E’ on line la terza edizione della Call for ideas Strategia Clima, lanciata nell’ambito del più ampio progetto “F2C- Fondazione Cariplo per il clima”, dedicato alla lotta al cambiamento climatico. Con uno stanziamento di 3,2 milioni di euro, la call mira, in particolare, a sostenere fino a due territori in Lombardia e nelle province di Novara e VCO per la realizzazione di iniziative di mitigazione e adattamento.

I cambiamenti climatici stanno comportando impatti sempre più gravi a livello sociale, economico e ambientale, per i quali è necessario pensare a soluzioni a lungo termine. L’emergenza idrica che ha coinvolto il Paese nel 2022 ne è testimonianza. In questo contesto si inserisce la nuova Call for ideas, a cui potranno candidarsi partenariati tra amministrazioni locali, aree protette ed enti non profit per la realizzazione di Strategie di Transizione Climatica sui propri territori.

In particolare, nell’attuale contesto, sta emergendo un aspetto particolarmente preoccupante relativo alla risorsa idrica: nel primo semestre 2022 le precipitazioni sono state meno di un terzo delle piogge cumulate nello stesso periodo calcolato rispetto all’ultimo trentennio. La nuova edizione della Call for ideas Strategia Clima vuole sostenere i territori per fare fronte anche a questa grave criticità.

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CICLO DI WEBINAR FORMATIVI – PROGRAMMA DEGLI APPUNTAMENTI

15 febbraio 

Definizione dell’idea progettuale: obiettivi, azioni e visione al 2030 CLICCA QUI PER RIVEDERE IL WEBINAR 
Maria Berrini – Responsabile Progetti europei, AmbienteItalia

Chiara Wolter – Responsabile area Energia, AmbienteItalia

 

22 febbraio 

Analisi del cambiamento climatico a scala locale e dei relativi impatti associati e misure di adattamento a scala locale   CLICCA QUI PER RIVEDERE IL WEBINAR

Paola Mercogliano – Direttrice Divisione di ricerca REMHI (Regional Model and geo Hydrological Impact), Fondazione Centro euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici.

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2 marzo 

Adattamento climatico e strumenti di governo del territorio: Revisione e mainstreming della pianificazione vigente

Filippo Magni – Università IUAV di Venezia; 
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Climatologia applicata: la variabile precipitazioni e il suo impatto in termini di adattamento ai cambiamenti climatici

Cristina Lavecchia – Direttrice Fondazione Osservatorio Meteorologico Milano Duomo.

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8 marzo

Impatti, vulnerabilità e adattamento ai cambiamenti climatici in Italia

Francesca Giordano – Responsabile sezione valutazioni ambientali nelle aree urbane, ISPRA

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Ridurre le emissioni a partire dai territori: sfide e opportunità della decarbonizzazione

Gianluca Ruggieri – Ricercatore Senior Università degli Studi dell’Insubria;

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15 marzo 

Il ruolo della partecipazione nei processi complessi di mitigazione e adattamento

Giuliana Gemini – Ricercatore Senior Consorzio Poliedra, Politecnico di Milano;

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Il ruolo del Responsabile della Transizione Climatica

Gianpiero Ribolla – Dirigente area pianificazione urbana, Comune di Brescia.

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Con l’insorgere della pandemia da COVID-19 è cresciuto anche l’allarme per il malessere emotivo e psicologico espresso da bambini e ragazzi: ansia, depressione, aggressività, disturbi alimentari e del sonno, dipendenza digitale, ritiro sociale, fino agli attacchi al corpo (tentati suicidi, atti di autolesionismo). Famiglie, scuole, servizi hanno mostrato preoccupazione e difficoltà rispetto alla possibilità di svolgere, in tempi e modi idonei, il loro compito educativo e di cura per fronteggiare questa situazione. Il COVID-19 ha probabilmente fatto da agente “detonatore-acceleratore-emersivo” di malesseri già presenti: ha aggravato alcune fragilità ma ha anche portato in superficie alcuni disagi, consentito maggiori richieste di aiuto.

Per affrontare il problema Fondazione Cariplo ha proposto un nuovo bando e promosso 34 progetti sul proprio territorio di riferimento per un importo complessivo di 5,2 milioni di euro, oltre il doppio della dotazione iniziale di 2,5 milioni di euro (QUI l'elenco dei contributi deliberati). Il bando è stato infatti accolto positivamente dai territori, riscontrando grande interesse sia tra gli enti di terzo settore, che tra le istituzioni scolastiche che tra i servizi di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (NPIA) afferenti alle varie Aziende Socio Sanitarie Territoriali (ASST), ricevendo alla scadenza 144 candidature che hanno coinvolto nel complesso 1.233 organizzazioni come partner di progetto o soggetti di rete, con una richiesta di contributo che complessivamente superava i 20 ML di euro.

Alla luce della valutazione comparativa di merito e della qualità mediamente elevata dei progetti, sono stati selezionati ben 34 progetti, quelli che hanno saputo rispondere meglio agli obiettivi e ai criteri del bando, promettendo di accorciare le distanze tra i ragazzi in condizione di fragilità (le loro famiglie e il loro bisogni) e fornire una gamma appropriata, prossima e flessibile di servizi di ascolto e risposte di cura.

I progetti finanziati coinvolgono complessivamente 440 organizzazioni e stimano – in un’ampia gamma di azioni di diversa intensità, di gruppo o individuali, che vanno dalla sensibilizzazione alla cura – circa 37mila beneficiari minori e 7mila adulti (genitori, insegnanti, operatori…). 

I progetti, in avvio a inizio 2023, coprono tutte le fasce di età, dai bambini ai neomaggiorenni, e quasi tutte le province di riferimento di Fondazione.

Il benessere psicologico dei minori rimane anche per il 2023 uno dei temi prioritari di Fondazione Cariplo che infatti prevede già un nuovo bando a inizio primavera, con un budget di 3,5 milioni di euro.

“Davanti al crescente malessere dei giovani, la Fondazione ha messo in campo risorse per favorire progetti di ricomposizione sul territorio, capaci di connettere diverse competenze e diversi soggetti attorno al problema. La risposta del territorio ha superato le aspettative, sia in termini di quantità che di qualità dei progetti proposti, e per questo abbiamo deciso di aumentare il budget a disposizione portandolo da 2,5 a 5,2 milioni di euro. Sostenere i ragazzi e le loro famiglie nell’affrontare il malessere emotivo e psicologico è una sfida cruciale e complessa che possiamo affrontare solamente unendo le forze.” Giovanni Fosti, Presidente Fondazione Cariplo

Sono state le associazioni, le parrocchie, la biblioteca di quartiere, i bar dell’angolo a volere l’enorme murales di 250 metri quadri per dedicato al film Miracolo a Milano che verrà inaugurato il 15 dicembre nel quartiere Lambrate.
E a scegliere l’immagine definitiva fra i bozzetti di tre artisti diversi è stata una giuria popolare composta di cinquemila persone che hanno votato sui social, ma anche nelle piazze, fuori dalle chiese, nel circolo Acli di zona. 

Ha vinto il progetto dell’artista Smoe, lo stesso autore del grande graffito in zona Certosa che raffigura i lavoratori della pandemia. Dopo quattro settimane di lavoro in quota ininterrotto «e un po’ “miracoloso” perché non ha mai piovuto» come racconta Christian Gangitano, esperto di street art e di rigenerazione urbana e direttore artistico del progetto, il murales Miracolo a Milano vivrà ora in sul muro di Via Valvassori Peroni 21. Non un luogo casuale, ma proprio quello in cui sorgeva l’area incolta dove Vittorio De Sica ha ambientato le baraccopoli del suo film. Un set che alcuni abitanti della zona ricordano ancora, c’è persino qualcuno che da bambino ha fatto la comparsa nel film, ma che molti impareranno a conoscere guardando le immagini che popolano il graffito: i volti di De Sica e Zavattini, le cineprese, che sono un omaggio alla macchina del cinema, “Il villaggio Brambi” e la celebre scena i cui i protagonisti del film prendono il volo a cavallo di una scopa.  

«È una scena iconica e la Urban art si nutre di scene iconiche, deve creare stupore e meraviglia e anche essere compresa, e Smoe è stato bravissimo in questo. Ma l’arte urbana serve anche per dare un’identità a un quartiere, creare simboli in cui le persone possano riconoscersi. Via Valvassori Peroni è la parte più nuova di Lambrate, ci sono flussi di persone che vanno e vengono senza incrociarsi. C’è la sede del Cidis dell’Università degli Studi di Milano, che è proprio quella dove è stato realizzato il murales, un centro sportivo, una biblioteca, il circolo Acli e poco altro. È una strada di servizi dove manca un’identità forte, un’anima, e la sera si spopola come molti luoghi periferici. Il murales ha creato bellezza. E la bellezza genera bellezza, condivisione e anche sicurezza: le istituzioni iniziano a capirlo e a dialogare»

Ne è consapevole Fondazione Cariplo che ha sostenuto il progetto all’interno del bando “La Bellezza Ritrovata”, un bando nato dalla convinzione che vivere in un paesaggio “ritrovato” e rispettato possa contribuire a migliorare la qualità della vita delle persone e che il coinvolgimento delle comunità in questi processi sia un elemento decisivo nell’educazione al rispetto del paesaggio e alla cura dei luoghi: «Questa è stata davvero un’opera partecipata: è nato da un’iniziativa della comunità e ha coinvolto la comunità nella scelta. Giovani, ma anche persone over 65 perché l’urban art è un patrimonio di tutti» conclude Gangitano.

Attilia Cozzaglio (Circolo Acli Lambrate) ha seguito il progetto fin dalla nascita: «L’idea iniziale è stata di Sergio Seghetti, un funzionario della Biblioteca Sormani in pensione che vive nel quartiere e che era un grande appassionato del film. Intorno a questa idea nata dal basso, si sono aggregate molte forze, tra cui il Municipio 3, Regione Lombardia che è proprietaria del muro, ma soprattutto i cittadini. Siamo entrati in contatto con moltissime persone che vivono nel quartiere, è stato straordinario che cinquemila persone abbiano votato il bozzetto. Adesso ho saputo che si è costituita un’associazione che si chiama “Viva via Valvassori Peroni”. Credo che per le persone vedere che si possono fare delle cose sia una spinta eccezionale a farne altre. Continueremo con altre attività legate al murales per coinvolgere i cittadini: visite guidate, mostre in biblioteca. Creare memoria di questo film che racconta la vita in una baraccopoli significa anche creare sensibilità sociale nel quartiere. Parlare di bisogni sociali a cui ancora oggi non viene data una risposta». I tempi sono cambiati, ma non così tanto: nella stesura iniziale il titolo del film era “I poveri disturbano”.   

Ha aperto a Milano il MUSA (Museo universitario delle scienze antropologiche, mediche e forensi per i diritti umani) coordinato da Cristina Cattaneo, docente di Medicina legale e Antropologia presso il dipartimento di Scienze Biomediche per la salute e responsabile scientifico del Labanof, Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense della Statale.
La nascita di MUSA è stata possibile grazie al supporto di Fondazione Cariplo, Fondazione Isacchi Samaja Onlus e Terre des Hommes.
Musa nasce per far conoscere quello che la scienza può fare per la giustizia e per i diritti umani restituendo dignità ai morti e ai loro famigliari
Il museo è diviso in sei sezioni, l’ultima stanza è dedicata a uno dei maggiori eventi contemporanei simbolo di violazione dei diritti umani: il disastro del 18 aprile 2015, quando il naufragio di un peschereccio al largo della Libia fece mille vittime tra migranti adulti e adolescenti.
Fino a pochi anni fa erano tutte persone senza nome ma grazie al sostegno di Fondazione Cariplo il team di Cristina Cattaneo ha potuto identificare alcune di queste vittime, dando un nome ai naufraghi del Mediterraneo in cerca di speranza: «Il dato può essere una lettera, una cicatrice, un tatuaggio. Il mio ambito, quello delle scienze forensi, si occupa di utilizzare i dati del corpo dei vivi e morti per combattere crimini e restituire diritti, per esempio quello dell’identità. I dati possono aiutare moltissimo. Sappiamo tutti che centinaia migliaia persone sono arrivate sulle cose fuggendo da guerre e povertà. Molti non ce l’hanno fatta, e sono 30.000 le persone sepolte senza un nome. Come è possibile? Identificare i morti è fondamentale sia per restituire loro la dignità e per rispetto per la vita ma è anche un tema di diritti dei vivi, pensiamo all’orfano minorenne che non riesce a fare il ricongiungimento perché non ha un certificato di morte dei genitori, una vedova che non po' risposarsi e in generale per la salute mentale di chi cerca quei morti. È una gravissima violazione di diritti umani rimanere impassibili di fronte all’esigenza di una madre che deve sapere se il figlio è vivo e morto. Noi sappiamo dalla letteratura neurologica che cos’è la perdita ambigua, una situazione di limbo psicologico che porta, è dimostrato, ad alcolismo, depressione». 

Come si procede? Tramite il Dna, le impronte digitali, i tatuaggi, le fotografie su Facebook: «Dobbiamo raccogliere i dati post mortem e abbiamo bisogno di raccoglierli anche dai famigliari per incrociarli. I parenti sono in transito, nei paesi d’origine, è un lavoro difficile ma non impossibile, infatti abbiamo scoperto sul campo che circa il 60% dei famigliari delle persone decedute sono in Europa. 
Tutti all’inizio ci dicevano “Non si può fare” e invece abbiamo dimostrato che è possibile, grazie al lavoro dei ricercatori di 13 università, dell’ufficio del Commissario straordinario per le persone scomparse e al sostegno di Fondazione Cariplo. Siamo riusciti a raccogliere i dati di 70 naufraghi e abbiamo identificato 60 persone dando risposte alle famiglie che hanno perso i loro figli. È un lavoro che ci ha permesso di andare in Europa in Commissione diritti umani a chiedere risorse e nuove leggi. Speriamo di arrivare a Strasburgo, ma siamo solo all’inizio di un percorso lungo
».

 

Gli uffici di Fondazione Cariplo in via Manin 23, a Milano, resteranno chiusi dal 23 dicembre 2024. La Fondazione riaprirà il 7 gennaio 2025. 

Resteranno attivi i servizi online.
Buone feste a tutti! 

Sono stati festeggiati i primi 30 anni di attività incontrando le comunità per riflettere insieme sulle sfide più urgenti che i territori ed il Paese stanno attraversando. Il percorso partecipativo Looking4, che ha coinvolto più di 1.500 persone, ha promosso la condivisione di esperienze e conoscenze, ed ha permesso alla Fondazione di incontrare e conoscere più da vicino moltissime realtà che ogni giorno lavorano con passione all’interno delle comunità. Sono emerse storie incredibilmente creative e innovative che uniscono diversi strumenti a favore di un unico scopo: sostenere la vita delle persone e rafforzare i legami dei territori.

Per celebrare questo nuovo compleanno, Fondazione Cariplo ha scelto un esempio concreto: la storia di Bella Dentro. Si tratta di un’esperienza che parte dalla scelta di due giovani di dare vita a un’impresa sociale dedicata a un duplice obiettivo: il contrasto allo spreco alimentare nella filiera ortofrutticola e l’inclusione lavorativa attraverso la collaborazione con L’Officina, un’altra Cooperativa sociale del territorio del Lodigiano (un simbolo della rinascita dopo la Pandemia).

Bella Dentro è diventata la prima realtà in Italia che riduce alla radice gli sprechi ortofrutticoli causati dai canoni estetici e il loro impatto economico e sociale sui produttori, impiegando persone fragili, anche con il sostegno dei finanziamenti della Fondazione Social Venture Giordano Dell’Amore e la partecipazione a bandi della Fondazione Cariplo.

Dentro questa realtà si ritrova una Bella traiettoria che passa per molti aspetti di cui la Fondazione si occupa: i legami, l’innovazione, l’economia circolare, la Cultura del Dono.

E’ un percorso emblematico ed è una delle tante storie di passione che emergono dall’energia delle comunità in cui opera la Fondazione e che insieme arrivano a comporre una vera e propria infrastruttura immateriale, cruciale per il futuro delle persone e quindi di tutto il territorio.

Nella piena consapevolezza della perdurante condizione di fragilità economico-finanziaria che interessa numerose Organizzazioni Non Profit italiane, è stata estesa a 7 anni la durata massima dei finanziamenti agevolati previsti dall’iniziativa “Sostegno al Terzo Settore”, alla quale gli Enti di Terzo Settore potranno accedere entro il 30 giugno 2023. L’innovativa operazione finanziaria promossa nel novembre 2020 da Fondazione Cariplo, Intesa Sanpaolo, CSVnet Lombardia, Fondazione ONC, Cooperfidi Italia, Fondazione Peppino Vismara e Fondazione Social Venture Giordano Dell'Amore, permette l’erogazione di €30MLN di finanziamenti, sulla base di un articolato sistema di garanzie e fondi di copertura volto a supportare l’accesso al credito degli Enti attivi in Lombardia e nelle province piemontesi di Novara e del Verbano Cusio Ossola. 

L’iniziativa è rivolta a Organizzazioni di volontariato, Associazioni di promozione sociale, Cooperative sociali, Imprese sociali, Fondazioni, Enti filantropici, Società di mutuo soccorso, Enti religiosi, Associazioni sportive, Onlus e altri soggetti – attivi in Lombardia e nelle province di Novara e del Verbano Cusio-Ossola. Tali organizzazioni potranno beneficiare di un finanziamento erogato da Intesa Sanpaolo, per importi compresi tra €30.000 ed €500.000, della durata massima di 84 mesi (7 anni), fino a 18 mesi di preammortamento e a tassi agevolati, con copertura dei costi di garanzia e di una parte degli interessi sostenuti.

Per maggiori informazioni sull’accesso ai finanziamenti è possibile inviare una e-mail con dati dell’Organizzazione e riferimenti a: ctps.terzosettore@pec.intesasanpaolo.com 

Maggiori info: https://www.intesasanpaolo.com/it/notizie/all/avvisi/03069/2020/dicembre/sostegno-al-terzo-settore.html

La conoscenza è un bene prezioso. Quella che riguarda il Terzo Settore è strategica, perché permette di comprendere più da vicino la situazione dei soggetti che operano nelle nostre comunità, sostenendo le persone nei loro bisogni e la crescita di opportunità nel territorio. 
Mille voci per comprendere è l'iniziativa lanciata da Fondazione Cariplo nel 2021 e realizzata grazie alla collaborazione con Evaluation Lab della Fondazione Social Venture Giordano Dell’Amore, si tratta di un’indagine per sondare lo stato di salute degli Enti di Terzo Settore che operano nelle comunità per sostenere le famiglie e le persone, difendere l’ambiente e promuovere le attività culturali.

I risultati

Al panel hanno aderito 1.135 Enti del Terzo Settore nel territorio delle province Lombarda, di Novara e del VCO. La prima edizione ha permesso di descrivere l’impatto della pandemia sull’attività degli enti. Tra i principali risultati emersi appare evidente che le organizzazioni del settore Arte e Cultura sono quelle che più a lungo sono state costrette a interrompere, sospendere o “rivedere al ribasso” le proprie attività. Una larga maggioranza degli enti intervistati ha comunque potuto accedere agli aiuti di enti pubblici o privati (o di entrambe le nature). La quota più significativa di enti “rimasti senza aiuto” si è registrata nel settore dell’ambiente che, però, ha registrato anche la percentuale più alta di soggetti che ha potuto continuare le attività senza interruzioni durante il periodo pandemico.
Per quanto riguarda l’ammontare degli aiuti ricevuti, si sono registrate differenze significative a livello settoriale, con gli enti attivi nei Servizi alla persona che hanno ottenuto cifre più significative sia da fonti pubbliche che private. 

Al di là del racconto di quanto accaduto durante la pandemia, l’indagine ha permesso di raccogliere dagli enti anche una serie di risposte su temi molto rilevanti per lo sviluppo futuro del settore: transizione digitale, approccio alla progettazione, rapporto con la normativa, capacità di fund raising, propensione e capacità di formulare scenari e di impostare strategie. I dati raccolti evidenziano, in termini generali, risultati positivi sul fronte della “Transizione Digitale” e riguardo alla capacità di progettazione, mentre le difficoltà maggiori si registrano, da un lato, in relazione alla capacità di mobilitare le risorse del territorio attraverso le attività di fundraising e, dall’altro, con riferimento alla capacità di delineare scenari e strategie.

Uno strumento di confronto

Attraverso un sistema interattivo online, ogni ente che ha preso parte alla rilevazione potrà confrontare in dettaglio le proprie risposte con quelle degli enti a lui più simili, così da valutare la propria posizione e trovare potenziali spunti di approfondimento, in un’ottica di confronto e capacity bulding grazie al rapporto tra pari.

La nuova edizione 2022

Partirà con il nuovo anno la seconda edizione della survey, per continuare ad analizzare l’evoluzione delle principali dimensioni economiche e strutturali che caratterizzano il terzo settore, con un focus specifico sul modo in cui la crisi energetica sta modificando gli equilibri e le scelte delle organizzazioni.

Rispondere alle emergenze con uno sguardo sul futuro: questo è il modo con cui la Fondazione Cariplo è intervenuta per sostenere gli Enti di Terzo Settore in questi ultimi anni così complessi. L’indagine “Mille Voci” si colloca esattamente in questa direzione per offrire dati e permettere uno spazio di confronto sulla situazione dei soggetti che operano nelle nostre comunità. Di fronte a uno scenario in rapido cambiamento e denso di sfide, crediamo che una conoscenza condivisa sia il primo passo per immaginare insieme una traiettoria verso il futuro.
Giovanni Fosti, Presidente Fondazione Cariplo

Programma

Introduzione e saluti
Giovanni FOSTI – Presidente Fondazione Cariplo

Presentazione degli esiti dell'indagine “Mille voci per comprendere”
Gian Paolo BARBETTA, Paolo CANINO – Evaluation Lab – Fondazione Social Venture Giordano dell’Amore

Partecipano
Stefano GRANATA – Presidente Confcooperative Federsolidarietà
Claudia FIASCHI – Vicepresidente Confcooperative

Modera
Valeria CIARDIELLO – giornalista
 

CLICCA SUL LINK PER RIVEDERE LA DIRETTA:

https://vimeo.com/fondazionecariplo/millevoci-1-ondemand 

 

CLICCA SUL LINK PER CONSULTARE IL REPORT INTERATTIVO SULLA PRIMA RILEVAZIONE:

https://bit.ly/MilleVoci-Report-I

 

La storia di Daniela Passero, 49 anni, e quella dell’AC Monza si incrociano sette mesi fa. Ad aprile Daniela viene assunta in prova nella reception della società che a quell’epoca era un gabbiotto all’esterno dello stadio. Daniela non può sollevare pacchi e non può fare tante altre cose perché ha una disabilità fisica importante dopo due tumori e due operazioni alla schiena.

A maggio il Monza viene promosso per la prima volta in serie A, a luglio Daniela viene assunta a tempo indeterminato nella reception che, nel frattempo, ha traslocato negli uffici dentro lo stadio. È il goal che arriva quasi a fine partita: «Dopo quattro anni senza un impiego non pensavo che avrei mai più potuto lavorare. Ero riuscita a sconfiggere i tumori, ma non ero più la stessa con una disabilità al 70%. Avevo perso le speranze e anche molta fiducia in me stessa; a chi mi rivolgevo mi dicevano “le faremo sapere”, ma non si faceva mai vivo nessuno. Ho iniziato a lavorare a 15 anni e per me il lavoro non è mai stato solo una fonte di reddito ma qualcosa in cui ho sempre messo me stessa».

Nonostante la legge 68/99 e tutte le migliori intenzioni, in una situazione già precaria prima del Covid, le persone con una disabilità importante e che da anni sono fuori dal mercato del lavoro, come Daniela, sono quelle più vulnerabili anche a causa di difficoltà del “sistema” nel facilitarne l’inserimento, anche se i posti “riservati” alle persone con disabilità presso i datori in obbligo in linea teorica ci sarebbero (a fine 2020 nella sola Regione Lombardia risultavano non coperti oltre 26.000 posti). Il “sistema” non si è inceppato nella storia di Daniela dimostrando che ci sono sinergie virtuose tra gli attori che non sono casuali, ma frutto di progettualità con una visione attenta a dare risposte mirate: Fondazione Cariplo che con il bando Abili al lavoro, ha scelto di investire 3.416.000 euro tra il 2020 a oggi per sostenere 21 progetti biennali destinati ad aumentare le opportunità occupazionali di oltre 1.500 persone con disabilità più fragili attraverso sinergie tra terzo settore, uffici provinciali di collocamento mirato e mondo aziendale, IAL Lombardia che con il progetto Dea (Disability Employment And inclusion), in rete con altre realtà, ha sperimentato diversi strumenti di collocamento mirato per aumentare la capacità di risposta dei territori, e Fininvest che ha creduto nelle capacità di Daniela e ha saputo come accompagnarla fin dal principio.

Spiega Giulia Messori, coordinatrice dei servizi rivolti a persone con disabilità di IAL: «nei nostri percorsi di inserimento lavorativo incontriamo molte aziende, ma non tutte si dimostrano motivate a fare un buon inserimento». Continua Giulia Messori: «In questo caso, ci siamo trovati di fronte a un’azienda sensibile, che ha dedicato molto tempo a me e a Daniela e ha lavorato anche sul team, perché quando inserisci una persona con disabilità in azienda, stai coinvolgendo un gruppo. C’è stata molta delicatezza a partire dal primo colloquio, e sono state capite da subito le sue qualità: il senso di responsabilità, l’affidabilità, la motivazione».

Daniela si occupa ora non solo di accoglienza, ma anche di assistenza telefonica sull’acquisto dei biglietti, del Monza Card e di tante altre cose: «Mi è piaciuto subito lavorare per l’AC Monza, mi hanno affiancato, hanno dedicato tanto tempo a spiegarmi il lavoro, e mi hanno accolta senza mai farmi sentire a disagio. E io ho cercato di fare le cose bene. Al termine del periodo di prova sono andata dalla mia responsabile e ho detto “vorrei sapere che cosa devo fare domani”. Speravo che mi avrebbero rinnovata, almeno per un po’, ma nemmeno nei sogni avevo immaginato di uscire da lì con un contratto a tempo indeterminato. Ho toccato il cielo e da aprile mi sveglio con il sorriso e sorrido ancora mentre faccio il tragitto per andare al lavoro. Mi piace anche lavorare allo stadio, dalla mia postazione non vedo solo la partita, ma anche tutti i sacrifici e l’impegno che ci sono dietro ogni giorno, quello dei giocatori, ma anche del giardiniere che taglia l’erba del campo. E prima non seguivo assolutamente il calcio, adesso sono una tifosa sfegatata, guai se mi tocchi il Monza!».

Cibo sano e sostenibile, anche sulle tavole delle mense universitarie, per studenti e studentesse consapevoli e atenei protagonisti nelle politiche del cibo della città. 

Sono state presentate a Cariplo Factory le prime ‘Linee guida per la sostenibilità dei sistemi alimentari delle Università’, vero e proprio vademecum che mette a fuoco strategie e buone pratiche da mettere in campo nella ristorazione universitaria, elaborato grazie a un lavoro di analisi portato avanti in questi mesi da un gruppo di esperti a cui hanno preso parte anche gli atenei milanesi. Coinvolti nel progetto Università di Milano Bicocca, Università degli Studi di Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore, Politecnico di Milano, IULM, Hunimed e Università Bocconi, oltre a Università di Pavia e Ats. 

Attraverso una mappatura del sistema di ristorazione collettiva delle principali università milanesi, è stato infatti possibile identificare bisogni e criticità più rilevanti per i diversi soggetti coinvolti. 

Le Linee Guida si rivolgono a tutti i soggetti operanti nella ristorazione collettiva in ambito universitario e hanno l’obiettivo di supportare le Università, gli operatori gestori, gli studenti e altri fruitori del servizio in un percorso di sensibilizzazione e azioni sui temi della sostenibilità a 360 gradi al fine di favorire la diffusione di diete sane e sostenibili per le persone e il pianeta. 

Sette le aree tematiche in cui le Linee Guida sono suddivise per fornire strumenti e suggerimenti alle università nell’affrontare l’impostazione del sistema del cibo universitario sostenibile, che vanno da diete sane per persone e ambiente, alla sostenibilità economico/sociale passando per il monitoraggio e la valutazione periodica del servizio e la sicurezza e l’accessibilità del cibo per tutti e tutte. 

Il tema delle diete sane sostenibili è al centro delle politiche urbane di molte città e come Amministrazione ci siamo molto spesi perché le politiche del cibo, soprattutto a scuola, divenissero prioritarie – sottolinea la Vicesindaco con delega alla Food Policy Anna Scavuzzo -. Il lavoro che presentiamo oggi con Fondazione Cariplo e gli atenei milanesi, aggiunge un nuovo tassello a questo percorso, includendo non solo bambine e bambine, ma anche studenti e studentesse che vivono la nostra città, ne sono parte e contribuiscono a renderla attiva ogni giorno, nel percorso di rendere il cibo sano e sostenibile. Attraverso la valorizzazione delle iniziative virtuose realizzate nelle Università del territorio e la condivisione di buone pratiche, queste Linee Guida elaborate da un gruppo di lavoro ampio, intendono fornire quindi un supporto per la sperimentazione di pratiche innovative, che sappiano indirizzare l'ambiente universitario nelle sue tante e diverse componenti, verso una maggior salute, qualità e attenzione alla sostenibilità”. 

Le Linee Guida, oltre a dare uno spaccato dei numeri che caratterizzano il servizio di ristorazione collettiva delle Università, propongono una serie di risorse e input dedicati allo sviluppo di iniziative volte ad una maggiore sostenibilità di questo comparto, puntando al coinvolgimento dei diversi soggetti coinvolti e nelle diverse fasi, dalla pianificazione all'erogazione del servizio. 

L’esperienza delle Linee Guida ci permette di spostare il focus di attenzione sui ragazzi e le ragazze che frequentano l'Università, creando un collegamento fra gli adulti di oggi e le generazioni future – sottolinea Carlo Mango, Direttore Area Ricerca, di Fondazione Cariplo -. Si tratta di un lavoro che non sarebbe stato possibile senza la collaborazione attiva e aperta di tutti gli attori del sistema alimentare e in particolare delle università milanesi”. 

La Fotografia del sistema di ristorazione universitario milanese 

Dall’analisi effettuata, emerge che degli oltre 200.000 studenti milanesi (dati a.a. 2019/2020), circa il 70% pranza in Università, il 64% porta il pranzo da casa e il 27% usufruisce dei servizi di ristorazione universitari. I dati raccolti nelle università coinvolte nella ricerca raccontano della presenza di 43 tra mense, bar e tavole fredde con più di 6.000 posti a sedere e 2.059.940 pasti all’anno (dati 2018). Un sistema, quello delle mense universitarie, che è nella maggior parte dei casi a gestione indiretta e che coinvolge una dozzina di gestori privati diversi per un valore complessivo di 70 milioni di euro. A questo si aggiungono circa 770 rivenditori automatici distribuiti nelle sedi universitarie gestiti da diversi operatori per un valore parziale stimato di circa 25 milioni di euro.

Leggi in allegato le Linee Guida

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