Si è concluso il processo che ha portato all’individuazione dei 28 nuovi membri della Commissione Centrale di Beneficenza, l’organo di indirizzo della Fondazione.
I componenti della nuova CCB rimarranno in carica per i prossimi quattro anni, e sono stati nominati oggi, formalmente, dai membri uscenti; nel corso dell’incontro è stato anche approvato il bilancio 2022: con questo atto di fatto si è chiuso il mandato degli organi avviato nel 2019. Sempre nella seduta odierna è stato approvato il documento di fine mandato che sintetizza l’importante attività svolta nel periodo 2019-2023.

Oggi si conclude il mandato degli Organi che si sono insediati nel maggio 2019. Gli anni che abbiamo vissuto sono stati decisamente fuori dall’ordinario e hanno sollecitato le nostre persone e le nostre comunità con sfide difficili perfino da immaginare. In questi quattro anni abbiamo cercato di rispondere in modo concreto alle esigenze del presente tenendo sempre lo sguardo rivolto al futuro, investendo per rafforzare l’infrastruttura di legame nella comunità e per generare opportunità di crescita per tutte le persone e i territori. Alle persone con cui abbiamo condiviso questi anni in Fondazione Cariplo, in particolare ai componenti degli Organi della Fondazione e a tutti i collaboratori, va la mia gratitudine. Ai nuovi membri della Commissione Centrale di Beneficenza, che guideranno la Fondazione nei prossimi anni, va il mio più caloroso benvenuto e i miei più sinceri auguri di buon lavoro.” Giovanni Fosti, Presidente Fondazione Cariplo

I membri della Commissione Centrale di Beneficenza per il mandato 2023-2027

La nuova CCB risulta esser composta da nominativi selezionati all’interno di terne proposte da enti ed organizzazioni aventi diritto da Statuto e nel dettaglio, di seguito, i nomi.

In rappresentanza di:

  1. Provincia di Bergamo: Gianpiero Benigni
  2. Provincia di Brescia: Martino Troncatti
  3. Provincia di Como: Enrico Lironi
  4. Provincia di Lodi: Pierluigi Carabelli
  5. Provincia di Mantova: Marzia Monelli
  6. Provincia di Monza: Giovanni Caimi
  7. Provincia di Sondrio: Marco Antonio Dell’Acqua
  8. Provincia del Verbano Cusio Ossola: Giulia Margaroli   
  9. Provincia di Varese: Carlo Massironi
  10. Città Metropolitana Milano 1: Maura Satta Flores
  11. Città Metropolitana Milano 2: Paolo Colonna
  12. Città Metropolitana Milano 3: Mario Vanni   
  13. Regione Lombardia 1: Maurizio Salerno   
  14. Regione Lombardia 2: Laura Bajardelli
  15. Arcidiocesi di Milano: Franco Dalla Sega
  16. Com. Reg. coord. Università Lombardia: Giovanni Iudica
  17. Istituzioni culturali: Susanna Mantovani
  18. Associazioni ambientaliste: Claudia Sorlini
  19. Bando “Terzo settore”: Valeria Negrini
  20. Bando “Terzo settore”: Nicola Stilla
  21. Bando “Terzo settore” : Marco Rasconi
  22. Bando “Terzo settore”: Suor Franca Corti
  23. Bando “Terzo settore”: Emanuele Maria Polizzi
  24. Cooptazione: Giovanni Azzone
  25. Cooptazione: Giuseppe Banfi
  26. Cooptazione: Andrea Biondi
  27. Cooptazione: Cesare Emanuel
  28. Cooptazione: Sarah Maestri

13 componenti sono nuovi, 15 sono confermati tra coloro che hanno fatto parte della Commissione Centrale di Beneficenza nel precedente mandato.

La nuova Commissione Centrale di Beneficenza si riunirà nei prossimi giorni per nominare il Presidente, i due Vice Presidenti, i restanti membri del Consiglio di Amministrazione e il Collegio Sindacale. La CCB sarà poi articolata in sottocommissioni consultive, cioè gruppi di lavoro sui temi legati all’attività filantropica, alla gestione del patrimonio e ad altre attività necessarie al suo funzionamento; nelle successive settimane, le commissioni avvieranno l’impostazione strategica delle attività dei prossimi anni che verrà poi definita come di consueto in autunno, con l’approvazione dei documenti di programmazione.

Approvati il documento di fine mandato e il bilancio 2022

Nella seduta di oggi è stato anche approvato il Documento di Fine Mandato che riassume l’attività svolta dagli organi di Fondazione Cariplo negli ultimi quattro anni.

Dal 2019 al 2023 Fondazione Cariplo ha donato 556,4 milioni di euro per la realizzazione di 4.502 progetti di utilità sociale; un impegno filantropico che ogni anno ha visto coinvolta la Fondazione, mediamente, in 1.125 iniziative.

Più nel dettaglio, negli ultimi 4 anni, Fondazione Cariplo ha contribuito a sostenere 416 progetti in campo ambientale, con un impegno economico di 39,3 milioni di euro; 1.995 progetti nel settore culturale, con un mecenatismo che ha un valore di 142,3 milioni di euro; 436 progetti a favore della ricerca scientifica, con risorse per 81,7 milioni di euro; 1.506 progetti in ambito sociale, con donazioni per 207,7 milioni di euro.

A queste iniziative si aggiungono 149 progetti realizzati insieme alle Fondazioni di Comunità che operano in Lombardia e nelle province di Novara e del Verbano-Cusio-Ossola, con erogazioni pari a 85,4 milioni di euro.

Nel corso della stessa seduta è stato approvato il bilancio 2022. Lo scorso anno la Fondazione ha sostenuto 1.176 progetti a fronte di un’attività filantropica complessiva per 141,5 milioni di euro.

Sul fronte della gestione del patrimonio l’esercizio 2022 si è chiuso con un avanzo contabile pari a 144,9 milioni di euro.

Il Fondo di stabilizzazione delle erogazioni ora ha una consistenza di circa 320 milioni di euro.

Mercoledì 10 maggio dalle 10 alle 12 avrà luogo una mattinata di incontro e confronto con gli Uffici della Fondazione in merito al bando "Luoghi da rigenerare", nuovo strumento erogativo, con scadenza il prossimo 13 luglio, dedicato alla rigenerazione di edifici ed aree sottoutilizzati, o in stato di abbandono, al fine di riattivare tali luoghi e restituirli alle comunità attraverso nuovi usi e funzioni culturali.

Nel corso della mattinata sarà possibile – nell’ambito di una sessione plenaria organizzata online, attraverso la piattaforma Microsoft Teams – porre quesiti, riflettere e confrontarsi sui temi della rigenerazione urbana e territoriale a base culturale promossi dal bando.

Non è necessaria alcuna registrazione; sarà sufficiente collegarsi a QUESTO LINK il prossimo 10 maggio a partire dalle ore 10.

A seguito delle procedure di valutazione previste dal BandoEvoluzioni – Transizione digitale nell’economia sociale” vengono resi noti oggi i progetti vincitori della seconda fase dell’iniziativa realizzata e promossa dalla Fondazione Compagnia di San Paolo e dalla Fondazione Cariplo.

Ciascuno degli 11 enti selezionati riceverà un contributo per la realizzazione del proprio progetto esecutivo e potrà accedere a opportunità di formazione e consolidamento delle proprie competenze.

Fondazione Compagnia di San Paolo e Fondazione Cariplo ringraziano tutte e tutti per la partecipazione e l’interesse dimostrato. Proprio la considerevole attenzione per l’intervento e l’elevata qualità delle candidature pervenute in questa seconda fase dell’iniziativa hanno spinto le due fondazioni a integrare il plafond complessivo originariamente previsto, aumentando così il numero di progetti selezionabili per l’erogazione del sostegno.

Per consultare l’elenco di progetti selezionati da Fondazione Cariplo visita questo link.

Parallelamente, è possibile consultare l’elenco dei progetti selezionati da Fondazione Compagnia di San Paolo.

L’Atlante socio economico dell’Appennino 2022 e il focus dedicato all’Oltrepò pavese è stato presentato , presso la Fondazione Cariplo, da Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola; Claudia Sorlini, vicepresidente Fondazione Cariplo; Giampiero Lupatelli, vicepresidente Caire; Tito Bianchi, esperto di valutazione e sviluppo locale e membro del comitato tecnico-scientifico del programma AttivAree; Valentina Bergero, responsabile del progetto ViNO 2.0 – Fondazione Lombardia per l’Ambiente; Tiziano Maffezzini, presidente Uncem Lombardia; Luca Santini Presidente Federparchi. Ha moderato la presentazione Elena Jachia, direttrice Area Ambiente Fondazione Cariplo.

L’evoluzione del profilo socio-economico dell’Appennino è il tratto generale che è stato portato in evidenza con questa nuova edizione «tematica» dell’Atlante. Una evoluzione che propone una forte caratterizzazione – in qualche misura inattesa – rappresentata innanzitutto da una fragilità demografica (e sociale) maggiore della fragilità economica. Questo tratto di maggiore fragilità demografica è presente in diversa misura in tutte le quattro grandi partizioni geografiche «longitudinali» (Appennino Settentrionale, Appennino Centrale, Appennino Meridionale, Appennino Calabro-Siculo) nelle quali la catena appenninica è stata considerata dall’Atlante, ma connota in misura particolarmente evidente e marcata la porzione settentrionale dell’Appenino.

Nel grande mosaico di un’economia a misura d’uomo, come recita il Manifesto di Assisi, necessaria per contrastare le sfide che abbiamo davanti come la pandemia, la crisi climatica e la drammatica crisi prodotta dall’invasione dell’Ucraina – dichiara Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbolale realtà dell’Appennino e in particolare dell’Oltrepò pavese presentate in questo rapporto confermano il contributo decisivo che può venire dai territori e dalle comunità. C’è un’Italia che sfida le crisi, compete e si afferma senza perdere la propria anima. I piccoli comuni sono parte importante della nostra identità. Mi sono battuto per avere una legge sui piccoli comuni e ora c’è ma è ancora largamente inapplicata. Un comune è il suo campanile, la sua comunità, i suoi servizi. Servono scuole, un nuovo modello di sanità, uffici postali, piccoli esercizi commerciali, banda larga anche per attrarre i giovani e creare nuove imprese: un’economia più forte proprio perché più a misura d’uomo. Un’Italia che fa l’Italia e si muove entro le chiavi proposte dal Next Generation EU per affrontare la crisi e rilanciare l’economia: coesione, transizione verde e digitale”.

Partire dalla conoscenza per poter affrontare i problemi è fondamentale. L’Atlante – dichiara Claudia Sorlini, Vice presidente Fondazione Cariplo – realizzato dalla Fondazione Symbola ha anche questo scopo. E per un’istituzione come Fondazione Cariplo, che guarda con forte attenzione al tema delle aree interne, all’importanza che queste hanno per il nostro Paese e alle loro potenzialità di sviluppo, l’Atlante rappresenta uno strumento molto utile. Così come interessante è il focus realizzato sull’Oltrepò, territorio su cui la nostra fondazione agisce; già in passato in tale area, infatti, con il programma Attivaree sono stati realizzati progetti che mettevano al centro la valorizzazione della biodiversità e del patrimonio naturale: l’obiettivo che ci si era posti era di riattivare il capitale naturale rendendolo accessibile e in grado di generare opportunità di reddito, disseminare conoscenza e promuovere attività imprenditoriali attorno alla valorizzazione della biodiversità ambientale e agricola, coinvolgendo gli enti del terzo settore nella proposta di nuovi servizi per gli abitanti”.

Nel corso degli ultimi 30 anni il numero degli stranieri presenti nell’Appennino è passato da 42.980 del 1991 a 685.498 del 2021: un incremento del 1.443% che ha portato il peso percentuale dei cittadini stranieri sul complesso della popolazione appenninica dallo 0,4% del 1991 al 7,0% del 2021.

L’Oltrepò lombardo è sicuramente parte integrante e significativa seppur non molto conosciuta del contesto appenninico «settentrionale» interessando il territorio di 11 Comuni: Bagnaria; Brallo di Pregola; Cecima; Fortunago; Menconico; Ponte Nizza; Romagnese; Santa Margherita di Staffora; Val di Nizza; Varzi; Zavattarello. Gli 11 comuni si estendono su una superficie di 325,8 kmq (1,47% della estensione dell’Appennino settentrionale) ed ospitano al 31.12.2022 8931 abitanti (0,23% della popolazione dell’Appennino settentrionale). Se tutto l’Appennino perde popolazione negli ultimi 20 anni, l’Oltrepò lombardo ne ha perduto più della media (-41,6%). Anche nelle dinamiche più recenti il declino dell’Oltrepò è più marcato: nel 2021 è il doppio della media dell’Appenino settentrionale. La causa principale del declino è la ormai netta prevalenza delle morti sulle nascite (le prime sono 8 volte le seconde nell’Oltrepò).

La fragilità demografica di tutto l’Appenino ha radici strutturali nella rarefazione e nell’invecchiamento della popolazione. In Oltrepò questa fragilità si presenta in forma molto più acuta. Se la densità dell’Appenino è in media poco più della metà di quella nazionale, quella dell’Appennino lombardo in Oltrepò scende addirittura a 1/8. La presenza degli anziani in Oltrepò è doppia della media appenninica. Le dinamiche naturali aprono vuoti che non possono essere compensati dal saldo positivo del movimento migratorio degli stranieri, che si è ridotto nell’ultimo decennio, o da quello degli italiani che è tornato positivo nell’ultimo anno ed è particolarmente forte nell’Oltrepò. Meno che altrove qui ha inciso la mortalità differenziale determinata dalla pandemia che in Appennino è del 30% inferiore alla media nazionale. Nella montagna dell’Oltrepò lombardo essa è del 30% inferiore alla media dell’Appennino Settentrionale. La struttura della popolazione è fortemente condizionata da queste dinamiche: gli anziani sono 5 volte più numerosi dei giovani (2,5 volte nell’Appennino) costituendo ormai il 40% della popolazione totale. L’invecchiamento è di norma legato alla prevalenza di genere femminile ma stranamente non è così per l’Oltrepò dove le donne sono poco meno della metà. Il livello di istruzione è relativamente buono e per l’Appennino settentrionale è allineato alla media nazionale, mentre registra in Oltrepò una sotto rappresentazione dei laureati, più forte per gli italiani che per gli stranieri (a differenza che nel resto del Paese), in buona parte determinata dal basso livello di scolarizzazione terziaria delle femmine “native” compensata però tendenzialmente da una maggiore prevalenza delle donne nei flussi attuali di iscrizione). L’elevato invecchiamento – cioè la bassa presenza di minori – determina una maggiore presenza di percipienti redditi (89% contro l’84% dell’Appennino e una media nazionale del 78%) che hanno però redditi pro-capite più bassi dell’appenino settentrionale che li ha invece un poco più alti della media italiana. L’importanza delle rendite pensionistiche spiega una maggiore stabilità nel tempo del reddito disponibile.

L’Appennino lombardo è dunque un poco più povero ma sicuramente meno diseguale: l’indice di Gini che misura la disuguaglianza (che è tanto più elevata spostandosi i valori da 0 a 1) vale 0,379 in Oltrepò, 0,411 in Appenino settentrionale contro un valore medio di 0,434 in Italia. La spesa sociale per abitante è elevata ed è concentrata quasi esclusivamente per gli anziani. Vale infatti l’85% del totale contro valori inferiori al 30% in Appennino e al 25% in Italia. Specularmente, la partecipazione alle forze di lavoro che per l’Appennino settentrionale è allineata alla media nazionale, è più bassa: nonostante tassi di disoccupazione più contenuti il peso degli occupati sulla popolazione è modesto; molto modesto per le donne.

Nonostante le fragilità, l’Appennino rappresenta una parte importante del tessuto produttivo nazionale: da sempre è terra di produzione e di saperi. Dalle imprese appenniniche viene prodotto il 13% del valore aggiunto nazionale: 193,4 miliardi di euro. Una fitta presenza di localizzazioni con 17 Unità locali per 100 abitanti contro le 12 dell’Appennino e le 11 della media nazionale, genera però una occupazione più modesta e che si presenta ancora in diminuzione nel 2021 quando cresce invece in Appennino e in Italia in pari misura. Le imprese sono piccole e soprattutto piccolissime (i 2/3 di un solo addetto in appennino e in Italia solo il 56%) il 70% degli occupati lo è in imprese con meno di 10 addetti (il 50% per l’Appennino e il 40% in Italia. Piccolissime imprese sono dominanti in agricoltura, nelle costruzioni e nel commercio. Le società di capitale rappresentano una presenza modesta ma capace di prestazioni significative nei settori di specializzazione: agricoltura e costruzioni. Basso è però in Oltrepò il grado di innovazione e il livello di internazionalizzazione che per l’Appennino settentrionale è invece maggiore della media nazionale. Anche tra gli imprenditori (come tra gli occupati) le donne rappresentano una percentuale superiore ai benchmark di riferimento mentre gli imprenditori anziani rappresentano una quota sensibilmente più contenuta. Il valore aggiunto per abitante, che nell’Appenino settentrionale è addirittura maggiore della media nazionale presenta valori più contenuti nell’Oltrepò dove è inferiore di 1/5.

Il territorio appenninico lombardo ha affrontato meglio la crisi rispetto all’Appenino nel suo complesso. Una flessione più ridotta nel 2020 e una ripresa più sostenuta nel 2021 (tendenza che non sembra però sarà confermata nel 2022). L’attività turistica, pur con un’offerta di posti letto per 100 abitanti decisamente maggiore dell’Appenino settentrionale (dove è addirittura di poco inferiore alla media nazionale) e con una incidenza sull’economia complessiva importante (10,4% degli occupati contro il 7,1% dell’Appenino settentrionale e il 6,1% dell’Italia), è tuttavia particolarmente fragile. Lo è per composizione strutturale (prevalgono gli agriturismi), ma soprattutto lo è per il contenuto movimento dei fruitori: nonostante un’offerta di tre volte superiore alla media di Appennino e Italia, intensità di fruizione è infatti decisamente inferiore e l’occupazione raggiunge appena il 13% (Appennino 50%; Italia 55%).

Continua la collaborazione tra Fondazione Cariplo e Fondazione Telethon: selezionati a livello nazionale 21 nuovi progetti di ricerca di base per un totale di circa 5 milioni di euro. In Lombardia, sono stati assegnati oltre 2.700.000 euro, con 12 progetti e 19 ricercatori coinvolti. Obiettivo dell’iniziativa congiunta, giunta ormai alla sua 2° edizione, è la comprensione di aspetti genetici e meccanismi molecolari oggi ancora in gran parte sconosciuti o scarsamente compresi, ma potenzialmente utili per favorire lo sviluppo di nuove terapie per le malattie rare.

Sebbene il genoma umano sia stato sequenziato completamente, circa un terzo delle proteine umane non sono ancora state descritte. Questa porzione di genoma ancora inesplorata potrebbe contribuire a chiarire nuovi meccanismi fisiologici e patologici e potrebbe rappresentare una miniera per scoprire nuovi percorsi terapeutici. ll bando di Fondazione Cariplo e Fondazione Telethon si è proposto quindi di sostenere la ricerca di base in questo ambito, ispirandosi a un’iniziativa del National Institutes of Health (NIH) focalizzata sullo studio di quelle parti del nostro patrimonio genetico che, ad oggi, restano oscure ma dovrebbero essere “illuminate”. In particolare, i progetti dovevano focalizzarsi sullo studio dei cosiddetti bersagli Tdark, definiti secondo i criteri stabiliti dall'Illuminating the Druggable Genome Knowledge Management Center (IDG-KMC), per i quali non sono note informazioni sulla struttura, sulla funzione e sulla interazione con molecole e farmaci.

I ricercatori premiati appartengono ad alcuni dei più importanti centri di ricerca della Regione:

  • Antonella Forlino, Università degli Studi di Pavia,Sviluppo scheletrico e stress fisiologico del reticolo endoplasmatico: definire il ruolo della proteina SUCO nell'osteoblastogenesi
  • Patrizia D'Adamo, Università Vita-Salute San Raffaele e Fabrizia Claudia Guarnieri, CNR – istituto di neuroscienze (Monza), “Capire la funzione del gene WASHC4 nel cervello per scoprire le sue implicazioni nella disabilità intellettiva”
  • Emanuele Azzoni, Università di Milano Bicocca, “Analisi di nuovi bersagli terapeutici coinvolti nella risposta infiammatoria nella leucemia mielomonocitica giovanile”
  • Chiara Verpelli, CNR – Istituto di Neuroscienze (Monza), “Ruolo del gene Kctd20 nella patogenesi della sindrome di Phelan McDermid”
  • Jens Geginat, Università degli Studi di Milano e Chiara Vasco, Fondazione Istituto Nazionale di Genetica Molecolare (INGM), “La ballata di LI(L)RA1: mettere in luce il suo ruolo nel lupus eritematoso cutaneo”
  • Ivan de Curtis, Università Vita-Salute San Raffaele, “Caratterizzazione della struttura-funzione della proteina TANC2, un nuovo candidato postsinaptico associato a disturbi neuropsichiatrici”
  • Elisa Di Pasquale, CNR e IRCCS Istituto Clinico Humanitas, e Marco Rasponi, Politecnico di Milano, “Studio del ruolo del gene MLIP nella cardiomiopatia lamina-dipendente in modelli cardiaci umani 3D derivati da iPSC”
  • Valentina Massa e Alessandro Fantin, Università degli Studi di Milano, “MAU2: il la(T)o oscuro della sindrome di Cornelia de Lange”
  • Luca Ferrari, Università degli Studi di Milano e Chiara Bellocchi Fondazione IRCCS Ca' Granda – Ospedale Maggiore Policlinico, “Valutazione dei retrovirus endogeni umani come possibili mediatori degli effetti dell'esposizione ambientale nella sclerosi sistemica”
  • Matteo Fossati, IRCCS Istituto Clinico Humanitas, e Michela Matteoli, Humanitas University “Studio della funzione molecolare del gene KLHL17 nella patogenesi della sindrome di West”
  • Raffaele Badolato, Università degli Studi di Brescia, “Identificazione del ruolo patogenetico di ZNF341 in immunodeficienze primitive correlate a mutazioni in STAT1 e STAT3”
  • Pietro Roversi, CNR – Istituto di Biologia e Biotecnologia Agraria (IBBA), “Recupero ad ampio spettro della secrezione di glicoproteine T-dark mutanti”
  • Luca Colnaghi, Università Vita-Salute San Raffaele, “Meccanismi e bersagli terapeutici della sindrome del neurosviluppo con regressione NEDAMSS”

Complessivamente sono state ricevute 92 proposte di progetto, presentate da enti di ricerca italiani non profit, pubblici o privati. Di queste, 78 sono state ritenute idonee e sottoposte al processo di valutazione, affidato a una commissione medico-scientifica di 13 scienziati di caratura internazionale provenienti da tutto il mondo e presieduta dal dr. Massimo Pandolfo della Mc Gill University di Montreal (Canada). A garanzia della trasparenza e della correttezza della valutazione, è stato usato il metodo di peer-review, o revisione tra pari, che indica la valutazione critica che un lavoro o una pubblicazione riceve da parte di specialisti aventi competenze analoghe a quelle di chi li presenta.

 

La quantità e la qualità dei progetti di ricerca che si sono proposti per questa seconda edizione del bando ci dimostrano la vivacità della comunità scientifica e l’interesse verso il tema. Lo studio del patrimonio genetico umano e la comprensione dei meccanismi all’interno di esso rappresentano infatti un campo di ricerca ad altissimo potenziale, capace di aprire a nuovi scenari diagnostici e terapeutici. Il Bando congiunto Fondazione Cariplo – Fondazione Telethon è un’esperienza di collaborazione estremamente positiva, basata sulla comune convinzione che investire in ricerca e conoscenza sia fondamentale per migliorare la vita delle persone, delle loro famiglie e di tutta la comunità” ha commentato Giovanni Fosti, Presidente Fondazione Cariplo.

“Anche nella seconda edizione di questo bando abbiamo ricevuto molte proposte dalla comunità scientifica – ha dichiarato Francesca Pasinelli, Direttore Generale di Fondazione TelethonCiò rafforza ulteriormente l’ipotesi che la chiave per svelare i meccanismi alla base di diverse patologie rare ancora senza risposta potrebbe proprio essere "nascosta” in questo ambito d'indagine praticamente inesplorato. Siamo contenti di portare avanti il sodalizio con Fondazione Cariplo e di indirizzare la ricerca in questa direzione con l’auspicio di poter, così, gettare le basi per lo sviluppo di nuove strategie di cura”.

Consumo di suolo (disboscamento, monocolture e allevamenti intensivi, urbanizzazione) inquinamento, sovrasfruttamento – attuato attraverso caccia e pesca – e cambiamento climatico stanno mettendo a rischio specie animali e vegetali che stanno scomparendo a un ritmo accelerato a causa delle attività umane. 
La biodiversità è fondamentale per la sopravvivenza di flora e fauna oltre che dell’uomo, perché fornisce servizi essenziali come la produzione di cibo, la fertilità del suolo, la qualità dell’aria, la riduzione dell’impatto dei cambiamenti climatici.

Tra le specie a rischio, c’è l’anguilla europea: si stima che, dagli anni ‘80, l’intero stock sia diminuito del 99%. La specie è inserita nelle liste IUCN (International Union for Conservation of Nature) e nelle Liste Rosse dell’Unione Europea come specie “Critically Endangered”, cioè ad elevato rischio di estinzione in natura ed è anche oggetto di uno specifico regolamento di conservazione emanato dalla Comunità Europea (Reg. CE 1100/2007).

Dal 2020 il progetto internazionale LIFEEL (Urgent measures in the Eastern Mediterranean for the long term conservation of endangered European eel), finanziato nell’ambito del programma LIFE Biodiversità della Commissione Europea anche grazie alla partecipazione di Fondazione Cariplo con un cofinanziamento di 220.000 euro, si pone l’obiettivo di ridurre l’impatto delle principali minacce sulla popolazione di anguilla europea nei bacini del Po e del fiume Nestos (Grecia).

Il progetto vede come capofila la Regione Lombardia – DG Agricoltura e un vasto partenariato, che comprende la Regione Emilia-Romagna, i parchi del Delta del Po Veneto ed Emiliano, il Parco Lombardo della Valle del Ticino, le Università di Bologna e di Ferrara, G.R.A.I.A. srl e l’ente nazionale di ricerca greco Hellenic Agricultural Organization “DEMETER”, oltre al sostegno finanziario del Canton Ticino (Svizzera), di ENEL Green Power e dell’Associazione Italiana Pesca Sportiva e Ricreativa di Ravenna.

Per la salvaguardia dell’anguilla, LIFEEL opera su diversi fronti:

  • incremento del potenziale riproduttivo dello stock mediterraneo della specie: finora sono stati selezionati e rilasciati 3.243 riproduttori maturi;
  • grazie allo sviluppo di un’innovativa tecnica di riproduzione artificiale e primo allevamento in cattività, il progetto offre un’alternativa al prelievo in natura delle ceche (stadio giovanile dell’anguilla), salvaguardando le classi giovanili dalla pressione di pesca per alimentare il settore dell’anguillicoltura: sono stati prodotti e liberati i primi 2.000.000 di giovani sui 6.400.000 previsti, avviando l’allevamento di altri 600.000;
  • grazie alla costruzione di 7 passaggi per anguille, di cui 6 in Italia (3 nel delta del Po e 3 sul fiume Panaro) e 1 in Grecia (fiume Nesto), verranno riaperti 1.000 km di aree fluviali idonee alla specie, rendendola di nuovo libera di spostarsi secondo il proprio istinto;
  • contrasto dell’impatto letale delle turbine degli impianti idroelettrici sulle anguille in migrazione: per la prima volta in Italia è in fase di costruzione, sulla diga di Creva (VA) sul fiume Tresa, un deterrente che, sfruttando l’avversione delle anguille verso la luce, si prefigge di evitare la loro entrata nei condotti delle turbine indirizzandole invece verso il passaggio per pesci esistente (realizzato nell’ambito del bando “Tutelare la qualità delle acque” 2011), per continuare la migrazione;
  • infine, per informare e rendere partecipi i portatori di interesse e la popolazione sull’importanza di impedire l’estinzione dell’anguilla, vengono realizzate specifiche campagne di sensibilizzazione. Per la scuola, in particolare, dalla pagina LIFEEL EDUCATION è possibile scaricare i materiali didattici.

L'esempio della anguilla europea è emblematico di come le specie animali locali soffrano dei danni che l'uomo sta apportando nei territori e di quanto la sensibilizzazione su questi temi sia importante, nella Giornata della Terra (il 22 aprile), ma anche domani e tutti i giorni a venire. 

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