Dati per lo sviluppo, Project management, Leadership e imprenditorialità, Borse di studio per la formazione avanzata: sono i quattro focus tematici dell’edizione 2020-2021 di FormazioneSviluppo, l’asse di Innovazione per lo Sviluppo dedicato alla formazione e al capacity building per il settore della cooperazione internazionale allo sviluppo.

La pandemia da Covid-19 e gli impatti negativi che sta scatenando anche da un punto di vista socioeconomico, dimostrano che non esistono confini. Il programma Innovazione per lo Sviluppoun’iniziativa di Fondazione Cariplo e di Fondazione Compagnia di San Paolo, crede fortemente che dalla crisi si possa ripartire mettendo al centro le persone, le competenze, la formazione, guardando al futuro con una maggiore propensione all'innovazione e al ricambio generazionale, con linguaggi, strumenti e leadership orientate al cambiamento sistemico.

É per questo che, dopo il successo dell’edizione 2019 che ha coinvolto oltre 500 operatrici e operatori del settore, FormazioneSviluppo ritorna con un articolato palinsesto formativo, composto da 15 percorsi formativi organizzati da 10 partner strategici con il supporto di Fondazione Cariplo e Fondazione Compagnia di San Paolo.

Webinar di presentazione

La nuova edizione di FormazioneSviluppo sarà presentata dalle Fondazioni promotrici e dai partner coinvolti in un webinar pubblico in programma il 3 giugno 2020 alle h 17. Il webinar è aperto a tutti, è necessaria la registrazione a questo link: bit.ly/FormazioneSviluppo-webinar

Destinatari e modalità 

I percorsi sono differenziati per durata, livello di competenze e formato di erogazione. I destinatari primari sono il personale e le organizzazioni che operano nel settore della cooperazione internazionale allo sviluppo (compresi gli ambiti migrazione ed educazione alla cittadinanza globale).
Le prime proposte sono in partenza a Giugno 2020 e proseguiranno per tutto il 2020 e il 2021. I posti sono limitati: per inviare la propria candidatura bisognerà compilare un modulo disponibile sui siti dei partner che organizzeranno ciascun percorso formativo. Tutti i percorsi prevedono una parte di attività pratiche e di tutoring per la realizzazione di progetti basati sulle competenze acquisite. In seguito all’emergenza Covid-19, molte attività frontali sono state riprogettate in modalità solo online.

Ecco, nel dettaglio, le offerte formative suddivise per ambito di appartenenza:

  1. Dati per lo Sviluppo 
    Dataninja
    propone tre serie di corsi di livello base finalizzati ad acquisire le competenze per usare al meglio i fogli di calcolo, realizzare visualizzazioni di impatto o definire una strategia di comunicazione data-driven. Gnucoop offre due percorsi di livello intermedio sull’analisi e la raccolta dei dati, con l’obiettivo di migliorare la fase di monitoraggio e utilizzare meglio gli strumenti statistici. 
    Ong 2.0/CISV e TechSoup Italia hanno realizzato due percorsi che si concentrano sulla data visualization per il bilancio sociale e sull’uso degli strumenti digitali di mapping.
    Il Consorzio TOP-IX, la Fondazione ISI (Institute for Scientific Interchange) e Moxoff propongono una nuova edizione del percorso intensivo CorDATA, pensato per portare nelle organizzazioni la cultura della Data Science e promuovere progetti innovativi basati sui dati.
  2. Project Management
    Gnucoop propone un percorso focalizzato sullo smart working per migliorare la collaborazione tra il field e l’headquarter, pensato anche in risposta alle riorganizzazioni che molti enti hanno dovuto affrontare in seguito all’emergenza Covid-19.
    Dall’autunno, arrivano due proposte di Ong 2.0/CISV e TechSoup Italia focalizzate su Design Thinking per l'innovazione sociale e sull’adozione dell’approccio Agile nei progetti di cooperazione.
  3. Leadership e Imprenditorialità
    Amani Institute propone un percorso in inglese rivolto ai senior manager delle organizzazioni italiane per aiutarli a gestire le situazioni di crisi con competenze di leadership e innovazione.
    Viene riconfermato, poi, il supporto al Social Enterprise Open Camp organizzato da Fondazione Opes-LCEF e Gruppo CGM, quest’anno dedicato all’importante tema “Planet and People”.
  4. Borse di studio
    È stato introdotto un nuovo progetto in ricordo di Anne Musyoki, direttrice di Techsoup Africa che nel 2019 ha partecipato agli Open Days dell’Innovazione a Torino e, durante il rientro, è rimasta vittima dell’incidente aereo dell’Ethiopian Airlines 302. Il progetto prevede l’istituzione di borse di studio per permettere a due giovani di lavorare insieme al team di Techsoup sui temi della digital transformation delle organizzazioni non-profit in Kenya.
    Confermate anche le borse di studio a copertura dei costi parziali per il Master ICT for Development and Social Good organizzato da Ong 2.0/CISV all’Università di Torino.

Tutte le informazioni su FormazioneSviluppo, con il calendario dettagliato delle attività e le modalità di partecipazione, sono disponibili sul sito di Innovazione per lo Sviluppo.

Tra i 6 obiettivi prioritari attorno ai quali Fondazione Cariplo orienterà le sue risorse e il suo impegno nei prossimi mesi, ci sono il contrasto alle nuove povertà, causate dall’emergenza Covid-19 e il ripensamento dei modelli di offerta di welfare.  

Una sfida in parte già avviata da Fondazione Cariplo che nel 2014 ha lanciato Welfare di Comunità e Innovazione sociale, un percorso di ripensamento in chiave comunitaria del welfare che punta al coinvolgimento dei cittadini in processi partecipati, per rispondere ai bisogni sociali esistenti ed emergenti. Un modello che ha permesso di raggiungere non più solo le persone che rispondono alle caratteristiche canoniche di “soggetti in difficoltà” ma anche quelle rese vulnerabili da una temporanea situazione di difficoltà economica.  

Una condizione che, nel prossimo futuro e anche in una situazione post-emergenziale, interesserà un numero ancora più ampio di persone.   

Tra i progetti sostenuti dal Bando Welfare in Azione in questi anni, c’è Fare Legami, un progetto che a Crema, Cremona e Casalmaggiore ha affrontato la vulnerabilità scommettendo sui "Patti generativi", accordi fra i cittadini e la comunità.  

Annalisa Mazzoleni, Dirigente dell'U.O. di Coordinamento dei Servizi Sociali e Socio-Educativi del Comune di Crema, spiega come funzionano: «L’idea è quella di offrire un supporto alle persone in difficoltà che fino a ora non hanno mai avuto bisogno dei servizi sociali, aiutandole anche a farle sentire meno sole. I patti generativi sono percorsi molto personalizzati rivolti a persone che si trovano in un momento difficile. Per ogni persona coinvolta viene messo a disposizione un budget massimo di 2mila euro, grazie al quale, insieme agli operatori, viene strutturata una risposta alle difficoltà che la persona si trova ad affrontare, a livello economico ma anche relazionale. Contestualmente all’erogazione del sostegno economico, si costruisce un percorso in cui la persona o la famiglia riconosce, scopre e valorizza le proprie risorse (in particolare relazionali) e si impegna al contempo a contribuire ai bisogni della comunità, mettendo proprie competenze a servizio della comunità. C’è la mamma nigeriana che insegna francese ai bambini, il disoccupato appassionato di fotografia che è diventato il fotografo degli eventi di Fare Legami e tiene laboratori di fotografia per ragazzi: «Non è uno scambio riparatorio, queste famiglie o persone non hanno fatto niente di grave, semplicemente stanno vivendo un momento di difficoltà. Ma è anzi un’opportunità per tessere nuovi legami». Nessuno ci ha mai detto di volere il contributo economico senza fare niente e in molti casi il sostegno è stato dato per corsi di formazione, tirocinii, quindi con l’obiettivo della ricerca del lavoro. Perché i percorsi sono strutturati facendo leva sulle competenze, per fare sì che le persone diventino più consapevoli delle proprie capacità e acquisiscano anche una maggiore sicurezza in sé. Scivolare in una situazione di fragilità e isolamento è molto demotivante, ma noi siamo convinti che la comunità si curi da sé e le storie che incontriamo ci fanno davvero pensare che questo sia possibile».  

La storia di Mario Riboli

«Ho lavorato nella grande distribuzione per trent’anni. Ero responsabile del reparto freschi di un supermercato e gestivo dai 20.000 ai 25.000 euro di ordini alla settimana, una grande responsabilità, molte soddisfazioni e anche un po’ di fatica perché dal 2009 al 2015 ho subito diversi interventi al ginocchio per una patologia cronica degenerativa, ma che non mi ha mai impedito di fare il mio lavoro. Nel 2015 il supermercato è stato acquisito da una nuova proprietà e sono stato letteralmente sbattuto in magazzino e a scaricare camion a mano, poi  trasferito in un altro paese, ho iniziato a lavorare anche di domenica. Ho accettato tutto perché avevo bisogno di lavorare, ho due figli, a quell’epoca uno dei due faceva ancora il liceo e l’altra aveva appena iniziato l’accademia di danza, perché è ballerina e coreografa. Nel 2016 una nuova operazione al ginocchio, questa volta la riabilitazione è più lunga, e subito dopo è arrivato il licenziamento. Ho perso il lavoro, ho visto colleghi che credevo amici voltarmi le spalle. Perché i soldi vanno e vengono ma queste cose ti segnano per sempre. Per un periodo non sono più uscito di casa, la botta era stata troppo forte, andavo solo in parrocchia, mi occupavo dei corsi di teatro per i ragazzi. È lì che sono entrato in contatto con Fare Legami, è stato un passaggio dolce perché ci siamo trovati intorno a un tavolo: ma perché tu che hai queste capacità non partecipi a un patto generativo? mi hanno detto. All’inizio mi sono occupato del bar dell’oratorio, poi mi hanno chiamato di nuovo le assistenti: c’è la presidente di Auser che ci chiede se abbiamo una persona valida da mettere in ufficio. Ho accettato ma ero pieno di timori, arrivavo da un periodo buio, dovevo rimettermi in gioco davvero, usare programmi di computer che non conoscevo, coordinare i volontari, preparare i turni. Ho fatto un primo tirocinio, poi è stato prolungato con una borsa lavoro e poi è arrivata la pandemia. Se mia avessero detto mesi fa che avrei affrontato una cosa del genere non ci avrei mai creduto. Il telefono non smette mai di suonare, siamo sempre in movimento ma si è creata una squadra bellissima, fatta anche di studenti senza scuola o persone in cassa integrazione.
Ci occupiamo della consegna della spesa, della consegna dei farmaci, del cambio di biancheria per le persone malate. Mi sento trasformato, il Mario di prima non esiste più. Questa è una dimensione che mi appartiene completamente, ho le mie signore che mi chiamano e mi preparano i biscotti, si è aperta una rete di solidarietà e la vicinanza alle persone ci permette di scoprire anche quali sono i bisogni, io poi mi sento particolarmente connesso a chi si sente fragile, individuo subito situazioni potenzialmente difficili. La mattina mi sveglio presto e vado all’Auser, aprire l’ufficio è sempre una gioia e una sorpresa. Le ansie e le paure ci sono, faranno sempre parte di me, ma si è aperto un nuovo mondo».  

Per intercettare persone in temporanea difficoltà, Fare Legami ha creato nuove figure: le antenne di quartiere, ovvero gruppi informali di cittadini che vengono formati dalle assistenti sociali a individuare bisogni della comunità e a fornire risposte. 

In questo momento per esempio, un gruppo di volontari in un Comune si sta occupando dei grandi anziani del quartiere, ma un’antenna di quartiere potrà essere anche la parrucchiera che riceve una cliente che le confessa di non avere i soldi per l’avvocato per separarsi.  

Dal percorso di Fare Legami sono nate nuove pratiche e nuove professionalità, come quella di Michela Oleotti, una community maker: «Abbiamo background e percorsi diversi, educativi, psicologici, io sono formatrice di teatro sociale di comunità. La sfida era proprio quella di avere un approccio multidisciplinare a supporto alle dinamiche di comunità senza sostituirsi agli operatori sociali del pubblico e privato. Siamo figure di raccordo e facilitatori».  

In questa fase di distanziamento sociale, Michela si sta occupando di mappare il territorio durante l’emergenza per vedere quali sono i bisogni, le azioni, le disponibilità. Una mappa che potrà anche orientare le azioni future: «ci siamo accorti che i territori che avevano già dal 2015 sperimentato dinamiche di aggregazione di rete sul bene comune, sono stati i più reattivi alla dimensione emergenziale. E hanno saputo anche catalizzare molti nuovi volontari: persone che hanno avuto una sospensione dell’attività lavorativa e persone che sono state toccate da esperienze gravi e che hanno voluto mettersi al servizio della comunità. Adesso dovremo essere capaci di tenere attiva questa disponibilità anche oltre l’emergenza. Ci sarà ancora più bisogno perché emergeranno nuove vulnerabilità socioeconomiche. Le antenne di quartiere potranno intercettare in modo rispettoso queste fragilità».  

In questa fase, per esempio, l’Auser provinciale, dove lavora Mario, che normalmente si occupa del trasporto disabili e anziani nei centri di cura, con i centri chiusi ha temporaneamente riconvertito la sua attività in consegna spesa a domicilio. Racconta la presidente provinciale Donata Bertoletti: «Il Coronavirus ha interrotto le normali reti di cura e creato nuove solitudini, molte persone sono anziane o malate e probabilmente, una volta superata l’emergenza ricostituiranno le proprie reti, però altri no. Abbiamo agganciato situazioni che stanno mutando, non possiamo ancora dire che ci sono persone che avranno bisogni economici o di assistenza anche in futuro però, se accadrà, potremo aggredire fin da subito le situazioni di fragilità. Infatti vorremmo trasformare questo servizio di consegna spesa in un servizio ricorrente, perché sta dando ottimi risultati e le persone, con cui ci relazioniamo in questo modo informale tramite i volontari, non si sentono sorvegliate. A coordinare tutti c’è Mario, posso dire che, da quando è scoppiato il Covid-19, Mario è letteralmente esploso e la sua energia ha contagiato tutti». 

 

Si è tenuta in un’inedita edizione virtuale la finale regionale di Green Jobs, evento che ha visto sfidarsi 500 ragazzi delle scuole superiori della Lombardia.

Green Jobs è promosso da Fondazione Cariplo con l’obiettivo di coinvolgere i giovani di licei, istituti tecnici e professionali in un percorso sfidante di autoimprenditorialità green, finalizzato a promuovere le competenze trasversali legate alla green economy e in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU (SDGs). Il progetto è realizzato con InVento Innovation Lab e JA Italia grazie al prezioso lavoro dei dream coach di VISES e Assocamuna.

Avviato in Lombardia nel 2015, a partire dal 2018 il progetto si è esteso a livello nazionale, interessando 157 classi e più di 3.000 studenti, grazie al coinvolgimento di altre 8 Fondazioni di origine bancaria aderenti all’ACRI: Fondazione CRT, Compagnia di San Paolo, Fondazione Carispezia, Fondazione Cariparo, Fondazione Caritro, Fondazione CR di Perugia, Fondazione Tercas e Fondazione Cassa di Risparmio Salernitana.

Durante la finale, una giuria di esperti ha valutato le 23 mini-imprese GJ, decretando i 3 vincitori per la Lombardia:

  • Brown&Green della classe 4°E dell’IIS Marignoni-Polo di Milano con una linea di prodotti a base di fondi di caffè riciclati e ingredienti 100% naturali;
  • CiChoice della classe 4°CL dell’IIS Lunardi di Brescia con un portachiavi-portamozziconi realizzato in sughero e alluminio, personalizzabile con cover in stoffa: tutto riciclato;
  • Green Bike della classe 4° MO dell’IIS Greggiati di Ostiglia con l’ideazione di un servizio di recupero bici, restauro, rivendita e bike sharing.

La finale arriva al termine di un percorso che si è articolato attraverso lezioni in aula e online durante le quali i ragazzi hanno trovato soluzioni concrete in risposta ai problemi ambientali, hanno imparato a conoscere i modelli organizzativi e di gestione imprenditoriale, percorrendo tutti gli step che trasformano un’idea in un’attività imprenditoriale green.  

“In questo momento di emergenza, che ha messo a dura prova tutto il sistema scolastico – spiega Elena Jachia, Direttore Area Ambiente di Fondazione Cariplo – i docenti e i ragazzi di Green Jobs si sono messi in gioco per portare a conclusione il percorso svolto in questi mesi, sperimentando nuove modalità didattiche con innovazione e creatività e dando prova di resilienza e capacità di adattamento. La Fondazione Cariplo da anni promuove Green Jobs e a maggior ragione, in questo periodo di incertezza, intende essere vicina agli adulti del domani e accompagnarli verso un futuro lavorativo e professionale più sostenibile”.

Il progetto Green jobs, pur essendo partito tempo fa, è completamente in linea con le nuove indicazioni della Commissione Centrale di Beneficenza di Fondazione Cariplo che pochi giorni fa ha varato una riprogettazione dell'attività filantropica 2020 per 60 milioni di euro, all'interno della quale trova un posto importante il filone che riguarda l’individuazione di opportunità di sviluppo economico e di creazione di posti di lavoro, soprattutto in chiave green, con grande attenzione alle tematiche ambientali

I 3 team vincitori parteciperanno all’evento finale nazionale che si terrà online il 21 maggio 2020, dove saranno chiamati a raccontare a tutta la Community Green Jobs il proprio progetto, ma anche l’esperienza di resilienza vissuta in questi mesi di emergenza.

SEGREGATA – Una madre contro il coronavirus è un libro che nasce dal cuore di una mamma e, significativamente, sulla copertina riporta: “Ciò che il male divide, il Cuore unisce”.
La prefazione è firmata da Vincenzo Mollica, amico e mentore dell’autrice Fabiola Maria Bertinotti, alla quale ha regalato la poesia La Speranza contenuta nel libro.
La produzione del libro, presto in uscita anche negli Stati Uniti, in Francia ed in Gran Bretagna, è stata possibile grazie al duplice aiuto sia della Fondazione Cariplo che ha concesso il patrocinio e fornito un primo contributo economico al progetto avviandone lo start-up, sia della Fondazione della comunità di Monza e Brianza che ha contribuito a strutturare il fondo speciale che accoglierà le donazioni e seguirà la parte di rendicontazione puntuale.
SEGREGATA – Una madre contro il coronavirus narra l’esperienza drammatica di Fabiola, una mamma monzese, durante la prima ondata di coronavirus in Italia. Sono i giorni drammatici che vedono la Lombardia e il nord Italia cadere in ginocchio sotto i colpi devastanti di un virus di cui si sa poco o niente. Come un flagello, il COVID-19 semina migliaia di morti, panico e disperazione, straziando il popolo italiano che, pur smarrito ed indifeso, reagisce con atti di grande abnegazione e solidarietà, dimostrando coraggio e reattività dinanzi agli occhi attoniti del mondo.
Ai primi sintomi della malattia, Fabiola sceglie volontariamente di entrare in segregazione nella sua camera da letto, dove vivrà in solitudine per quaranta lunghi giorni.
La terrorizza l’idea di costituire un pericolo letale per il figlio affetto da distrofia e per gli anziani genitori, entrambi categorie ad alto rischio. Il libro si snoda lungo due filoni. Inizia con una testimonianza puntuale e accorata sull’iter della malattia, “un nemico subdolo e pericolosissimo contro cui l’umanità è in guerra”, e continua in un crescendo di profonda analisi per cui, nella stanza dove Fabiola è reclusa per amore, “si apre” una vera e propria finestra sul mondo dalla quale lei osserva i fatti della cronaca, della scienza e della politica italiana e mondiale.
Il sogno di Fabiola è raccogliere 100.000 Euro entro il 30 ottobre 2020 per celebrare la Vita e la Speranza. I due enti beneficiari sono: Intensivamente Insieme per l’acquisto di una culla mobile per il trasporto di emergenza dei neonati in pericolo di vita; l’associazione UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) per supportare i giovani con disabilità neuromuscolare a sperimentarsi in percorsi di autonomia e Vita indipendente.
SEGREGATA – Una madre contro il coronavirus sarà scaricabile in formato ebook dalla piattaforma di crowdfunding ForFunding di Banca Intesa San Paolo. L’acquisto, che rappresenta una bellissima idea regalo per la Festa della Mamma, sarà effettuabile a fronte di una libera donazione e il ricavato andrà interamente in beneficenza.

Oltre a Fondazione Cariplo e Fondazione della comunità di Monza e Brianza, un particolare grazie va agli sponsor tecnici dell’operazione: Lipsie Languages, che ha fornito la piattaforma per il downloading del libro, Agenzia Traduzione-IN, che ha curato le traduzioni in lingua inglese e francese, e Antonio De Mauro per il progetto grafico e l’impaginazione.
SEGREGATA – Una madre contro il coronavirus porterà una carica di positività a tutti i suoi lettori, suscitando una voglia irrefrenabile di rinascita morale, sociale, politica ed economica. Una svolta verso il futuro dell’Italia che, come Fabiola spesso ripete nel suo libro – è il Paese più bello del mondo.

La Commissione Centrale di Beneficenza di Fondazione Cariplo ha approvato all’unanimità il Bilancio 2019: un esercizio estremamente positivo, che ha prodotto un avanzo da 501 milioni di euro. Il risultato è dovuto alla performance ottenuta dalla gestione del patrimonio, sia degli oltre 5 miliardi di euro affidati in gestione a Quaestio Capital Management Sgr che ha ottenuto un rendimento lordo dell’8,76%, sia dalle partecipazioni che hanno distribuito dividendi per complessivi 198,8 milioni di euro.

Oggi, a causa della pandemia, lo scenario in Italia e nel mondo è profondamente mutato e la Fondazione si trova ad esprimere la propria missione filantropica in una situazione di grandissima incertezza. Proprio in un momento così incerto per tutti, la Fondazione intende mantenere l’impegno verso i territori e le comunità, focalizzandosi in azioni immediate di contrasto alla crisi e avviando un percorso di medio periodo per promuovere innovazione nei territori .

Il totale delle risorse disponibili per l’attività filantropica 2020 è di 135 milioni di euro, come già approvato il 5 novembre 2019 dal DPPA. Rispetto a questa cifra complessiva, 60 milioni di euro non sono ancora stati destinati o impegnati e possono quindi essere oggetto di una riprogrammazione straordinaria in seguito all’emergenza Covid.

A partire dal riorientamento di questi contributi, la Fondazione Cariplo intende sfruttare anche l’effetto volano per mobilitare ulteriori risorse, economiche e non solo, ad esempio attraverso altre risorse raccolte dai progetti sostenuti, collaborazioni con le Fondazioni di Comunità, risorse raccolte da possibili partner.

La nuova impostazione delle azioni approvata dalla Commissione Centrale di Beneficenza di Fondazione Cariplo presenta due percorsi distinti:

  • Azioni immediate di riposta all’emergenza in tempi rapidi, volte in particolare al sostegno dagli Enti del Terzo Settore che operano in ambito sociale, culturale e ambientale e al contrasto della povertà infantile (rischio alimentare, sanitario e di accesso all’istruzione).
  • Azioni di orizzonte più lungo, attraverso un percorso di riflessione su come ripartire, costruendo nuovi modelli che permettano di mettere a fuoco nuovi strumenti per sostenere la coesione sociale e la crescita delle persone attraverso la Cultura, l’Ambiente, i modelli di Welfare e la Ricerca.

La riprogrammazione – che verrà approfondita nelle prossime settimane – individua 6 obiettivi prioritari attorno ai quali riorientare le risorse e l’impegno delle Aree Filantropiche della Fondazione:

  • Il contrasto alle nuove povertà causate dalla crisi e dall’ancor maggior distanziamento sociale che ne deriverà
  • Il sostegno agli Enti del Terzo Settore, in gravi difficoltà
  • L’individuazione di opportunità di sviluppo economico e di creazione di posti di lavoro, soprattutto in chiave green, con grande attenzione alle tematiche ambientali
  • Il ripensamento dei modelli di offerta di welfare
  • Il ripensamento del sistema culturale, considerando l’importante ruolo che la cultura può svolgere nella fase di ripartenza
  • Il rilancio della ricerca, che si conferma un aspetto centrale per il ripensamento dei modelli di funzionamento delle organizzazioni e degli assetti di quasi tutti i settori di attività.

“In questo momento di grande incertezza non viene meno la chiarezza rispetto al compito e all’obbiettivo a cui la Fondazione Cariplo risponde: investiamo sulle persone più deboli, sulla cultura, sulla ricerca e sull’ambiente come punti chiave da cui partire per generare valore e guardare al futuro. La Fondazione è un soggetto attivo che non solo mette in campo risorse finanziarie ma promuove e stimola iniziative di costruzione e coesione della comunità come elementi di crescita. La coesione delle comunità e lo sviluppo delle persone non sono solo i nostri valori di riferimento ma sono la condizione essenziale per superare la fase critica che stiamo vivendo.” Giovanni Fosti, Presidente di Fondazione Cariplo. 
 

 

Tra le realtà sostenute dal fondo Insieme per Varese della Fondazione Comunità del Varesotto ci sono i City Angels. Sono loro normalmente a gestire il dormitorio per l’emergenza freddo di Via Maspero, a Varese. Insieme al dormitorio stabile gestito dal Comune, offre abitualmente accoglienza notturna ai senzatetto. In entrambi era prevista da sempre solo l’accoglienza notturna ma l’emergenza Covid-19 ha generato un’ulteriore emergenza: come potevano stare a casa persone che non avevano una casa?   

«Aprire il dormitorio anche di giorno è la prima risposta, naturalmente» racconta Andrea Menegotto, il coordinatore provinciale dei City Angels, che insieme all’amministrazione comunale, ha organizzato l’accoglienza diurna: «ma si tratta di un’operazione molto complessa, che richiede una strategia. Tra i senzatetto ci sono spesso persone con fragilità psichica, o con storie di dipendenza, talvolta di devianza. C’è un tasso di conflittualità altissimo. Un conto è offrire una camera dove dormire la notte, un altro è trascorrere tutto il giorno insieme, costruire relazioni, far funzionare queste relazioni. Ci siamo chiesti come potevamo costruire un vero percorso di accoglienza e abbiamo capito che i volontari non potevano bastare, anche se erano ancora più preziosi del solito. Servivano figure professionali, psicologi, assistenti sociali, persone che si occupassero dell’educazione sanitaria, dell’igiene, della sicurezza, di risolvere le piccole e grandi conflittualità. Abbiamo chiesto il contributo della Fondazione per poter dotarci di queste figure e abbiamo potuto iniziare l’esperienza dell’accoglienza diurna.  

Ci siamo accorti che molti ospiti non avevano per niente chiara la situazione e la sottovalutavano, altri erano terrorizzati. Si trattava di spiegare, di guardare e commentare insieme le notizie, di essere lì quando c’era il bisogno di parlare e ridurre angosce e paure. Non è facile, anche perché dobbiamo osservare tutte le misure di protezione e distanziamento ma sta funzionando. Stanno succedendo cose nuove: persone che magari dormivano sullo stesso piano ma non si frequentavano per pregiudizi legati all’etnia o altro si stanno conoscendo. Prima un pasto arrivava sotto forma di sacchetto distribuito, adesso si mangia insieme, anche se lontani. Si gioca a carte, si guarda la televisione insieme e questa convivenza un po’ forzata si sta trasformando in un’occasione per tutti. Noi stiamo condividendo con gli assistenti sociali la nostra osservazione: dati, considerazioni e conoscenza della vita delle persone che frequentano il nostro centro che magari in anni non erano mai venute fuori. Questo posto si sta trasformando per la prima volta in qualcosa che assomiglia una casa. E questo momento in una risorsa che ci aiuterà  a costruire il nostro modello di accoglienza futuro, avevamo fatto tanti pezzettini ma mai niente di così grande».  

  

 

 

 

 

 

Un’Europa più solidale e più coesa. All’indomani della riunione del Consiglio Europeo per definire la risposta dell’Ue alla crisi economica provocata dall’emergenza Coronavirus, appare ancora più urgente l’appello lanciato ai leader europei dal Presidente Giscard d’Estaing insieme a rappresentanti del mondo politico, accademico e della società civile.

I firmatari, tra i quali figurano Manuel Castells (sociologo e ministro spagnolo per l’Università), Giovanni Fosti (presidente Fondazione Cariplo),  Alain Lamassoure (ex membro Parlamento Europeo), Carlos Moedas (ex Commissario Europeo per la Ricerca, Scienza e Innovazione), Isabel Mota (presidente Calouste Gulbenkian Foundation), hanno scelto l’atteso momento di confronto tra i capi di stato e di governo, per affermare che solo un coordinamento reale tra i Paesi dell’Europa ci può consentire di affrontare le sfide del presente e le incertezze del futuro.

Nelle ultime settimane i cittadini europei hanno dato una straordinaria prova di resilienza. Nelle regioni di confine, i pazienti sono stati trasferiti da un paese all’altro, il personale sanitario è stato impiegato nelle zone dove maggiore era il bisogno. Gli scienziati che lavorano insieme hanno raggiunto in poche settimane risultati che normalmente avrebbero richiesto mesi. Queste forme di solidarietà molto concrete dimostrano che la cooperazione europea esiste” si legge nel documento (testo integrale qui).

Un patrimonio di iniziative di solidarietà avviate dai cittadini senza una regia unitaria perché “la gestione di questa crisi sanitaria globale, in Europa per il momento, è restata nazionale e intergovernativa”.

E se: “La solidarietà è la pietra angolare della nostra Unione e darne prova della sua forza è fondamentale in tempi di crisi: non deve essere solo una parola vuota”.

Nel concreto i firmatari propongono: decisioni forti sul piano economico, come il rafforzamento del programma-quadro finanziario 2021-2027; un migliore coordinamento a livello europeo della ricerca sanitaria, anche nella raccolta e l’interpretazione dei dati epidemiologici; un modello efficace per la gestione delle operazioni necessarie alla salute pubblica a livello europeo in cui tutti i livelli di potere, nazionale, regionale e locale, avrebbero le loro responsabilità, in caso di nuova pandemia.

Il Covid-19 ci ha fatto capire che abbiamo bisogno di nuove idee per vincere le sfide attuali e adattarci al mondo attraversato dalla grande trasformazione globale e digitale”.

Un appello al coraggio e alla lungimiranza per “immaginare un nuovo sistema economico e sociale, in modo che sia più giusto, più sostenibile, più resiliente”, e soprattutto all’unità: “Come europei dobbiamo comprendere che questo non è un gioco a somma zero; vinceremo o perderemo insieme”.

Tutti i firmatari del documento, membri dell’Advisory Board di Re-Imagine Europa: Valéry Giscard d’Estaing, (ex presidente francese), Magdalena Adamowicz, (membro Parlamento Europeo), Carina Autengruber (presidente European Youth Forum), Brando Benifei (membro Parlamento Europeo), Elmar Brok (ex membro Parlamento Europeo), Manuel Castells (sociologo e ministro spagnolo per l’Università) Étienne Davignon (ex vicepresidente Commissione Europea), Paolo De Castro, (membro Parlamento Europeo), Giovanni Fosti (presidente Fondazione Cariplo),  Alain Lamassoure (ex membro Parlamento Europeo), Enrico Letta (ex primo ministro italiano e fondatore Scuola di Politiche), Irene Milleiro (direttore Change.org Foundation), Carlos Moedas (ex Commissario Europeo per la Ricerca, Scienza e Innovazione), Isabel Mota (presidente Calouste Gulbenkian Foundation), Hans-Gert Pöttering (ex presidente Konrad Adenauer Foundation, ex presidente Parlamento Europeo), Maria João Rodrigues (presidente European Foundation of Progressive Studies), Claus Haugaard Sørensen (membro Advisory Group on Emergency capacities World Health Organisation), Daria Tataj (esperta in Innovazione), Nils Torvalds (membro Parlamento Europeo), Boris Zala, ((membro Parlamento Europeo).

tablet e cornetta#IoStoCoiNonni è la raccolta di donazioni lanciata da Fondazione Comunitaria Nord Milano a sostegno dei più fragili in questa emergenza: le persone anziane o disabili e gli operatori che se ne prendono cura, svolgendo servizi residenziali e domiciliari per assisterle.

«A Fondo Emergenza Covid-19 appena varato, tra le prime richieste di contributo pervenute a Fondazione Comunitaria Nord Milano» racconta la presidente Paola Pessina «è arrivata quella della RSA Santa Caterina di Settimo Milanese. Ci chiedevano aiuto per l’approvvigionamento di mascherine, in quel momento introvabili. Ma anche per acquistare dispositivi digitali da mettere a disposizione degli ospiti, i nonni smarriti perché privati da un giorno all’altro delle visite delle persone care, degli animatori volontari, di tutte le relazioni che fanno di una RSA non un ospedale, ma una casa». Conferma Marco Arosio, direttore della filiale: «Il 23 febbraio sono state chiuse le strutture e abbiamo iniziato a ragionare sul tema delle mancate visite dei familiari agli ospiti. Nel frattempo, noi stessi operatori, una categoria esposta al rischio, fin da subito abbiamo ridotto il più possibile i contatti con le nostre famiglie e utilizzavamo spesso le videochiamate. Abbiamo cercato di aiutare gli ospiti a videochiamare le loro famiglie, ma ci siamo accorti che per loro si trattava di una modalità molto complessa: faticavano a parlarsi senza avere il telefono vicino all’orecchio, c’era ovviamente un problema di sordità ma anche di consuetudine. Così abbiamo deciso di acquistare delle vere cornette online e il primo disagio è stato superato. Ma vedersi nel piccolo schermo del telefonino per una persona anziana o con disabilità era ancora un po’ difficile. Così abbiamo chiesto l’aiuto della Fondazione per l’acquisto dei tablet. L’accoppiata tablet e cornetta ci ha permesso finalmente di avvicinarci a una dimensione di normalità. Lo scambio tornava a essere forte e commovente, consentiva di ritrovarsi perché, nell’assenza, vedersi è davvero importante. Non solo per gli ospiti, ma anche per le famiglie. Tante volte hanno informazioni sui pazienti dal medico curante, ma un conto è conoscere un quadro clinico, un conto è vedere il proprio caro. Alle volte, anche se il paziente non è responsivo o ha una disabilità che non gli consente di parlare, le famiglie lo vogliono comunque vedere, capire come sta. Anche una videochiamata unilaterale è importante».   

Aggiunge Pessina: «La fotografia del tablet e della cornetta ci ha fatto capire l’affetto e la genialità degli operatori di quella RSA - molti i giovani, che ci lavorano – che hanno permesso le videochiamate a portata di nonno, del suo udito, della sua vista, della sua consuetudine alla comunicazione. Si sono inventati “accrocchi” magari poco ortodossi, ma che funzionano a meraviglia. Ed è questo ciò che conta. La foto è stata contagiosa: alla RSA Santa Caterina un Rotary Club Milano Europa, connesso a un Consigliere di FCNM, ha fatto arrivare altri tablet; e due meravigliosi fratelli cittadini di Rho, Laura e Paolo, in contatto per la loro attività con Newchem, un’azienda che ha rapporti commerciali con la Cina, hanno donato mascherine e altri prodotti di sanificazione. Gocce nel mare dei bisogni, certo, ma anche il segno che la solidarietà intelligente è più contagiosa del virus, se in mezzo c’è un moltiplicatore come una Fondazione di Comunità»

 

Una risposta collettiva per affrontare le sfide collegate al Covid-19. Con questo spirito nasce #EUvsVirus un hackathon paneuropeo che punta a collegare società civile, innovatori e investitori per stimolare lo sviluppo di soluzioni innovative in grado di contrastare l’emergenza. Per sostenere questa iniziativa, Cariplo Factory – l’hub di innovazione creato da Fondazione Cariplo – e Fondazione Cariplo hanno lavorato in stretta sinergie, organizzando un bootcamp, ovvero una giornata di “allenamento” per gli italiani che parteciperanno alla gara europea, e un premio da 10.000 euro in servizi.

Sono stati circa 150 gli iscritti al “Bootcamp #EUvsVirus” la giornata di preparazione organizzata sabato scorso (18 aprile) da Cariplo Factory, in collaborazione con Hack for Italy e Tree, dedicata a tutti gli innovatori italiani (singole persone o team già costituiti) decisi a prendere parte all’hackaton. L’“allenamento” si è svolto interamente online e ha visto il contributo di 20 mentor con esperienza a livello internazionale. I partecipanti – tra cui esperti di coding, progettazione e ingegneria biomedica – hanno un’età media di 30 anni, divisi equamente tra uomini (53%) e donne (47%), e hanno presentato progetti negli ambiti più disparati, tra cui medicale (ad es. una app di telemedicina), educazione (software scolastici per l’e-learning), informazione (digitalizzazione degli over60 attraverso canali tematici personalizzati).

Questi innovatori italiani gareggeranno insieme ad altri da ogni parte d’Europa nelle giornate del 24, 25 e 26 aprile con lo scopo di risolvere le principali sfide poste dall’emergenza Coronavirus. L’iniziativa #EUvsVirus è stata fortemente voluta da Mariya Gabriel, Commissaria Europea per l'Innovazione, la Ricerca, la Cultura, l'Istruzione e la Gioventù e coinvolgerà tutti i 27 stati membri dell’Europa (oltre a Norvegia, Israele, Svizzera e Ucraina, coinvolti in quanto Paesi associati a Horizon 2020, il programma dell'UE per la ricerca e l'innovazione).

Saranno 5 le aree tematiche del contest: Health & Life, Business Continuity, Social & Political Coesion, Remote Working & Education, Digital Finance. In linea con i propri valori ispirati alla coesione sociale e all’innovazione responsabile, Fondazione Cariplo e Cariplo Factory hanno scelto di concentrarsi sulla categoria Social & Political Coesion.

Il verticale Social & Political Cohesion intende sostenere le persone costrette in stato di quarantena o isolamento attraverso una serie di iniziative sociali e politiche a sostegno dei cittadini in quanto tali, delle comunità, della democrazia, dei valori dell’UE e dei diritti fondamentali. A sostegno di queste iniziative, può comprendere anche analisi relative agli impatti socio-politici e socio-economici rispetto alle misure adottate dal governo, specialmente nei confronti di comunità fragili o vulnerabili.

Proprio all’interno di questa categoria, Fondazione Cariplo sosterrà il miglior progetto italiano con un contributo di 10.000 euro in servizi. L’obiettivo di questo premio è offrire al progetto valutato a più alto potenziale gli strumenti per consolidarsi velocemente, competere con i migliori innovatori europei ed essere in grado di generare impatto.

Fondazione Cariplo e Cariplo Factory hanno deciso di agire in sinergia per offrire il miglior contributo possibile a tutti gli innovatori italiani impegnati nell’iniziativa #EUvsVirus”, spiega Carlo Mango, Direttore dell’Area Ricerca Scientifica e Tecnologica di Fondazione Cariplo e Consigliere Delegato di Cariplo Factory. “L’Italia non è seconda a nessuna per qualità delle proposte, spesso però i nostri innovatori si muovono come liberi battitori, senza il sostegno di un ecosistema in grado di accompagnarli nel loro percorso. Attraverso il bootcamp, sostenuto da oltre 25 player italiani dell’innovazione tra community, associazioni, incubatori e investitori, e il premio vogliamo offrire ai talenti italiani la possibilità di competere con i migliori innovatori europei”.

Il Bootcamp #EUvsVirus è stato supportato da: A Impact, Base, ComoNext, Dpixel, Entopan, Fastweb Digital Academy, Fondazione Italiana Accenture, Fondazione Social Venture Giordano Dell’Amore, Fondazione Triulza, Global Sharpers Community Milan, Impactscool, Italia Startup, LendLease, Make a Cube, Pni Cube, Piano C, Primo Miglio, Shetech, Social Fare, PlusValue, Singa, StartupItalia!, Techsoup, Tech Italya Advocates, WeMake.

Attraverso il supporto all’hackathon #EUvsVirus, l’Area Ricerca di Fondazione Cariplo rinnova il suo impegno nel fronteggiare l’emergenza Covid-19. Fra le altre iniziative di Fondazione Cariplo si segnala il bando in collaborazione con Regione Lombardia e Fondazione Veronesi per sostenere la ricerca di terapie, sistemi di diagnostica e di rilevazione del coronavirus, per rafforzare e sviluppare ulteriormente quanto già da tempo stanno facendo università, imprese e centri di ricerca per contrastare il virus.

Inoltre, l’Area Ricerca di Fondazione Cariplo, insieme al Comune di Milano, è impegnata nell’iniziativa Milano Food Policy che, in sinergia con il progetto QuBì e numerose organizzazioni del terzo settore e del comparto alimentare, ha lavorato per garantire accesso a cibo sano a tutte le famiglie in difficoltà economiche (circa 15 mila persone per un totale di oltre 30 tonnellate di cibo a settimana).

Lontani ma vicini è un progetto dell’Associazione L’abilità onlus, finanziato dal Fondo #MilanoAiuta della Fondazione di Comunità Milano per sostenere le famiglie dei bambini con disabilità. Il progetto si rivolge a bambini disabili e con disturbi dello spettro autistico fino agli 11 anni. In questa situazione di emergenza dovuta alla pandemia di Covid-19, prevede la rimodulazione, a distanza, dei servizi del centro psicoeducativo per bambini con disturbo dello spettro autistico, dell’assistenza educativa ai bambini con disabilità, dell’ascolto per le famiglie. I servizi comprendono assistenza telefonica/skype con specialisti (psicologo, pedagogista, neuropsichiatra); consegna a domicilio una scatola (THE RIGHT BOX) personalizzata contenente giochi, libri e materiale didattico. Il supporto fornito risponde alla necessità di dare continuità all’azione educativa e alla salvaguardia del benessere psico-emotivo. L’attività riguarda 200 bambini e le loro famiglie. 

La storia di Riccardo e della sua famiglia

Riccardo è il figlio di Houda e Gabriele Repupilli, ha quattro anni e mezzo e un disturbo autistico classificato come 3, molto grave.  La già non facile routine della famiglia Repupilli è stata stravolta dalle misure di distanziamento sociale dovute al Coronavirus: «Far capire a un bambino normodotato di quattro anni e mezzo che deve stare chiuso in casa non è semplice, ma per Riccardo è stato particolarmente difficile» racconta il papà Gabriele.

«Perché una delle caratteristiche dell’autismo sono proprio i comportamenti ripetitivi e i rituali fissi, ogni cambiamento genera disagio e angoscia. Abitualmente, le sue attività quotidiane sono studiate e organizzate in modo molto preciso: Riccardo frequenta l’asilo, e due volte a settimana vede l’operatrice dell’Abilità, l’associazione che lo segue, il lunedì a casa e il venerdì nella sede del centro. È seguito da meno di un anno e ha fatto progressi da gigante: va in bagno da solo per esempio, a un genitore normale sembra una piccola cosa ma per noi è tantissimo. Le attività si concentrano molto sull’acquisizione dell’autonomia e sul rispetto delle regole, per preparalo a una vita nel mondo della scuola. E ovviamente gli operatori aiutano anche noi genitori a gestire i momenti più complicati con nostro figlio. Ci hanno aiutato quando Riccardo per un lungo periodo non accettava che il frigo restasse aperto, o quando si terrorizzava se io e la mia compagna facevamo la doccia. Noi genitori da soli spesso ci sentiamo impotenti, abbiamo bisogno del consiglio di una persona competente.  

All’inizio del lockdown, ci siamo illusi che i centri per bambini con disabilità rimanessero aperti, è stato davvero angosciante scoprire che non sarebbe stato così. Però fortunatamente il filo con l’associazione che ci segue non si è mai interrotto. Fin da principio siamo stati in comunicazione e abbiamo ricevuto consigli e materiali quotidianamente. Tra i materiali anche le “Right box”: due scatole sorpresa che contenevano giochi studiati per le specificità di Riccardo: incastri, forme colorate. All’inizio li ha snobbati, come fa sempre, poi ci ha giocato moltissimo. Ricevere questi materiali e poter continuare il percorso per noi è fondamentale, Riccardo è molto nervoso in questo periodo, non può più giocare all’aperto, non è più inserito in una routine consolidata e interagisce solo con noi, quelle poche volte che usciamo si strappa la mascherina. Purtroppo chi non ha un figlio come il nostro fa fatica a capire che cosa significa e le nostre frustrazioni e paure, chiusi in quattro mura, ma sembra che a pochi interessi dell’emergenza sociale che esiste dietro a quella sanitaria. La nostra fortuna è che non siamo mai stati abbandonati dalla nostra associazione e che, anche se Riccardo in questo periodo non farà passi avanti, almeno non ne farà indietro». Laura Dones, coordinatrice dell’Agenda blu, cioè il servizio psicoeducativo dell’Abilità, rivolto ai bambini con disturbo dello spettro autistico conferma: «non interrompere l’azione educativa è la priorità ma bisogna ripensare a un lavoro in assenza, perché la maggior parte dei nostri bambini non è in grado di mantenere relazioni a distanza a video. Ci siamo concentrati nel supporto e nella consulenza costante per i genitori, che devono confrontarsi con attività solitamente affidate a insegnanti e educatori, e naturalmente nell’invio di materiali studiati ad hoc come schede, libretti, video modeling e appunto le right box, le scatole personalizzate per ogni bambino, che sono state il primo segno della nostra presenza e che contenevano sorprese diverse, dalla tombola alla sabbia magica, a seconda delle loro abilità ed età. Cerchiamo di supportare costantemente le famiglie ma questa situazione espaspera ancora di più le differenze: chi ha una rete e chi ne è privo». 

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