Neanche la pandemia ha interrotto l’esperienza "Per Aspera ad Astra – Come riconfigurare il carcere attraverso la cultura e la bellezza”, un progetto in corso in 12 carceri italiane. L’iniziativa, promossa da Acri e sostenuta da 10 Fondazioni di origine bancaria, coinvolge circa 250 detenuti, che partecipano a percorsi di formazione professionale nei mestieri del teatro, che riguardano non solo attori e drammaturghi, ma anche scenografi, costumisti, truccatori, fonici, addetti alle luci. 
Le limitazioni alle attività imposte dalle misure di contenimento della diffusione del contagio hanno spronato le compagnie partecipanti ad attivare formule alternative per proseguire le attività. Le lezioni si sono trasferite in modalità telematica: i detenuti, in piccoli gruppi, si collegano in videochat, i docenti utilizzano diversi supporti multimediali per sopperire alla lontananza.
Insieme alla formazione, i partecipanti stanno lavorando alla redazione di un testo drammaturgico, attraverso scambi epistolari che stanno innescando veri processi creativi condividendo testi, immagini bozzetti, ipotesi di scenografie. L’obiettivo è, infatti, proseguire con il percorso che porta alla costruzione degli spettacoli, da tenere in tarda primavera.
Se possibile, gli spettacoli saranno aperti al pubblico, altrimenti si terranno in diretta streaming. Un’altra strada individuata per far fronte agli impedimenti imposti dalla pandemia è la realizzazione di un documentario sul processo artistico in carcere: ovvero raccontare, in forma artistica, poetica e giornalistica le difficoltà e le situazioni che si incontrano nel percorso per restituire bellezza e dignità a luoghi che ne sono spesso privi come gli istituti di pena. Altre strade sono, infine, la realizzazione di radio-documentari, libri fotografici e brevi podcast.

Per Aspera ad Astra nasce dall’esperienza ultra trentennale della Compagnia della Fortezza di Volterra, guidata dal drammaturgo e regista Armando Punzo che ha consolidato di buone pratiche, che ora si estende in altre carceri d’Italia, grazie a una comunità, composta da diversi soggetti, coinvolti ciascuno con ruoli diversi: Fondazioni di origine bancaria, compagnie teatrali che curano la formazione, direttori e personale degli istituti di pena, detenuti.
Per Aspera ad Astra ha così dato vita a una rete nazionale di compagnie teatrali che operano nelle carceri e che condividono l’approccio e la metodologia di intervento. L’esperienza condivisa testimonia come sia possibile lavorare nelle carceri mettendo al centro la cultura, lasciando che essa possa esprimersi a pieno e compiere una rigenerazione degli individui, che possa quindi favorire il riscatto personale e avviare percorsi per il pieno reinserimento del detenuto nel mondo esterno. Altro effetto, niente affatto secondario, di questo tipo di intervento è che esso sta innescando un processo di ripensamento del carcere, delle sue funzioni e del rapporto tra il personale che vi opera e le persone detenute.

AriSLA, Fondazione Italiana di ricerca per la Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) nata nel 2008 per volontà di A.I.S.L.A. Onlus – Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica, Fondazione Cariplo, Fondazione Telethon e Fondazione Vialli e Mauro per la Ricerca e lo Sport Onlus, annuncia il finanziamento di sette nuovi progetti selezionati con il Bando 2020, aperto la scorsa primavera per selezionare la migliore ricerca scientifica in Italia sulla SLA, gravissima malattia neurodegenerativa che nel nostro Paese colpisce circa 6000 persone e per la quale ad oggi non esiste una cura efficaceSarà di 762mila euro l’investimento complessivo erogato da AriSLA per i sette nuovi studi di ricerca di base, pre-clinica e clinica osservazionale giudicati meritevoli di finanziamento dalla Commissione scientifica internazionale e coinvolgerà 9 gruppi di ricerca distribuiti tra Milano, Pavia, Padova, Torino, Trieste e Verona.

I progetti sono consultabili QUI.

Rivedi la presentazione Ricerca scientifica d’eccellenza: prospettive e sfide per un futuro senza SLA con gli interventi del Consulente del Ministro della Salute, Prof. Walter Ricciardi, il Responsabile scientifico AriSLA, Anna Ambrosini, e i ricercatori finanziati di Milano, Pavia, Padova, Torino, Trieste e Verona.

Fondazione Cariplo prosegue la sua attività di sviluppo e sostegno di progetti legati all’economia circolare, nell’ambito della ricerca scientifica. Il Consiglio di Amministrazione ha deliberato la concessione di 13 contributi, per un totale di 3,7 milioni di euro, ad iniziative che puntano su questo asset fondamentale.

I provvedimenti sono solo l’ultima delle tante tappe di un processo che ha visto la Fondazione impegnata nel tempo e a vari livelli di profondità, realizzati non solo sul fronte dell’attività filantropica, ma anche attraverso il CE Lab, il Centro per l’Economia Circolare, realizzato in collaborazione con Intesa Sanpaolo e Cariplo Factory. Grazie ad un recente accordo il CE Lab amplia la propria offerta su tre aree d’azione: circular innovation, che si traduce in consulenza, accompagnamento e supporto nel passaggio al modello circolare; circular education, con percorsi di formazione dedicati in particolare alle PMI (in partnership con Intesa Formazione); circular connection, attraverso il coinvolgimento di partner nazionali e internazionali per la realizzazione di incontri, tavole rotonde, piattaforme di networking e paper tematici

La crisi generata dalla pandemia da Coronavirus ha imposto con ancora più forza la necessità di uno sviluppo sostenibile nel medio-lungo periodo e il ripensamento di modelli di business e filiere. Un nuovo concetto di produzione, di design, di distribuzione, di cambiamento nei modelli di consumo, per prolungare la vita dei prodotti favorendo il riciclo, riuso e recupero dei materiali e dell’energia.

È questo lo scenario in cui Fondazione Cariplo ha attivato un’azione specifica lanciando nei mesi scorsi la terza edizione del Bando Economia circolare: ricerca per un futuro sostenibile.

Tredici i progetti selezionati quest’anno, ai quali sono stati destinati risorse economiche per 3,7 milioni di euro. Le iniziative hanno l’obiettivo di sviluppare nuovi materiali, sistemi più efficienti di rigenerazione e riutilizzo di beni e valorizzare rifiuti organici e inorganici. Il passaggio, graduale ma essenziale verso un modello di economia circolare è un mutamento fondamentale destinato a segnare una svolta nei sistemi produttivi, nei modelli di business, negli stili di consumo dei cittadini in grado di portare grandi benefici per l’ambiente, per il clima e per la salute umana.

Tra i progetti selezionati c’è quello del Consorzio Interuniversitario Nazionale per la Scienza e Tecnologia dei Materiali: con la crescita della popolazione mondiale e le rapide innovazioni tecnologiche, la domanda di energia ha raggiunto livelli senza precedenti. Attualmente il 90% della quota di mercato del fotovoltaico è basata sulla tecnologia al silicio ma alcuni fattori ostacolano lo sviluppo di tecnologie solari innovative. L’obiettivo del progetto è di affrontare questa sfida e guidare un cambio di paradigma verso soluzioni innovative e sostenibili nel sistema di generazione di energia.

E ancora quello promosso dal Politecnico di Milano: la ricerca si pone il problema di rigenerare gli utensili da taglio in acciaio riducendo il consumo di cobalto e tungsteno e di altri elementi.

Anche l’Università degli Studi di Pavia lavorerà su questo fronte con un progetto che valorizza il siero di latte riducendo l’impatto ambientale e i costi associati al suo smaltimento. I prodotti finali legati ai settori alimentare, cosmetico e farmaceutico, verranno trasformati, riutilizzati e, a fine vita, reimmessi e reintegrati nella biosfera senza danno.

L’Università degli Studi di Milano parte da uno studio recente che ha evidenziato che una percentuale degli sprechi alimentari indifferenziati nel Nord Italia è ancora commestibile. Proprio per questo, maggiori sforzi saranno essenziali per promuovere percorsi sostenibili, non solo verso migliori procedure di gestione dei rifiuti e consapevolezza dello spreco alimentare, ma anche nella direzione del riutilizzo e valorizzazione dei materiali che conservano ancora qualche utilità residua nel sistema di produzione.

Si chiude un anno difficile, nel quale Fondazione Cariplo si è data l’obiettivo di non mancare ai propri impegni. Per il prossimo anno Fondazione Cariplo ha confermato un budget di 140 milioni di euro per le attività filantropiche identificando nove obiettivi chiave che guideranno l’attività della Fondazione, pronta – come già è successo nel 2020 – ad adattarsi alle necessità e al contesto. Tra gli obiettivi il cambiamento climatico, la tutela dell’ambiente e della biodiversità. Nel 2021 alcuni strumenti erogativi affronteranno le sfide ambientali come leva per lo sviluppo sostenibile e la resilienza delle comunità.

Giovanni Fosti, Presidente Fondazione Cariplo: "Identificare priorità condivise e lavorare tutti nella stessa direzione: questo è il metodo per rendere reale e concreta la transizione ad una economia green. Con il Bando “Economia circolare: ricerca per un futuro sostenibile” la Fondazione Cariplo ha voluto tracciare una direzione di lavoro chiara sulla quale ingaggiare il mondo della ricerca scientifica. I 13 progetti selezionati lavoreranno sull’applicazione di modelli di economia circolare in diversi ambiti, collegandosi ad altre iniziative che la Fondazione sta promuovendo da tempo su questo tema, come ad esempio le attività del CE LAB, il Centro per l’Economia Circolare realizzato in collaborazione con Intesa Sanpaolo e Cariplo Factory, e la Food Policy avviata dal Comune di Milano e Fondazione Cariplo per rendere più sostenibile il sistema alimentare della città".

L'impegno di Fondazione Cariplo

L'Economia Circolare è fondata su un nuovo concetto di produzione e di cambiamento nei modelli di consumo che si attua attraverso la riduzione degli sprechi di materiale e di energia utilizzata, la riduzione dell’apporto di materia prima non rinnovabile e la valorizzazione degli “scarti”. È un approccio che riguarda tutte le fasi della filiera: dalla progettazione, ai processi produttivi, alla commercializzazione, all’utilizzo e ai sistemi di riciclo e riutilizzo dei materiali. L’obiettivo è quello di realizzare prodotti e servizi con meno energia e di eliminare o minimizzare alla radice gli impatti negativi sull'ambiente. Ma lo sviluppo dell’Economia Circolare è anche una grande opportunità per ripartire con un'economia radicata nei territori, creando filiere tra loro connesse e rendendo più diffusa l’innovazione. Un'opportunità, dunque, che mette a sistema le competenze scientifiche e tecniche, la chimica, la fisica, le biotecnologie, l'agricoltura e i rifiuti cercando di migliorare la qualità di suoli, dell'aria e dell'acqua incrociando le innovazioni con i grandi problemi ambientali e sociali, trasformandoli in un'opportunità enorme che il Paese non può perdere. L'Italia ha tantissimi esempi positivi di grande livello e dobbiamo fare in modo che diventino sistema e strategia del Paese a vantaggio di un futuro sostenibile.

Dal momento che l’Economia Circolare coniuga, in maniera virtuosa, sviluppo economico, salvaguardia ambientale e promozione di lavoro qualificato (soprattutto di lavoro giovanile), l’Economia Circolare è perfettamente in linea con le linee strategiche della Fondazione, da sempre attenta all’innovazione, alla sostenibilità ambientale e alla formazione del capitale umano.

Fondazione Cariplo ha realizzato alcune attività in tema di Economia circolare:

  1. Attività di sensibilizzazione, comunicazione, definizione e diffusione di buone pratiche
  2. Attività erogativa

Dal 2014 l’Area Ricerca Scientifica ha sostenuto numerosi progetti legati all’economia circolare nei bandi dedicati alla ricerca agroalimentare e alla bioeconomia. Due esempi emblematici: nell’ambito del progetto AGER – promosso da 16 fondazioni di origine bancaria di cui Fondazione Cariplo è capofila – è stato finanziato all’Università di Udine in partnership con L’università di Bologna e Tor Vergata di Roma il progetto “BIOVALE” che sviluppa un innovativo modello di “bioraffineria” per la valorizzazione dei sottoprodotti e dei residui di vinificazione. Attraverso una tecnologia verde, che non prevede l’uso di solventi organici e permette di ottenere estratti di elevata purezza, si otterranno componenti per i settori alimentare, farmaceutico, cosmetico e per produrre bioplastiche e bioenergia. Nel bando Biotecnologie – edizione 2017 insieme a ad Innovhub Stazioni Sperimentali per I’industria è stato finanziato il progetto CIRCO finalizzato alla valorizzazione degli scarti della tostatura del caffè; anche in questo caso, attraverso un innovativo processo di estrazione, sono stati recuperati componenti utili per la produzione di carta e per l’industria cosmetica. La ricerca è promossa dal Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di scienze e tecnologie molecolari in partnership con l’Università degli Studi di Milano, l’Accademia Europea di Bolzano e le aziende Intercos SpA e FAVINI srl, rispettivamente attive in ambito cosmetico e della produzione della carta.

L’impegno a favore della ricerca sul tema dell’Economia Circolare ha poi subito una svolta decisiva nel 2018 con il lancio del bando “Economia circolare: ricerca per un futuro sostenibile” che sostiene progetti di ricerca espressamente volti a promuovere innovazioni di prodotto e di processo secondo il paradigma dell’economia circolare. Tale linea di finanziamento, che ha una dotazione annua di 3,5 milioni, sarà riproposta anche nel 2019. Dal 2018 infatti il bando dedicato alle biotecnologie è confluito nel bando dedicato all’economia circolare. Nel 2018 sono pervenuti 67 progetti, 60 sono passati alla fase valutazione di merito e 12 sono stati finanziati per un contributo deliberato di € 3.482.176. Nel 2019 sono pervenuti 110 progetti, 105 sono passati alla fase di valutazione di merito e 12 sono stati finanziati per un contributo deliberato di € 3.368.092. Nel 2020 sono pervenuti 126 progetti e passeranno alla fase di valutazione in ottobre. Il budget a disposizione è € 3.600.000.

In area Ambiente è stato realizzato il Bando Plastic challenge. Il bando, alla sua seconda edizione, intende sostenere iniziative finalizzate alla riduzione del consumo di prodotti e imballaggi in plastica monouso e dei rifiuti che ne derivano, andando ad agire sul cambiamento delle modalità di produzione, offerta, uso e consumo di tali prodotti promuovendo alternative sostenibili che rispondano ai criteri di economia circolare attraverso nuovi modelli di progettazione che rendano il riutilizzo, la riparazione e il riciclo possibili, facili e convenienti. Nel 2020 sul bando Plastic challenge sono stati 23 con un contributo medio richiesto di 72.762 euro, il budget disponibile è di 950.000 euro.

QuBì povertà digitale, contrasto della povertà digitale che colpisce in particolar modo i minori in età scolare appartenenti a famiglie in situazioni di povertà. Obiettivo dell’intervento è contrastare il divario digitale dei minori delle famiglie più svantaggiate per favorire il percorso di apprendimento in una didattica in trasformazione, attraverso la distribuzione di dispositivi informatici, l’accesso alla rete internet e l’accompagnamento allo sviluppo delle competenze digitali necessarie. Con la chiusura delle scuole come misure di contenimento del contagio e conseguente passaggio alla didattica a distanza, molti dei minori appartenenti a famiglie a basso reddito si sono trovati fondamentalmente esclusi dalla didattica tout court, a partire dal marzo 2020. Una delle sfide più impegnative per perseguire l’obiettivo di contrasto del divario digitale è reperire la strumentazione hardware adeguata ad attuare il processo: si tratta di un aspetto particolarmente critico se si considera l’attuale momento storico dato che, a causa dell’implementazione di massa del lavoro da casa, il mercato degli hardware informatici ha subito una forte pressione riducendo la possibilità di acquistare a prezzi calmierati o ottenere donazioni in-kind. Tuttavia, ispirandosi ai principi di circolarità e riuso dei beni che da anni contraddistinguono la strategia della Fondazione, queste difficoltà di reperimento possono essere viste come un ulteriore stimolo a sfruttare le opportunità del mercato dei ricondizionati. Si è quindi scelto di creare una filiera di recupero device e ricondizionamento degli stessi che sta portando sui territori milanesi – a partire da alcuni quartieri dove è attiva la rete QuBì – la consegna di 500 device provenienti da più donatori a cui è stata affiancata la possibilità di richiedere una connessione gratuita per due mesi.

La Food Policy cittadina in collaborazione con QuBì, la ricetta contro la povertà infantile e altri partner che lavorano sul tema del recupero e della redistribuzione del cibo in città, hanno proposto un modello di lavoro che sta permettendo alla città di Milano di avere, grazie all’impegno del Banco Alimentare della Lombardia, un recupero di derrate alimentari ancora edibili che – tramite donazioni della Grande Distribuzione Organizzata – vengono raccolte, controllate e quindi redistribuite al circuito di realtà convenzionate con il Banco Alimentare: non solo quindi recupero di cibo, ma possibilità di arricchire con il fresco (frutta e verdura) i pacchi viveri distribuiti dalle parrocchie alle famiglie che sono in una condizione di povertà.

Fondazione Cariplo è lieta di annunciare i “Milan Pact Talks”, un'edizione speciale dei Milan Pact Awards, l’iniziativa sostenuta dalla Fondazione Cariplo nell’ambito delle attività della Food Policy di Milano, che quest’anno è stata interamente dedicata alla raccolta di buone pratiche in risposta all’emergenza del sistema alimentare associata alla diffusione del virus COVID19. Lo scopo dei Milan Pact Awards è da sempre quello di riconoscere l'innovazione e stimolare lo scambio di buone pratiche tra le città firmatarie del Milan Urban Food Policy Pact. Le quattro  precedenti edizioni dei Milan Pact Awards hanno raccolto complessivamente 261 pratiche alimentari. Quest’anno, in una sola edizione, sono state raccolte 109 pratiche, cosa che ha reso l’edizione 2020 la più partecipata.

I Milan Pact Talk sono stati celebrati in un evento digitale dedicato al Milan Urban Food Policy Pact, il patto dei sindaci siglato a Milano nel 2015 per promuovere lo sviluppo di sistemi alimentari urbani sostenibili, a cui oggi aderiscono oltre 200 città che rappresentano oltre 350 milioni di persone nel mondo. L’evento si è aperto con il messaggio del Sindaco di Milano e Presidente del Comitato Direttivo Giuseppe Sala e degli altri rappresentanti del Comitato. Alla giornata hanno partecipato anche la vicesindaco di Milano con delega alla Food Policy Anna Scavuzzo, il direttore Area Scientifica e Tecnologica di Fondazione Cariplo Carlo Mango, Marcela Villarreal (director of Partnership and UN Collaboration Division FAO), Gunhild A. Stordalen (Founder & Executive Chair EAT Foundation) e Thom Achterbosch (Senior Researcher Wageningen Economic Research). L’evento si è concluso con l’intervento del sindaco di Barcellona Ada Colau, che ospiterà il Global Forum nel 2021.

Rivedi l'evento

  

Inoltre, grazie alla grande partecipazione da parte delle città firmatarie ai Milan Pact Talks 2020, Comune di Milano e Fondazione Cariplo hanno deciso di creare e mettere a disposizione delle città una video-libreria di tutte le buone pratiche raccolte grazie a questa iniziativa disponibili sul nuovo canale YouTube.

È online la Call for ideas Foody Zero Sprechi. La call, in collaborazione con Milano Food Policy, scadrà il 31 gennaio 2021 (prorogata al 10 Febbraio alle ore 17.00). L’obiettivo è quello di contribuire all’attuazione della Food Policy di Milano, lo strumento promosso in sinergia da Fondazione Cariplo e Comune di Milano che supporta la città per rendere più sostenibile il sistema alimentare. In particolare, la Call si allinea con la Priorità 1 della Food Policy – Garantire cibo sano per tutti e la Priorità 2Promuovere la Sostenibilità del sistema alimentare. Con questo strumento la Fondazione Cariplo intende stimolare il recupero delle eccedenze alimentari nell’ambito del fresco per favorire una dieta più sana e completa per le persone che si trovano in condizione di fragilità economica e sociale e, contemporaneamente, migliorare le attuali dinamiche che caratterizzano lo spreco e la ridistribuzione del cibo fresco.

Rilanciare l’occupazione in chiave green dei territori e rafforzare le reti, è questo l’obiettivo di ECO: Economia di COmunità, il nuovo progetto di Fondazione Cariplo per promuovere uno sviluppo economico sostenibile, coerentemente con le indicazioni dell’Unione Europea.

Con 2 milioni di euro, Fondazione Cariplo mette in campo un set di azioni:

  • mirate su territori selezionati tramite una Call for ideas destinata a partenariati pubblico-privati ammissibili al contributo della Fondazione che propongano idee relative a iniziative imprenditoriali green di comunità. La scadenza della Call è fissata alle ore 17.00 del 21 aprile 2021.
  • diffuse su tutto il territorio di riferimento in cui opera la Fondazione, finalizzate a rafforzare reti e competenze e a diffondere il più possibile modelli di sviluppo sostenibili.

Mercoledì 20 Gennaio alle ore 11 sarà online la presentazione in streaming on demand della Call for Ideas, con la partecipazione di:

Elena Jachia, Direttrice Area Ambiente Fondazione Cariplo

Noemi Canevarolo, responsabile del Progetto ECO, Area Ambiente Fondazione Cariplo

Marco Gerevini, consigliere di amministrazione della Fondazione Social Venture Giordano dell'Amore, partner del progetto ECO.

Segui la presentazione a questo link: https://bit.ly/PresentazioneCallECO

Per approfondimenti vai alla pagina del progetto

 

Fondazione Cariplo e Comitato Banco dell’energia onlus, realtà non profit promossa da A2A, hanno selezionato i diciassette progetti che saranno sostenuti dalla terza edizione del bando Doniamo Energia. Il bando ha l’obiettivo di alleviare e contrastare le nuove povertà e la vulnerabilità sociale, tramite interventi in grado di intercettare precocemente le persone e le famiglie fragili e favorire la loro riattivazione attraverso misure personalizzate.

Con risorse complessive pari a 2 milioni di euro, di cui 1,5 milioni di euro messi a disposizione da Fondazione Cariplo e 500 mila euro messi a disposizione dal Banco dell’energia, il bando ha rappresentato la prima linea di intervento di un programma più ampio di contrasto alla povertà promosso dalla stessa Fondazione Cariplo, in collaborazione con Fondazione Vismara e con la partecipazione delle Fondazioni di Comunità, che sarà realizzato attraverso fasi e azioni graduali, con una forte attenzione ai singoli contesti territoriali. Nei giorni scorsi, inoltre, la Commissione Centrale di Beneficenza dell’ente milanese ha approvato il Documento previsionale programmatico per il 2021, che ha previsto un budget di circa 140 milioni di euro per l’attività filantropica del prossimo anno e ha definito i 9 obiettivi strategici su cui orientare l’attività e le risorse filantropiche. Tra questi obiettivi un posto prioritario riveste il contrasto alle nuove povertà causate dalla crisi e dall’ancor maggior distanziamento sociale che ne è derivato.

Il bando “Doniamo Energia 3” rientra in questa visione poiché, rivolgendosi alle reti sostenute nell’ambito delle due precedenti edizioni, permette il sostegno di progetti in grado di attivarsi rapidamente per intercettare le famiglie in situazione di vulnerabilità, anche a seguito dell’emergenza Covid 19, orientarle e sostenerle affinché non scivolino in una povertà severa e cronica. Gli interventi prevedono risposte finalizzate a dare immediato sollievo alle situazioni più critiche e a offrire servizi di orientamento e riordinamento nel mondo del lavoro per le persone rimaste disoccupate a causa dell’emergenza sanitaria, continuando a dare attenzione alla povertà energetica, spesso un primo segnale di difficoltà per molte famiglie.

Le 17 proposte selezionate hanno dimostrato buone capacità di lettura dei nuovi bisogni emersi a seguito dell’emergenza sanitaria e le competenze per poter rispondere in tempi rapidi a tali bisogni, anche in ambito di reinserimento lavorativo; la composizione ampia e variegata delle reti e in particolare il raccordo con l’Ente pubblico, che caratterizza molti progetti, contribuiranno alla presa in carico delle famiglie che, a causa della pandemia, sono scivolate verso condizioni di povertà e vulnerabilità e hanno richiesto aiuti per la prima volta.

Giovanni Fosti, Presidente di Fondazione Cariplo: “La rete di legami che tiene insieme le nostre comunità è indispensabile per costruire un futuro di crescita in cui nessuno venga lasciato indietro. Sostenere i soggetti che promuovono queste reti è la strada più efficace per arrivare alle persone in modo tempestivo e adeguato ai loro bisogni. Da anni Fondazione Cariplo lavora in questa direzione, perché solo attraverso la collaborazione con chi conosce da vicino la realtà del territorio possiamo renderci conto dei bisogni reali delle persone e costruire insieme risposte concrete. Oggi stiamo toccando con mano la concretezza di questo approccio, che vogliamo continuare a sviluppare con sempre maggiore convinzione.

Con i progetti di questo Bando si è riusciti ad intensificare ulteriormente l’efficacia delle iniziative a supporto delle persone che si trovano in  situazioni di difficoltà economica e sociale  – ha dichiarato Marco Patuano, Presidente di A2A e del Banco dell’energia onlus Siamo soddisfatti di questo risultato,  alcuni di questi  progetti diverranno dei case study per il loro impatto e la capacità di ottimizzare diverse attività. Il nostro Gruppo continuerà a sostenere queste iniziative con un ruolo attivo, cercando di stimolare ulteriori progettualità simili.”

Il contesto

La fase di lock-down ha avuto infatti un impatto immediato sull’economia del Paese e sui bilanci delle famiglie. I riverberi economici e sociali dell’emergenza sanitaria non si fermeranno però con l’allentamento delle misure cautelative: il sistema economico del Paese ne uscirà fortemente indebolito e sempre più persone della classe media e categorie a basso reddito rischieranno di scivolare in una situazione di povertà da cui sarà difficile rialzarsi. Oltre al peggioramento della situazione di persone e famiglie già a rischio di vulnerabilità prima dell’emergenza, si aggiunge il rischio di perdita di posti di lavoro con il conseguente scivolamento di nuove famiglie in una situazione di fragilità.

Peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla”. Ha ragione Papa Francesco. Oltre a gestire al meglio l’emergenza limitando i danni sanitari e sociali dobbiamo lavorare da subito per un futuro migliore. L’Europa in questa drammatica crisi ha saputo guardare oltre superando rigidità ed egoismi, ritrovando la sua anima e rinnovando la sua missione. La sfida che ci attende richiede che vengano mobilitate energie economiche, tecnologiche, istituzionali, politiche, sociali. E culturali: in questa direzione va anche il progetto della presidente della Commissione Ursula von der Leyen di dare vita ad una nuova Bauhaus europea per affrontare la crisi climatica. Un progetto su cui l’Italia, col suo primato nel design, ha molto da dire. L’Europa si è mossa e l’Italia deve fare la sua parte. Non è fuori luogo, di fronte ai 209 miliardi (quasi 80 per affrontare la crisi climatica) che il Recovery Fund assegna all’Italia (e più in generale al Next Generation EU), ricordare il Piano Marshall: un riferimento che mette in evidenza l’entità della crisi in corso e che può essere di buon auspicio perché a quel piano oggi colleghiamo l’orgoglio di aver saputo mostrare al mondo di che pasta siamo fatti, quali sono i no­­­­stri punti di forza. Punti di forza che vediamo dai dati di GreenItaly 2020 che mai come ora possono essere utili al Paese. L’undicesimo rapporto GreenItaly della Fondazione Symbola e di Unioncamere – promosso in collaborazione con Conai, Ecopneus e Novamont, con la partnership di Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne srl ed Ecocerved, con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare – misura e pesa la forza della green economy nazionale. La ricerca, con un focus sulla Regione Lombardia, è stata presentata da Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola e Giuseppe Tripoli, Segretario generale Unioncamere. Ne hanno discusso Giovanni Fosti, presidente Fondazione Cariplo; Antonio Calabrò Responsabile Cultura di Confindustria, Vicepresidente di Assolombarda e Consigliere delegato Fondazione Pirelli; Raffaele Cattaneo Assessore Ambiente Regione Lombardia; Regina De Albertis Presidente giovani Ance. Ha moderato i lavori Paola Pierotti Architetto, giornalista PPAN.

Sono oltre 432 mila le imprese italiane dell’industria e dei servizi con dipendenti che hanno investito negli ultimi 5 anni (2015-2019) in prodotti e tecnologie green. In pratica quasi una su tre: il 31,2% dell’intera imprenditoria extra-agricola. Valore in crescita rispetto al quinquennio 2014-2018, quando erano state 345 mila (il 24% del totale). Nel manifatturiero sono più di una su tre (35,8%). Il 2019 ha fatto registrare un picco con quasi 300 mila aziende hanno investito sulla sostenibilità e l’efficienza (il dato più alto registrato da quando Symbola e Unioncamere hanno iniziato a misurare gli investimenti per la sostenibilità). In questi investimenti fanno la parte del leone l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili insieme al taglio dei consumi di acqua e rifiuti, seguono la riduzione delle sostanze inquinanti e l’aumento dell’utilizzo delle materie seconde.

Tutto questo prima dello shock della pandemia, a cui hanno reagito meglio proprio le imprese più votate al green. Secondo un’indagine svolta da Symbola e Unioncamere nel mese di ottobre 2020 (1.000 imprese manifatturiere, 5-499 addetti) chi è green è più resiliente. Tra le imprese che hanno effettuato investimenti per la sostenibilità il 16% è riuscito ad aumentare il proprio fatturato, contro il 9% delle imprese non green. Ciò non significa che la crisi non si sia fatta sentire, ma comunque in misura più contenuta: la quota di imprese manifatturiere il cui fatturato è sceso nel 2020 di oltre il 15% è dell’8%, mentre è stata quasi il doppio (14%) tra le imprese non eco-investitrici. Il vantaggio competitivo delle imprese eco-investitrici si conferma in un periodo così complesso anche in termini occupazionali (assume il 9% delle green contro 7% delle altre) e di export (aumenta per il 16% contro il 12%). Questo anche perché le aziende eco-investitrici innovano di più (73% contro 46%), investono maggiormente in R&S (33% contro 12%) e utilizzano o hanno in programma di utilizzare in misura maggiore tecnologie 4.0. Nonostante l’incertezza del quadro futuro, le imprese dimostrano di credere nella sostenibilità ambientale: quasi un quarto del totale (24%) conferma eco-investimenti per il periodo 2021-2023.

Dall’indagine emerge chiaramente anche che green e digitale insieme rafforzano la capacità competitiva delle nostre aziende. Le imprese eco-investitrici orientate al 4.0 nel 2020 hanno visto un incremento di fatturato nel 20% dei casi, quota più elevata del citato 16% del totale delle imprese green e più che doppia rispetto al 9% delle imprese non green.

"In questa fase drammatica emerge con più forza la necessità di una svolta decisa verso una sostenibilità reale, che arrivi a coinvolgere i processi aziendali e produttivi. I dati del nuovo rapporto sulla Greeneconomy – afferma il presidente della Fondazione Cariplo, Giovanni Fostici dimostrano che questa consapevolezza si sta diffondendo in modo significativo nel nostro territorio, coinvolgendo imprese, istituzioni ed enti non profit nello sviluppo di nuovi modelli di creazione di valore nell’interesse della collettività. Fondazione Cariplo da anni promuove l’economia circolare con molte iniziative nel campo della ricerca, sul territorio e nella diffusione di buone pratiche, costruendo reti di collaborazione stabile su questo tema. Occorre unire gli sforzi di tutti per tenere insieme sviluppo economico, coesione sociale e tutela dell’ambiente: soltanto così potremo generare valore per le nostre persone e contribuire alla crescita delle nostre comunità e del Paese."

La Lombardia può essere alla guida di un’Italia pronta al Recovery Fund – afferma il presidente della Fondazione Symbola Ermete Realacci – e la Green Economy è la migliore risposta alla crisi che stiamo attraversando. Un’economia più a misura d’uomo, più civile e gentile, come recita il Manifesto di Assisi, e per questo più resiliente e competitiva che non lasci indietro nessuno, che non lasci solo nessuno. Sprecare l’occasione del Next Generation EU sarebbe per l’Italia un errore gravissimo. Nel Rapporto GreenItaly si coglie una accelerazione verso il green del sistema imprenditoriale italiano. Un’Italia che fa l’Italia ed è la sperimentazione in campo aperto di un paradigma produttivo fatto di cura e valorizzazione dell’ambiente, dei territori e delle comunità, che ci può aiutare ad uscire dalla crisi migliori di come ci siamo entrati. Una occasione che non possiamo perdere senza compromettere il nostro futuro: “È nella crisi – ha scritto Albert Einstein – che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze”. 

Dal Rapporto emergono quattro punti fondamentali”, ha sottolineato il segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli. “1. La transizione verde è un percorso su cui le imprese italiane si sono già avviate: un quarto di esse, malgrado le avversità di questo periodo, intende investire nella sostenibilità anche nel prossimo triennio. 2. Le imprese della greeneconomy sono più resilienti: nel 2020, hanno registrato perdite di fatturato inferiori alle altre, sono ottimiste più delle altre e ritengono di recuperare entro 1-2 anni i livelli di attività precedenti alla crisi. 3. Le imprese green innovano di più, investono maggiormente in R&S, utilizzano di più le tecnologie 4.0 e privilegiano le competenze 4.0. 4. Le imprese giovanili guardano di più al green: il 47% delle imprese di under 35 ha investito nella greeneconomy nel passato triennio contro il 23% delle altre imprese”. 

Molte delle imprese italiane, nonostante la crisi prodotta dal Covid-19, non hanno rinunciato a innovare e scommettere sulla sostenibilità ambientale, anzi, alcune hanno deciso di alzare la posta per essere ancora più competitive e resilienti. Il lavoro di queste imprese spinge il Paese verso le frontiere avanzate della sostenibilità.

Siamo infatti il campione europeo nell’economia circolare e nell’efficienza dell’uso delle risorse. L’Italia, ci dice Eurostat, è in assoluto il Paese europeo con la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti: 79%, il doppio rispetto alla media europea (solo il 39%) e ben superiore rispetto a tutti gli altri grandi Paesi europei (la Francia è al 56%, il Regno Unito al 50%, la Germania al 43%). Non solo. Complessivamente, la sostituzione di materia seconda nell’economia italiana comporta un risparmio potenziale pari a 23 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio e a 63 milioni di tonnellate di CO2. Si tratta di valori equivalenti al 14,6 % della domanda interna di energia e al 14,8% delle emissioni climalteranti (2018).

Per ogni chilogrammo di risorsa consumata, l’Italia genera – a parità di potere d’acquisto (PPS) – 3,6 € di PIL, contro una media europea di 2,3 € e valori di 2,5 della Germania o di 2,9 della Francia (mentre la produttività è più elevata nel Regno Unito, 3,9 €/kg, per ragioni anche connesse alla struttura economica meno industriale). Produciamo meno rifiuti: 42,3 milioni di tonnellate per ogni milione di euro, contro il 58,9 della media dei grandi Paesi Ue (e i 59,5 della Germania). L’economia circolare diventa mainstream e tutti i settori ricorrono in maniera più consistente a materiale di recupero, anche nelle produzioni di fascia alta (ad esempi gli agglomerati di quarzite o l’arredamento di design). L’industria italiana del legno arredo è infatti prima in Europa in economia circolare: il 93% dei pannelli truciolari prodotti in Italia è fatto di legno riciclato.

Con il taglio record del 20% sull’uso dei pesticidi (2011-2018) l’agricoltura italiana si conferma la più green d’Europa, a fronte di un trend opposto in Francia e Germania (forse anche per questo, pur essendo la meno sussidiata, occupa il primo posto in UE per valore aggiunto con 31,8 miliardi di euro). Siamo il primo Paese europeo per numero di aziende agricole impegnate nel biologico dove sono saliti a ben a 80.643 gli operatori coinvolti (2019). Crescita trainata anche dal mercato interno, che persino durante il lockdown ha mostrato un incremento dell’11% delle vendite di prodotti bio nei supermercati.

L’Italia ha poi il primato comunitario di giovani (gli under 35 alla guida di un’impresa agricola sono oltre 56 mila) e donne in agricoltura (un’azienda agricola su quattro – 28% – è guidata da donne: quasi 210mila imprenditrici).

L’Italia è uno dei campioni mondiali nel campo della chimica verde e sostenibile e delle bioplastiche, soprattutto per quanto riguarda la ricerca e l’innovazione, grazie ad alcuni tra i leader globali che guidano i progressi del settore (come Novamont). E i prodotti di questa nuova chimica sono utilizzati dalle imprese di filiera sempre più numerose, dall’agroalimentare al tessile. Proprio il nostro settore tessile guida la conversione sostenibile della moda: nelle fibre e, appunto, nell’uso di prodotti chimici più sostenibili.

Green Jobs: occupazione e innovazione

Nel 2018 il numero dei green jobs in Italia ha superato la soglia dei 3 milioni: 3.100.000 unità, il 13,4% del totale dell’occupazione complessiva (nel 2017 era il 13,0%). L’occupazione green nel 2018 è cresciuta rispetto al 2017 di oltre 100 mila unità, con un incremento del +3,4% rispetto al +0,5% delle altre figure professionali. La green economy è anche una questione anagrafica. Una importante spinta al nostro sistema manifatturiero verso la sostenibilità ambientale, infatti, è impressa dai giovani imprenditori: tra le imprese guidate da under 35, il 47% ha fatto eco-investimenti, contro il 23 delle over 35. Green economy significa anche cura sociale: il 56% delle imprese green sono imprese coesive, che investono cioè nel benessere economico e sociale dei propri lavoratori e della comunità di appartenenza relazionandosi con gli attori del territorio (altre imprese, stakeholder, organizzazioni non profit, ecc.); tra le imprese che non fanno investimenti green, invece, le coesive sono il 48%.

Focus sulla Lombardia

Con 77.691 imprese, la Lombardia è al primo posto in Italia nella graduatoria regionale per numero assoluto di aziende che hanno investito, o investiranno entro l’anno, in tecnologie green.  Passando dal livello regionale a quello provinciale, è Milano con le sue 30.902 imprese green la provincia più virtuosa della Lombardia. Seconda Brescia con 10.201 imprese, il terzo gradino del podio è occupato da Bergamo a quota 8.095. Seguono Monza e Brianza con 5.932 e Varese con 5.867; poi Como con 4.251; Pavia con 2801; Mantova con 2691; Lecco con 2403; Cremona con 1921; Sondrio con 1383 e infine Lodi con 1244. L’ottimo risultato della provincia di Milano è confermato anche su scala nazionale: Milano è al primo posto in Italia nella graduatoria provinciale per numero di imprese green. Ma i primati della regione non si fermano qui: con 137.097 contratti stipulati a green jobs dalle imprese per il 2019, la Lombardia è al vertice anche della graduatoria regionale per numero di contratti stipulati o programmati entro l’anno.
Un primato nazionale che vanta anche Milano, con le sue 74.062 mila attivazioni di contratti a green jobs previste a livello provinciale, il 14,2% del totale nazionale.

Il rapporto GreenItaly 2020 completo su: www.symbola.net

Una sfida nuova e urgente. Fondazione Cariplo sostiene tredici iniziative sul territorio della Lombardia a con l’obiettivo preciso di sfidare le plastiche monuso, promuovendo la sostenibilità ambientale locale. Un budget importante di 950 mila euro per questa seconda edizione del bando destinati alla riduzione del consumo di prodotti e imballaggi monouso in plastica e dei rifiuti che ne derivano.

L’impiego della plastica ha da qualche anno radicalmente modificato l’offerta di beni e servizi e le abitudini di acquisto e consumo divenendo una delle più grandi minacce per l’ambiente. I rifiuti plastici, infatti, si trovano ormai ovunque in natura, minacciando non solo gli habitat di acqua dolce come i fiumi, i laghi e la biodiversità marina, ma interessando anche aria e suolo, fino a raggiungere la catena alimentare dell’uomo.
La situazione è preoccupante poiché si stima che la produzione di materie plastiche raddoppierà entro il 2025. È necessario agire soprattutto in un’ottica di prevenzione e riduzione all’origine della quantità di plastica prodotta, impiegata e consumata, puntando prioritariamente sul cambiamento delle abitudini di consumo e degli stili di vita.
I progetti sostenuti da Fondazione Cariplo hanno il merito di individuare soluzioni efficaci finalizzate alla riduzione dei rifiuti in plastica monouso nelle comunità locali attraverso la modifica dei comportamenti di vendita, acquisto e consumo. In un contesto in cui tali abitudini possono costituire un ostacolo al cambiamento, è importante ridurre la distanza tra la consapevolezza di un problema e l’azione: per questo la seconda edizione del bando ha suggerito l’adozione di una “spinta gentile”, il cosiddetto “nudge”, che si ispira ai principi dell’economia comportamentale e che mira a colmare questo divario.
È stato infatti testato che, attraverso piccole modifiche, ad esempio nel posizionamento dei prodotti o nelle informazioni fornite ai consumatori, è possibile agevolare scelte di consumo più consapevoli e sostenibili dal punto di vista ambientale. Costante nei tredici progetti sostenuti è proprio lo sforzo di generare un cambiamento dei modelli di consumo e delle abitudini di acquisto da parte di cittadini, poiché le tecnologie di riciclo difficilmente saranno in grado di far fronte all’aumento di rifiuti che si sta verificando in modo troppo rapido.
Tra i progetti sostenuti la Cooperativa Buena Vista ha proposto l’iniziativa CO.CO.CO, contenitori per il consumo consapevole con l’obiettivo di ridurre l’utilizzo di imballaggi in plastica attraverso l’utilizzo di vetro per le consegne di cibo a domicilio e un sistema premiante per le buone pratiche secondo la logica della gamification. Il Comitato Italiano Contratto Mondiale sull’Acqua Onlus (CICMA), con il progetto BeviMi: acqua del sindaco e consumi responsabili, vuole diminuire i rifiuti generati dal consumo di bottigliette di plastica aumentando la fiducia dei cittadini nei confronti dell’”acqua del sindaco”. Per raggiungere l’obiettivo sarà coinvolta la comunità degli atenei milanesi e sarà realizzata un’ app pensata per gli studenti. L’ambiente rimane anche per il 2021 uno dei settori strategici della Fondazione Cariplo. La programmazione del prossimo anno ha previsto risorse previsionali pari a circa 140 milioni di euro. Al settore Ambiente sono destinati 8,9 milioni di euro. Tra gli obiettivi strategici il cambiamento climatico, la tutela della biodiversità, lo sviluppo sostenibile e la resilienza delle comunità.

Claudia Sorlini, Vice Presidente Fondazione Cariplo “Possiamo vincere la sfida posta dall’aumento della produzione di rifiuti in plastica solo grazie a un cambiamento sistemico, un approccio che vada ad agire alla radice del problema ridefinendo i nostri modelli di consumo e di produzione. Dobbiamo concentrarci sulla prevenzione piuttosto che sulla cura, come suggeriscono le linee guida dell’Unione Europea sulla plastica monouso. È importante anche evitare gli sprechi attraverso soluzioni semplici e replicabili che coinvolgano direttamente le comunità locali, la cui partecipazione è indispensabile per un’efficace transizione verso un’economia circolare”.

Fondazione Cariplo e Fondazione Compagnia di San Paolo sostengono il corso executive in “Gestione dei patrimoni artistico-culturali e delle collezioni corporate”.

Il corso, prima iniziativa di Gallerie d’Italia Academy di Intesa Sanpaolo nell’ambito della formazione executive, è realizzato in collaborazione con Intesa Sanpaolo Formazione e Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura, con il contributo scientifico di Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali. Si avvale della collaborazione di docenti universitari, professionisti, manager della cultura e d’impresa, direttori, funzionari museali e di istituzioni culturali, esperti di chiara fama e consolidata esperienza negli ambiti oggetto di studio. 

Obiettivo del corso è quello di favorire la crescita delle competenze dei professionisti che operano nel settore dell’arte e della cultura. Tra i temi trattati: la tutela dei patrimoni di privati, istituzioni non profit e imprese, il contesto giuridico istituzionale in Italia e all’estero, la relazione pubblico-privato e le nuove forme di partnership, le prassi innovative di heritage management, il collection management in ambito privato e aziendale, la dimensione economico-finanziaria e contabile dei beni e delle attività culturali, le strategie di valorizzazione e di ampliamento della fruizione di patrimoni corporate e privati.  

L’approccio formativo è multidisciplinare, orientato allo sviluppo di conoscenze, capacità specifiche e competenze manageriali e affronta il tema della tutela, gestione e valorizzazione dei patrimoni culturali privati in un’ottica innovativa e attuale. 

Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura e Fondazione Cariplo sostengono il progetto consentendo tra l’altro a 8 candidati meritevoli, con meno di 35 anni, di partecipare gratuitamente al Corso, coerentemente con l’obiettivo di rendere accessibile l’offerta formativa e culturale.

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