi essenziali e allestendo spazi come cucine e bagni. Casa Alfio è diventato il campo base per le attività oltre ad essere la nostra abitazione. Gli edifici acquistati dalla Fondazione Canova sono diventati laboratori a cielo aperto dove gli studenti, assistiti da artigiani locali, possono sperimentare le tecniche costruttive tradizionali, contribuendo così alla rinascita del borgo".

Il punto di partenza è la valorizzazione dellarchitettura locale e il recupero del patrimonio edilizio. Quali sono le tecniche introdotte e utilizzate per riuscire in questa non facile impresa? "Di fronte a un immenso patrimonio architettonico, di cui la Val d’Ossola è certamente ricca ma che interessa altre aree dell'Italia e dell'Europa, affrontiamo la sfida di preservare l'architettura cosiddetta "minore", la cui resilienza è stata messa a dura prova dai cambiamenti socioeconomici del secondo dopoguerra. Valorizzare questi edifici significa riconoscerne la bellezza intrinseca e il potenziale di riutilizzo futuro. Questo processo implica un approccio che guarda al futuro senza perdersi in una visione nostalgica del passato, e cerca soluzioni tecnologiche innovative che rispondano alle esigenze abitative contemporanee e rispettino le normative vigenti. Allo stesso tempo, valorizzare significa anche avvicinarsi con umiltà alle molteplici culture che hanno saputo adattarsi a territori spesso difficili, apprendendo dal loro esempio per integrare il passato nel presente in modo rispettoso. Tra le tecniche che abbiamo introdotto e che stiamo esplorando, vi sono l'uso di varie tipologie di calce, l'impiego di materiali come la canapa per isolamenti termici e l'utilizzo di elementi lignei ad incastro, che possono sostituire il cemento armato come rinforzi strutturali. Queste pratiche sono sviluppate attraverso una collaborazione continua con vari dipartimenti universitari, garantendo un approccio basato sulla ricerca e sull'innovazione".

Cosa intendete per cantiere didattico” e come riuscite a coinvolgere studenti universitari sia italiani che internazionali? "Per cantiere didattico intendiamo un ambiente formativo unico, situato nella casa della Fondazione Canova, composta da cinque corpi di fabbrica che risalgono almeno al XV secolo. Questo sito si configura come cantiere a tutti gli effetti e funge da laboratorio vivente dove si svolgono tutte le operazioni di restauro necessarie, seguendo un progetto complessivo e una visione integrata. Le sessioni di lavoro sono pensate specificamente per coinvolgere attivamente i partecipanti i quali affrontano una porzione di progetto ben definita.
In questo contesto didattico, i partecipanti, guidati da personale specializzato, vivono un'esperienza immersiva, applicando direttamente sul campo le tecniche di restauro. L'obiettivo non è solo mostrare come si eseguono determinati lavori, ma far sì che gli studenti diventino parte attiva del processo di recupero, toccando con mano e contribuendo al restauro in modo concerto.
Un esempio significativo di questo approccio è raccontato da un giovane che, dopo aver lavorato su una pietra con martello e scalpello, mi confidò che non avrebbe mai più guardato un colonnato di una chiesa con gli stessi occhi. 
Oltre al lavoro in cantiere gli studenti partecipano a momenti formativi teorici e visite guidate. Sebbene siamo una realtà relativamente piccola nella Val d'Ossola, il nostro lavoro ha permesso di tessere una vasta rete di contatti nel campo del restauro, arricchendoci di collaborazioni internazionali e aprendoci a nuove opportunità con università di tutto il mondo.

Qual è il valore di riuscire ad aggregare studenti di differenti nazionalità e come è la relazione con il territorio locale? "L’apertura a culture e influenze dall’esterno ha un valore enorme. Serve a rafforzare la visione di ciò che ci circonda con gli occhi del viaggiatore attento. Questo messaggio filtra nel tessuto locale, spesso con straordinaria lucidità, e apre ad esperienze che possono arricchire tutti. La salvaguardia del patrimonio tradizionale diffuso è un processo complesso che deve passare attraverso la sensibilità di diversi attori. Noi cerchiamo in ogni modo di condividere al massimo la nostra esperienza con gli attori e la popolazione locale perché la nostra esperienza possa contribuire al diffondersi di una visione sana volta alla salvaguardia del patrimonio esistente".

Oggi il villaggio conta 8 edifici restaurati (di cui uno abitato e tre cantieri aperti). Quali attività svolgete e quali sono gli sviluppi che vi prefiggete? "Con l'avanzamento dei lavori, prevediamo di completare una cucina professionale e spazi per l'ospitalità entro il prossimo anno, potenziando le nostre attività educative e culturali. Aspiriamo a espandere le collaborazioni e a offrire esperienze immersive a un numero maggiore di studenti, facendo del villaggio un polo culturale di riferimento a livello europeo per lo studio e la conservazione del patrimonio storico".

Ritiene possa essere un modello replicabile in altri territori italiani? "In più occasioni incrociamo realtà che ci hanno detto di aver tratto ispirazione dal nostro lavoro; questa per noi è fonte di soddisfazione e di grande orgoglio. Ci sentiamo ospiti e non proprietari di questo luogo; traghettare questo piccolo frammento di storia e contribuire con il nostro lavoro alla diffusione di buone pratiche riempie di significato e giustifica ampiamente gli sforzi e le energie spese".

Dalle prossime settimane i vincitori della Call BeiLuoghi per le aree Parco Nord Milano (MI), Dossena e Zogno (BG), Borgo San Giacomo/Padernello (BS), Pegognaga e Roverbella (MN), saranno coinvolti in un percorso progettuale volto a diffondere competenze nell’ambito della rigenerazione urbana e a ottimizzare le risorse messe in campo dai proponenti. L’obiettivo è supportare gli enti nell’elaborazione di proposte progettuali rispondenti ai bisogni del contesto in cui si collocano, dotate di un buon grado di flessibilità negli usi e nell’articolazione degli spazi nonché sostenibili sul lungo periodo. Questo percorso di accompagnamento si concluderà con un incontro di restituzione a novembre 2024.

Il progetto BeiLuoghi ha l’obiettivo di costruire, passo dopo passo, un Centro di competenza dedicato alla rigenerazione urbana a base culturale, pensato come una piattaforma di scambio tra Enti Pubblici, Enti del Terzo Settore e operatori attivi in ambito culturale, promosso da Fondazione Cariplo in collaborazione con Fondazione Housing Sociale. Mettendo a disposizione del territorio professionalità e risorse, le attività di BeiLuoghi saranno finalizzate a supportare gli enti nella progettazione e nella realizzazione di azioni sostenibili sul lungo periodo, coerenti e integrate con i piani di sviluppo dei rispettivi contesti di riferimento. Con questo percorso, il Centro intende sviluppare una rete tra esperti, progettisti, operatori e Pubblica Amministrazione al fine di individuare le competenze già presenti sul territorio, utili a valorizzare l’esistente, e le risorse necessarie che rendono realizzabili e sostenibili i progetti.

I progetti vincitori

 

HANGAR BALOSSA, INSIEME PER LA TERRA (Cormano,MI), ente promotore Parco Nord Milano: si intende recuperare il complesso di edifici denominati Hangar Balossa attraverso un percorso partecipativo a tutela dell’interesse pubblico di fruizione dell’area attraendo investimenti a favore di attività culturali e artistiche ma anche a supporto della sostenibilità e dell’agri-ecologia. BeiLuoghi interverrà nello sviluppo di una proposta di rigenerazione dell’hangar in maniera integrata sia con lo sviluppo agricolo e naturalistico delle aree intorno che con i bisogni emersi del territorio, attraverso forme di protagonismo giovanile e in rete con le comunità.

MIR.Art.SOLE, (Dossena, BG), ente promotore il Comune: nel centro del borgo l’ex albergo Mirasole (edificio storico in stile liberty) è oggetto di un progetto di ristrutturazione complementare al programma «Na.tur.arte» finanziato dal Ministero del Turismo, con interventi orientati alla promozione della cultura, dell’arte e della creatività. BeiLuoghi in questa fase supporterà il Comune nella definizione di un percorso volto a trasformare l'ex-albergo in un polo culturale preservando e valorizzando il patrimonio architettonico e storico locale, integrando le nuove funzioni con la memoria del passato.

RIVALORIZZAZIONE culturale del patrimonio archeologico brembano, (Zogno, BG), ente proponente il Comune: si intende realizzare il Museo archeologico e dei fossili, riqualificando la casa del custode di Villa Belotti, risalente al 1906 e ormai in disuso, ampliando il progetto «Rete culturale diffusa» per promuovere il patrimonio storico artistico locale. BeiLuoghi interverrà al fine di supportare la promozione del patrimonio di Zogno partendo dalla rivalorizzazione di un simbolo storico che diventa nuovo elemento distintivo del paese e nella zona, tanto da costituire un valore aggiunto per tutta la Valle Brembana.

DAL CASTELLO AL BORGO – PROGETTI INNOVATIVI DI RESILIENZA, (Padernello, BS), ente promotore Fondazione Castello di Padernello ETS: il Castello è da lungo tempo oggetto di attività di recupero e restauro volte alla valorizzazione del borgo stesso e delle risorse in esso presenti, declinate nei settori della cultura, della formazione, del turismo, dell'ambiente, dell'economia. BeiLuoghi interverrà da una parte sulla rifunzionalizzazione degli spazi che versano in condizioni di abbandono in luoghi di cura e bellezza, e dall’altra agevolerà la costruzione di percorsi utili a generare attività economiche che possano valorizzare il borgo, recuperare antichi mestieri e favorire un turismo esperienziale con l'attivazione di palinsesti culturali.

25mq DI CITTADINANZA ATTIVA, (Pegognaga, MN), ente promotore Simpatria Onlus: si intende riutilizzare un’edicola dismessa collocata nel centro del paese, al fine di ri-attivare un bene comune con attività di welfare e proposte culturali. BeiLuoghi interverrà sulla parte di rifunzionalizzazione dello spazio al fine di valorizzare uno spazio abbandonato attraverso una gestione multi-stakeholder che risponda a bisogni di soggetti eterogenei e che possa offrire risposte di welfare culturale e welfare di comunità all’interno e attorno allo spazio. 25mq DI CITTADINANZA ATTIVA, (Pegognaga, MN), ente promotore Simpatria Onlus: si intende ridare vita a un’edicola dismessa collocata nel centro del paese, trasformandola in un bene comune grazie ad attività di welfare in ambito sociale e culturale. BeiLuoghi interverrà sulla parte di rifunzionalizzazione dello spazio al fine di sostenere una gestione multi-stakeholder che dia nuove possibilità di sviluppo a uno spazio ad oggi abbandonato, rispondendo ai bisogni di soggetti differenti attraverso molteplici attività da svolgere sia all'interno che all'esterno dell'edicola, riattivando così un'intera area."

 

#ROVER-WELFARE 1515, (Roverbella, MN), ente promotore il Comune: il progetto riguarda le politiche di riuso dello spazio “EX DANCING NAPOLEON” con finalità di welfare sociale, da eseguire sull’edificio nel centro storico. Attualmente il complesso dell’Ex Napoleon, realizzato negli anni ‘50, versa in uno stato di abbandono e di degrado. Lo spazio potrà configurarsi come centro attrattivo della vita sociale del paese e luogo idoneo per attività socio culturali e ricreative, destinate prioritariamente a bambini e ragazzi. BeiLuoghi supporterà il Comune nella valutazione e progettazione sostenibile, agendo in un contesto sfidante quale #Roverwelfare1515 , che mira a sostenere l’occupazione, facilitando la vita dei lavoratori e delle lavoratrici, con l’obiettivo di incrementare del 15% entro i prossimi 15 anni l’occupazione femminile della popolazione residente, grazie ad un sistema di welfare interaziendale pubblico-privato.

 

Gli esperti di BeiLuoghi

 

A seconda dei 5 ambiti tematici individuati per progettare in maniera coerente, si presentano a seguire le competenze e gli esperti che lavoreranno a stretto contatto con gli enti per realizzare un vero e proprio percorso di assistenza personalizzato sui temi della rigenerazione urbana a base culturale.

Codici Ricerca e Intervento si concentrerà sui temi dell'ATTIVAZIONE DELLE RETI. CODICI è un’organizzazione indipendente che promuove azioni di ricerca e trasformazione in ambito sociale e territoriale, vantando collaborazioni e percorsi di affiancamento con organizzazioni, istituzioni e reti nel comprendere e accompagnare i cambiamenti sociali in atto.

cheFare si occuperà di PROGETTAZIONE CULTURALE. cheFare, attiva dal 2012, è un’agenzia per la trasformazione culturale. Sviluppa progetti e percorsi assieme a comunità, centri culturali, organizzazioni e istituzioni, innescando processi trasformativi e creando nuove forme di impatto culturale.

Fondazione Housing Sociale supporterà gli enti nella parte riguardante la rifunzionalizzazione architettonica degli edifici. FHS promuove modelli abitativi innovativi pensati per integrarsi al tessuto urbano esistente, basati su un mix di funzioni e sulla co-produzione di servizi. FHS ha una consolidata esperienza di affiancamento e co-progettazione con pubbliche amministrazioni e/o enti pubblici e privati.
 

KCity offrirà agli Enti supporto per il monitoraggio e la valutazione delle iniziative di riuso. KCity è una società di professionisti multidisciplinari che da 15 offre si occupa di rigenerazione urbana ad impatto sociale. Mette a disposizione di enti pubblici e privati competenze per il design strategico e la gestione di processi che includono veri e propri test d’uso di spazi disponibili, in vista della definizione di scelte durevoli di destinazione.

AVANZI interverrà sulla Sostenibilità economica. Avanzi si occupa di sostenibilità, innovazione sociale e impatto. Dalla ricerca e sviluppo alla consulenza strategica, dall’incubazione alla rigenerazione di spazi, accompagnano gli enti nel rendere concrete e sostenibili le azioni e i progetti sin dalla loro fase embrionale.

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