È online il nuovo bando “Territori Sicuri – Studiare soluzioni innovative per le comunità a rischio frane o alluvioni” che intende sostenere ricerche in chiave locale per sviluppare e favorire l’adozione di soluzioni e strategie innovative per affrontare il dissesto idrogeologico. Saranno finanziati progetti di ricerca partecipata per prevenire, monitorare e gestire il rischio frane o alluvioni.

Il bando è rivolto a partenariati multistakeholder, composti da almeno un ente di ricerca e un ente pubblico locale, in grado di attivare tutte le competenze e le sensibilità utili per lo sviluppo degli interventi con l’obiettivo di migliorare il benessere e la sicurezza delle comunità.
La scadenza è fissata il 25 settembre 2024 alle ore 17.00 e il testo è disponibile alla pagina bandi.

Lo strumento è parte di un intervento pluriennale più ampio articolato in due fasi. Nella prima fase, attraverso il bando, saranno identificati e sostenuti progetti pilot che svilupperanno soluzioni e strategie innovative per affrontare il rischio da frane o alluvioni in siti sperimentali. Dopo un monitoraggio attento e puntuale, nella seconda fase saranno sostenuti progetti fellow con l’obiettivo di estendere l’applicabilità delle soluzioni di maggior successo in contesti diversi. Nell’implementazione dell’intervento la Fondazione si gioverà anche del supporto delle Fondazioni di Comunità.

Il nuovo bando è presentato in streaming alla presenza del Presidente Giovanni Azzone e con la collaborazione degli esperti di Geopop.

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L’incontro è stato anche l’occasione per presentare un nuovo Quaderno dell’Osservatorio dedicato ai risultati ottenuti nell’ambito dei bandi dedicato alla ricerca ambientale.

Programma

  • Giovanni Azzone – Presidente Fondazione Cariplo
  • Paolo Canino – Evaluation Lab FSVGDA
  • Carlo Mango – Direttore Area Ricerca Fondazione Cariplo 
  • Rita Bacchella – Area Ricerca Fondazione Cariplo 
  • Q&A

Modera Stefano Gandelli – Content creator di Geopop

Il contesto

Per la sua posizione geografica e per le sue caratteristiche morfologiche, l'Italia, è particolarmente suscettibile ad eventi legati al dissesto idrogeologico. Tra i fenomeni più diffusi troviamo le frane e le alluvioni. Nel nostro Paese, 7.423 comuni (93,9% del totale) sono a rischio di frane, alluvioni e/o erosione costiera, il 18,4% del territorio nazionale è classificato a maggiore pericolosità per frane e alluvioni, 1,3 milioni di abitanti sono a rischio frane e 6,8 milioni di abitanti sono a rischio alluvioni.

Frane e alluvioni causano danni economici significativi, compromettendo le attività agricole, industriali e commerciali, la funzionalità delle infrastrutture, l’agibilità dei complessi residenziali e impattano fortemente sulla popolazione in termini di perdite di vite umane ed effetti sulla sfera emotiva.

I cambiamenti climatici – che stanno aumentando la frequenza e l'intensità degli eventi meteorologici estremi – lo sviluppo urbano non sostenibile, la gestione inadeguata delle risorse idriche e la debolezza delle infrastrutture contribuiscono ad aggravare gli effetti del dissesto idrogeologico nelle comunità.

La gestione dei rischi legati alle frane e alle alluvioni richiede una visione che integri diversi elementi come la morfologia del territorio, l'urbanizzazione e l’eventuale presenza di infrastrutture. Spesso, una strategia efficace combina diverse misure preventive e di risposta per proteggere al meglio i territori esposti a tali rischi. In questo contesto, il coinvolgimento attivo delle comunità locali è cruciale per garantire efficacia e sostenibilità delle misure di protezione e creare un senso di responsabilità condivisa e una maggiore resilienza sociale di fronte ai rischi idrogeologici.

Stimolare una partecipazione attiva e consapevole delle comunità locali può quindi fare la differenza nella riduzione degli impatti del dissesto idrogeologico sui territori.

Il 26 giugno alle ore 11.00 presso il Centro Congressi Fondazione Cariplo di Via Romagnosi 8 a Milano sarà presentata la ricerca Giovani e violenza sulle donne, progetto di ricerca realizzato da Eumetra per Telefono Donna Italia con il contributo di Fondazione Cariplo. 

Il 66% delle giovani donne italiane ha il timore di vivere sulla propria pelle episodi di violenza e/o molestie e più di 6 su 10 mettono in atto strategie preventive, come evitare di prendere mezzi pubblici nelle ore serali e notturne o indossare abiti più coprenti. È quanto emerge dall'indagine di Eumetra, istituto di ricerche sociali e di marketing, su un target di giovani donne e uomini tra i 16 e i 25 anni, realizzata per conto di Telefono Donna Italia, il centro Antiviolenza attivo a livello nazionale che da oltre 30 anni sostiene le donne vittime di maltrattamenti.

Con l’obiettivo di rafforzare e migliorare la qualità degli interventi preventivi, Telefono Donna ha incaricato Eumetra di approfondire gli atteggiamenti e gli orientamenti dei giovani di oggi verso le questioni legate ai rapporti di genere, l’esperienza diretta di forme di abusi (personali o tra i propri conoscenti) e l’approccio verso il tema della denuncia. Ad emergere è un divario importante nella percezione e nelle esperienze personali vissute da ragazze e ragazzi, che genera narrazioni molto diverse.

 

Programma

Introduzione ai lavori a cura di Valeria Negrini Vice Presidente Fondazione Cariplo

Intervengono:

  • Giuseppe Sala, Sindaco di Milano in videomessaggio
  • Stefania Bartoccetti, Fondatrice di Telefono Donna Italia
  • Renato Mannheimer, Advisory Board Consultant di Eumetra
  • Stefania Gugliermo, Researcher di Eumetra
  • Laura Parolin, Presidente Ordine degli Psicologi Regione Lombardia
  • Manuela Zaltieri, Presidente Ordine Assistenti Sociali Regione Lombardia
  • Antonino La Lumia Presidente dell'Ordine degli Avvocati di Milano
  • Laura Zoppini, Direttore Sociosanitario ASST Grande Ospeda
  • Elena Lucchini, Assessore alla Famiglia, Solidarietà soci Regione Lombardia

Modera:.
Amelia Esposito, Giornalista Corriere della Sera

Confermare la partecipazione inviando una mail a info@telefonodonna.it o scrivendo al 3287788318.

Un compleanno speciale quello che festeggia quest’anno il progetto Community Foundations di Fondazione Cariplo, importato direttamente dagli Stati Uniti nel 1999. Il progetto più grande realizzato da Fondazione Cariplo che ha visto uno stanziamento complessivo di 539 milioni di euro (160 mln a patrimonio, 377 mln per Trasferimenti territoriali e cofinanziamenti vari, 2 mln per servizi sostenuti da Cariplo). Le Fondazioni di Comunità hanno raggiunto una patrimonializzazione complessiva di circa 288 Mln (dato 2022) contribuendo ogni anno a sostenere progetti sul territorio per circa 35 milioni di euro destinati alle organizzazioni non profit del territorio di riferimento.

Le community Foundations sono un progetto venuto da lontano, dagli Stati Uniti. Nell’aprile del 1998 Fondazione Cariplo ha lanciato il progetto Fondazioni di Comunità con l’obiettivo di costituire su tutto il territorio di riferimento (Regione Lombardia e Province di Novara e del Verbano Cusio Ossola) una rete di Fondazioni autonome in grado di rispondere in modo efficace e complementare ai bisogni delle comunità locali e di promuovere una cultura del dono e della partecipazione al fine di sostenere progetti di utilità sociale e di coinvolgere i cittadini nelle attività delle Fondazioni.

La prima fondazione di comunità nata dal progetto Cariplo è stata quella di Lecco nel 1999 seguita dalla Fondazione Provinciale della Comunità Comasca.

Oggi sono 16 le Fondazioni di Comunità, di cui l’ultima costituita, la Fondazione di Comunità di Milano Città, Sud Ovest, Sud Est e Adda Martesana.

Accanto a Fondazione Cariplo, che garantisce un supporto operativo ed economico, le fondazioni di comunità si occupano delle erogazioni Territoriali e degli interventi Emblematici Provinciali, due strumenti che hanno permesso di sostenere molte attività.

La storia

Le Fondazioni di Comunità attivate e sostenute da Cariplo rappresentano la declinazione italiana delle Community Foundation nate in Nord America all’inizio del ‘900, ma si innestano nella lunga storia di attenzione al sociale tipica della storia italiana. Fondazione Cariplo, in particolare, ha declinato il modello importato dagli Stati Uniti attivando sul territorio di propria competenza enti indipendenti e autonomi, capaci di rendere più capillare il sostegno di Fondazione Cariplo alle realtà non profit più piccole e meno strutturate, che spesso hanno difficoltà a rispondere alle iniziative filantropiche proposte da Fondazione Cariplo. A partire dal 1999 ha fatto nascere e tutt’ora sostiene 16 Fondazioni di Comunità attive sul territorio lombardo e nelle province di Novara e Verbano Cusio Ossola (una fondazione di comunità per ogni provincia, ad eccezione dell’Area Metropolitana milanese in cui operano tre Fondazioni di Comunità). Proprio quest’anno compiono 25 anni  le prime due Fondazioni di Comunità nate in Italia: la Fondazione Comunitaria del Lecchese e Fondazione Provinciale della Comunità Comasca.
Le Fondazioni comunitarie del “sistema” di Fondazione Cariplo:

  • Sono istituzioni filantropiche autonome e indipendenti che si propongono di attrarre e aggregare enti e risorse per realizzare iniziative di interesse generale a favore di una comunità (provincia)
  • Affrontano i bisogni delle comunità locali promuovendo la cultura del dono e la partecipazione della cittadinanza, degli enti non profit, degli enti pubblici e delle aziende private.
  • Svolgono una funzione di «mediatore filantropico»: raccolgono risorse (donazioni, erogazioni, lasciti); stimolano e raccolgono progetti di interesse generale (attraverso bandi, tavoli di lavori, coprogettazioni…), erogano (attraverso bandi, progetti extra bando, fondi filantropici), valutano l’effetto delle attività sostenute.

Gli obiettivi

Sono istituzioni che hanno la finalità principale di catalizzare le risorse presenti in una determinata comunità e di erogare contributi a favore di progetti nei settori dell’assistenza sociale e sociosanitaria, della valorizzazione di beni di interesse artistico e storico, della promozione dell’arte e della cultura, della tutela della natura e dell’ambiente e del sostegno alla ricerca scientifica.  

L’obiettivo è quello di aiutare persone, enti e imprese a donare a progetti utili per la collettività, personalizzando la donazione e rendendola semplice, sicura, economica ed efficace, eliminando gli ostacoli burocratici e amministrativi, proponendo incentivi (anche fiscali) e garantendo informazione e rendicontazione dei risultati e dell’utilizzo delle risorse. 

Le Fondazioni di Comunità in un contesto in cui i bisogni sociali aumentano e lo stato sociale è in ritirata, puntano alla creazione di un patrimonio integrativo e sussidiario e alla costituzione di network tra donatori, investitori, istituzioni e organizzazioni del Terzo Settore; hanno lo scopo di promuovere reti solidali in grado di coinvolgere e attivare attori pubblici e privati anche “non convenzionali” e soprattutto cittadini nella realizzazione di iniziative comunitarie di utilità sociale, in un’ottica di corresponsabilità e partecipazione al bene comune. 

La costituzione delle fondazioni di comunità prevede una dotazione iniziale garantita da Fondazione Cariplo di un Fondo del valore di 5 milioni di euro. La neonata Fondazione che riesce a raccogliere donazioni sul territorio pari a 5 milioni di euro può ottenere da Fondazione Cariplo il raddoppio della quota iniziale ovvero altri 10 milioni di euro (meccanismo della sfida).

Un meccanismo che incentiva la raccolta patrimoniale presso cittadini, imprese, associazioni datoriali, enti locali o altre organizzazioni.

Molto importante infatti è stato il sostegno di piccoli donatori locali e imprese. La Fondazione di comunità rappresenta quindi un’infrastruttura al servizio della collettività in grado di catalizzare e mettere in connessione risorse e bisogni delle comunità e creare alleanze tra donatori – persone, aziende, gruppi informali e istituzioni – e organizzazioni non profit per realizzare interventi volti a rispondere a priorità territoriali e a incrementare il benessere e la qualità della vita della popolazione di riferimento. In questi primi 20 anni di vita, malgrado la crisi economica, le fondazioni comunitarie hanno raccolto 79 mila donazioni sia da cittadini che da imprese che hanno trovato una modalità snella, efficace e trasparente per fare della filantropia locale.

Giovanni Azzone, Presidente Fondazione Cariplo “Le Fondazioni di comunità sono giunte ad una fase di maturità, proprio come una persona, a 25 anni. Sono dotate di patrimoni importanti e sono ormai interlocutori riconosciuti. Le persone, le istituzioni, le aziende sul territorio le conoscono e ripongono in esse ripongono fiducia, che è il fattore chiave per lavorare insieme. Hanno tra i membri degli organi e tra gli operatori e i collaboratori dei seri professionisti che uniscono a ciò che fanno un supplemento d’anima. Un mix vincente di managerialità e sensibilità. Fondazione Cariplo si affida a loro, consapevole di poter contare su una rete unica che arriva anche nei luoghi più remoti, in una logica di ascolto e risposta ai bisogni, anche di chi vive in quei paesini in cui spesso sembra esserci poco o nulla, e che invece hanno tesori di grande valore: la forza delle relazioni che muove il mondo e fa accadere le cose”.

Mercoledì 3 Luglio 2024 alle 9.30 presso gli spazi di Cariplo Factory, in via Bergognone 34 a Milano si terrà l'evento "Innovazione Sociale Tecnologica: le nuove frontiere del welfare"

L’evento – organizzato da Fondazione Asphi – intende favorire un momento di confronto e condivisione di idee e progetti tra i soggetti che a vario titolo sono coinvolti nell’innovazione dei servizi utilizzando soluzioni digitali e tecnologiche.

L’iniziativa è realizzata nell’ambito di InnovaWelfare, il programma promosso da Fondazione Cariplo per potenziare la capacità di innovazione delle organizzazioni attive nel sistema del welfare ed è realizzato con il supporto di Cariplo Factory e Fondazione Social Venture Giordano Dell’Amore.

Per partecipare all’evento è necessario ISCRIVERSI QUI: è possibile registrarsi alla sessione plenaria prevista al mattino dalle ore 10.00 e/o ai workshop tematici previsti nel pomeriggio a partire dalle 14.30.

Sono stati selezionati i vincitori del bando "Data Science for Climate and Agriculture", quattro innovativi progetti di ricerca, finanziati con un budget complessivo di 799.000 €.

Promosso dalle aree Ricerca Scientifica e Ambiente, in collaborazione con Fondazione Patrimonio Ca’ Granda e Fondazione Osservatorio Meteorologico Milano Duomo ETS, il bando ha reso disponibili preziosi dataset per analizzare la relazione tra uso del suolo in agricoltura e cambiamento climatico.
I progetti sostenuti mirano a valorizzare il ruolo delle attività agricole nello stoccaggio del carbonio nei suoli e a creare nuove opportunità per lo sviluppo del carbon farming.

Ecco una panoramica dei progetti selezionati:

  1. AI-GROUNDS – Politecnico di Milano in collaborazione con CREA – Centro di ricerca Ingegneria e Trasformazioni agroalimentari
    • Obiettivo: Analizzare le relazioni tra caratteristiche del suolo, dati climatologici e pratiche agronomiche.
    • Sviluppo: Creazione di un sistema di supporto decisionale basato sull'intelligenza artificiale per ottimizzare la gestione del carbonio organico nel suolo.
  2. DS-CHANGES – Università di Brescia con Fondazione ENI Enrico Mattei e Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa
    • Obiettivo: Valutare i fattori chiave per l’adozione delle pratiche di carbon farming in Lombardia.
    • Sviluppo: Utilizzo di modelli ad agenti per analizzare e progettare politiche di promozione del carbon farming.
  3. DATA – Università di Brescia
    • Obiettivo: Creazione di strumenti avanzati per la gestione delle informazioni e implementazione delle strategie di carbon farming.
    • Sviluppo: Guida all'adozione di pratiche efficaci ed efficienti di carbon farming e sensibilizzazione degli attori coinvolti.
  4. DaSACaF – Università degli Studi di Milano
    • Obiettivo: Creazione di uno strumento predittivo per valutare il potenziale di mitigazione delle pratiche agricole.
    • Sviluppo: Formulazione di politiche e strategie efficaci per contrastare i cambiamenti climatici.

Questi progetti rappresentano un importante passo avanti nella ricerca e nell'applicazione di soluzioni innovative per affrontare sfide ambientali cruciali nel settore agricolo. Fondazione Cariplo è orgogliosa di sostenere queste iniziative, con la speranza di contribuire a un futuro più sostenibile e resiliente.

QuBì – La ricetta contro la povertà infantile, modello di welfare innovativo promosso dal 2017 da Fondazione Cariplo insieme a Fondazione Peppino Vismara, Intesa Sanpaolo, Fondazione Fiera Milano, Fondazione Romeo ed Enrica Invernizzi e Fondazione Snam e realizzato in collaborazione con il Comune di Milano e oltre 500 organizzazioni del terzo settore cittadino, oggi diventa una politica della città.  

Quasi 27 mln di euro di risorse complessive sono state messe in campo per la realizzazione di azioni di contrasto della povertà minorile. Grazie alla collaborazione con il Comune di Milano, è stato possibile passare dalle stime ai dati e fotografare, per la prima volta, la povertà minorile e la sua incidenza nei diversi municipi e quartieri. L’analisi realizzata consegnava l’immagine di una città in cui i contributi pubblici di sostegno al reddito avevano raggiunto 19.181 nuclei famigliari, corrispondenti a 54.493 individui. Le famiglie con minori raggiunte erano 9.433, per un totale di 19.703 bambine e bambini, ragazze e ragazzi. Ma il dato non teneva conto di quelle famiglie che non richiedevano le misure di sostegno al reddito per via della mancanza dei requisiti di accesso o perché, più semplicemente, non ne erano a conoscenza o non erano in grado di presentare domanda. Con l’obiettivo di poter raggiungere le famiglie non intercettate, era necessario lavorare a stretto contatto con la parte di città che quelle famiglie le conosceva, con operatrici e operatori, volontari e assistenti sociali che ogni giorno le incontravano nei quartieri, nei cortili, nelle sedi delle proprie organizzazioni e negli spazi di distribuzione delle derrate alimentari.

I racconti 

"Non facevo mai i compiti"

Ho 8 anni e vado a scuola. Vivo con i miei genitori in una casa dove, quando piove, piove veramente, anche sul letto, in cucina… ma quando non piove è carina. Quest’anno a scuola è andata bene e mi sono divertito con i miei amici. Ma prima di Natale che ad un certo punto la mia maestra è andata a parlare con i miei genitori perché io il pomeriggio non facevo mai i compiti e stavo sempre con loro alla bancarella, nella piazza davanti alla metropolitana dove loro lavorano. Non andavo bene a scuola e la maestra si arrabbiava, mamma e papà pure, ognuno nella sua lingua e io non riuscivo mai a dire che i compiti avrei voluto farli ma.. un po’ erano difficili perché non capisco proprio tutto e poi con mamma e papà non trovavo mai spazi e momenti dove farli. Invece, dopo che la maestra ha parlato con loro, è arrivata una ragazza che lavora nell’associazione e io vado lì a fare i compiti, tutti i pomeriggi.

Ora son contento, perché non si arrabbiano più. E mica è finita qui! Da quando l’educatrice ha parlato con mamma e papà, anche la mamma va ad un corso di italiano e capisce molto di più di prima; io d’estate vado a fare un campus estivo nel parco più bello della città e la cosa più bella che mi è capitata è stata festeggiare il mio compleanno, con una festa vera e non solo a casa con mamma e papà e gli zii come ho sempre fatto. Quest’anno c’era una vera e propria festa, con palloncini, torta e anche il mago! Era quello che sognavo da sempre: invitare i miei amici di scuola, quelli del doposcuola e soffiare le candeline mentre tutti cantavano.

"L'armadio è il mio rifugio"

Mi chiamo Kevin e vivo a Milano, in un quartiere bellissimo: in casa siamo mio papà, mia mamma, mia sorella più grande che si chiama Miriam e la mia sorellina più piccola che ha tre anni. La nostra casa è piccola e molto bella, dove c’è un armadio che quando voglio stare solo, mi metto lì. Dentro c’è una valigia, un sacchetto con dei vestiti, dei cassetti. Sopra c’è una mensolina dove ho messo un drago, dei personaggi di Dragonball, dei libri. Io apro l’armadio e mi nascondo dentro: accendo la lucina leggo libri, gioco e faccio altre cose.

Quando è arrivato il Covid, mio papà non è più andato a lavorare e stavamo tutti a casa. La mamma era incinta ed è l’unica che è uscita perché un giorno è stata male ed è andata in ospedale: quando è tornata, il dottore le ha detto che doveva mangiare di più e allora il mio papà ha chiamato l’assistente sociale che conosceva, che già l’aveva aiutato a fare i documenti e l’abbiamo incontrata qui nella piazza vicino, tutti con le mascherine. Da lì è iniziato un periodo bello perché intanto, ad un certo punto, si poteva uscire e allora andavamo in parrocchia a prendere le cose da mangiare e c’era tutto! C’erano le merendine, il riso, le uova.. anche il latte, che mi piace tanto. Poi è nata Veronica, mia sorella, che ha il nome della signora che ci ha aiutati. Da quando abbiamo incontrato Veronica (quella grande, non mia sorella) il mio papà va a lavorare e io vado a giocare a calcio e ci hanno dato anche un computer e le cose per la scuola, così adesso anche i miei compagni di scuola non mi prendono più in giro che non ho le penne e i libri.

"Una festa proprio come la sognavo!"

Mi chiamo Giulio e vivo a Milano con la mia mamma e mia sorella che ha 5 anni: papà non vive più con noi e io me lo ricordo poco perché è andato via quando ero piccolo. La nostra casa è bella anche se con un po’ di problemi, tipo l’ascensore non funziona da tanto tempo e poi non abbiamo il forno o la televisione grande come ce l’hanno i miei amici, ma a me piace vivere lì. Prima non avevamo tante cose da mangiare e allora la mamma del mio amico di scuola ci ha accompagnato in un centro: lì ci davano le cose da mangiare, che io così tante non le avevo mai viste, forse solo quando ero piccolo piccolo, e ogni tanto ci sono i succhi, le cose dolci e la pasta. Nel centro abbiamo incontrato delle persone simpatiche: lì vai e ogni tanto fanno lo spettacolo per i bambini – come a Natale – e d’estate, quando fa caldo, fanno il cinema la sera in piazza. Facciamo i compiti, giochiamo e incontro tutti i miei amici. Adesso non andiamo più a prendere tante cose da mangiare, solo ogni tanto se ci serve qualcosa perché la mia mamma la mattina ora lavora e va ad aiutare una signora.

Prima la mamma c’era sempre a casa e invece adesso c’è poco ma è mooolto più felice e sorride: poi io sono più grande e vado a fare i compiti al centro e aiuto anche la mamma con la mia sorellina e a fare le cose in casa. La cosa più bella che è successa al centro quest’anno è che quando ho fatto 9 anni abbiamo fatto una festa, bellissima! Con la torta, i regali e il mago… che una festa così era proprio come la sognavo, ma ancora non era mai capitato.


Il magazine Vita ha pubblicato un volume in cui racconta i 6 anni di sviluppo di QuBì – La ricetta contro la povertà infantile. Oltre che restituire i numeri dell’impatto positivo prodotto dalle diverse azioni realizzate, lavpubblicazione – anche attraverso le voci e le esperienze dirette di tanti dei protagonisti che hanno partecipato al Programma – vuole trasferire gli “ingredienti fondamentali” che hanno reso possibile ed efficace un modello di intervento innovativo. 
Uno schema di rete e di attivazione territoriale che nel corso del tempo è stato in grado di porre le basi per la costituzione di una inedita infrastruttura di welfare di prossimità che costituisce il lascito più interessante di questa esperienza. 

PUOI LEGGERLO QUI

QuBì – La ricetta contro la povertà infantile è stato raccontato la mattina del 6 giugno presso MEET | Digital Culture Center attraverso le esperienze, le storie e le voci delle tante persone che hanno reso possibile questa iniziativa: dai Presidenti degli enti finanziatori alle operatrici e agli operatori delle realtà coinvolte, dalle assistenti sociali del Comune ai beneficiari delle azioni messe in campo dal programma. QuBì è stato promosso nel 2017 da Fondazione Cariplo insieme a Fondazione Peppino Vismara, Intesa Sanpaolo, Fondazione Fiera Milano, Fondazione Romeo ed Enrica Invernizzi e Fondazione Snam e realizzato in collaborazione con il Comune di Milano e oltre 500 organizzazioni del terzo settore cittadino.

QuBì in questi anni, in particolare attraverso il lavoro delle reti di quartiere, ha sperimentato un modello di welfare innovativo: oggi, questo lavoro di prossimità, grazie al percorso di co-programmazione e co-progettazione che è stato realizzato dal Comune di Milano con le organizzazioni non profit del territorio, diventa una politica della città.

QuBì: l’avvio nel 2017 e la fotografia della povertà minorile

Il programma – fortemente voluto nel 2017 dall’allora presidente di Fondazione Cariplo Giuseppe Guzzetti – ha messo in campo quasi 27 mln di euro di risorse complessive per la realizzazione di azioni di contrasto della povertà minorile. Nel 2017, grazie alla collaborazione con il Comune di Milano, è stato possibile passare dalle stime ai dati e fotografare, per la prima volta, la povertà minorile e la sua incidenza nei diversi municipi e quartieri. L’analisi realizzata consegnava l’immagine di una città in cui i contributi pubblici di sostegno al reddito avevano raggiunto 19.181 nuclei famigliari, corrispondenti a 54.493 individui. Le famiglie con minori raggiunte erano 9.433, per un totale di 19.703 bambine e bambini, ragazze e ragazzi. Ma il dato non teneva conto di quelle famiglie che non richiedevano le misure di sostegno al reddito per via della mancanza dei requisiti di accesso o perché, più semplicemente, non ne erano a conoscenza o non erano in grado di presentare domanda. Con l’obiettivo di poter raggiungere le famiglie non intercettate, era necessario lavorare a stretto contatto con la parte di città che quelle famiglie le conosceva, con operatrici e operatori, volontari e assistenti sociali che ogni giorno le incontravano nei quartieri, nei cortili, nelle sedi delle proprie organizzazioni e negli spazi di distribuzione delle derrate alimentari.

QuBì e il contrasto della povertà alimentare

Nella piena consapevolezza di un bisogno quanto mai urgente da soddisfare, QuBì dal 2017 ha iniziato a sostenere una molteplicità di interventi mirati per il contrasto alla povertà alimentare, a partire dall’attivazione, grazie all’Associazione Banco Alimentare della Lombardia, dei primi due Hub di recupero delle derrate alimentari dalla Grande Distribuzione Organizzata: hub che saranno poi presi a riferimento come modello di lavoro dalla direzione Food Policy del Comune e che hanno innovato la modalità di contrasto allo spreco alimentare in città e che, al contempo, hanno permesso di inserire sempre più frutta, verdura e prodotti freschi all’interno dei pacchi alimentari, migliorando la dieta delle tante persone in fragilità economica. Il solo hub di via Borsieri recupera e distribuisce 80 tonnellate di derrate alimentari all’anno.

Inoltre, in collaborazione con Caritas Ambrosiana, sono stati attivati i primi tre Empori della Solidarietà milanesi nei quartieri di Barona, Lambrate e Niguarda e sostenute sei Botteghe della Solidarietà già presenti: presidi che hanno contribuito a soddisfare i bisogni alimentari di circa 7.000 persone ogni anno con spese mensili o quindicinali.

Il modello di intervento messo a punto da QuBì, nel corso degli ultimi sei anni, ha incentivato molte altre realtà milanesi ad attivarsi o ad ampliare il proprio lavoro di contrasto alla povertà alimentare, favorendo le sinergie tra le organizzazioni non profit e le reti di quartiere. La contaminazione e la collaborazione tra realtà è oggi una delle eredità più significative di QuBì, che ha permesso, ad esempio, l’avvio di interventi come “Milano Salvacibo” nel municipio 6 con oltre 300 volontari coinvolti nel sostegno di circa 1.000 famiglie o la creazione del lavoro di rete sulla filiera alimentare attivo oggi nel Municipio 9 in cui sono coinvolti 15 centri d’ascolto delle parrocchie.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

QuBì: modello e linee di intervento

Uno degli interventi che ha maggiormente contraddistinto il Programma è stata l’attivazione di 23 reti di prossimità nei quartieri in cui era presente la maggior incidenza di povertà minorile: 500 organizzazioni coinvolte che, con la stretta collaborazione delle assistenti sociali del Comune, hanno realizzato 23 progettazioni che, da gennaio 2019 a marzo 2024, hanno intercettato migliaia di famiglie fragili, rispondendo ai loro bisogni specifici e primari e attivando percorsi di miglioramento delle loro condizioni.

Le reti di quartiere hanno lavorato sia sulla povertà materiale dei minori che sull’intercettazione, l’ascolto e l’orientamento delle famiglie e sulla creazione di opportunità educative e relazionali per bambini e ragazzi: progetti che hanno accompagnato circa 53mila persone di cui 29.500 minori e che hanno visto il coinvolgimento di migliaia di operatori e volontari.

Al di là delle cifre, il valore di QuBì risiede nel lascito di un modello consolidato di welfare di prossimità per il contrasto alle povertà, possibile grazie al lavoro di rete sul territorio, alla capacità di ricomposizione delle risorse presenti (pubbliche e private) e alla creazione di risposte nuove, laddove necessario.

La rete cittadina dei doposcuola a contrasto della povertà educativa

A fronte dei 26,8 milioni di euro complessivi messi a disposizione, sono stati impegnati ad oggi poco più di 24 milioni di euro: i restanti 2,8 milioni euro saranno destinati alle linee di intervento che, avviate in questi anni di lavoro, necessitano di ulteriore sostegno. Tra queste, QuBì continuerà a sostenere per l’anno scolastico 2024/2025 il sistema dei doposcuola cittadini, in continuità con il biennio precedente: la modalità di lavoro in rete, sperimentata nei quartieri, era stata replicata sui doposcuola già per l’anno scolastico 2022/2023 per rispondere a un bisogno specifico, quello del sostegno allo studio, diventato ancora più necessario dopo i mesi di lockdown. Oggi sono attive 9 reti municipali che coinvolgono 215 doposcuola anche grazie alla condivisione di operatori, prassi e modalità di intervento e che raccolgono circa 8.000 minori, di cui l’80% si trova in condizioni di fragilità sociale ed economica.

QuBì dopo QuBì

Oltre alla presentazione dei risultati e dei cambiamenti generati, è stato possibile ascoltare le storie di alcuni bambini e ragazzi beneficiari delle misure di sostegno attivate dal programma e comprendere quanto QuBì abbia fatto la differenza anche per gli operatori che hanno contribuito a realizzarlo.

Ma la forza di questo intervento, che ha mosso i primi passi nel 2017, è nel suo presente e in ciò che sarà nei prossimi mesi e anni: dal maggio 2024, infatti, le reti territoriali sono diventate patrimonio della città. L’assessorato Welfare e Salute del Comune di Milano, in collaborazione con altri assessorati dell’amministrazione, ha avviato nel 2023 un percorso di co-programmazione e co-progettazione sul tema del contrasto della povertà minorile con gli enti della città, da cui è emersa la volontà di mantenere molte delle modalità di lavoro sperimentate in questi anni (reti e lavoro di prossimità, collaborazione tra non profit e assistenti sociali di comunità, etc.).
QuBì è quindi oggi un intervento realmente cittadino, che coinvolge non più solo i 23 quartieri individuati anni fa, ma tutti e 9 i municipi, con un rinnovato ingaggio dell’amministrazione e delle organizzazioni di terzo settore.

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