Un fondo di 3 milioni e 785 mila euro per sostenere associazioni (Asd), società (Ssd) sportive dilettantistiche senza scopo di lucro, comitati e delegazioni regionali costretti a fermarsi per il blocco delle attività durante l’emergenza sanitaria. È stata resa nota oggi la graduatoria del bando “È di nuovo sport” un aiuto concreto alle società sportive che in Lombardia sono oltre 10 mila. La dotazione finanziaria complessiva è pari a 3.785.369 euro, di cui 2.785.369 euro a carico di Regione Lombardia e 1 milione di euro a carico di Fondazione Cariplo.
Nell'edizione 2020 sono state comprese sia le spese ordinarie sostenute dalle società sportive sia quelle legate all'emergenza sanitaria. Il contributo assegnato è pari al massimo al 70% delle spese ammissibili sino a un massimo di 10 mila euro. Due le linee di finanziamento: la prima a favore dei Comitati, delegazioni regionali che ha visto accolte 12 domande per un totale di 100 mila euro. Per quanto riguarda la seconda linea di finanziamento sono state 539 invece le associazioni (Asd), Societa' (Ssd) sportive dilettantistiche che riceveranno un contributo regionale a fondo perduto per un totale di 3,685 milioni di euro.
Un salvagente per lo sport regionale
Il provvedimento intende, inoltre, valorizzare associazioni e società sportive dilettantistiche quale parte integrante e fondamentale della comunità, grazie al valore formativo-educativo dell'attività motoria, in special modo per bambini e giovani, e alla connessa capacità di promuovere stili di vita sani e attivi e di contrastare i comportamenti devianti. Una riserva delle risorse è stata destinata per l'attività sportiva delle persone con disabilità: 15 le domande presentate e finanziate per un contributo totale di 108 mila euro. Il bando punta a salvaguardare il diritto allo sport per tutti, tutelando la rappresentatività di tutte le discipline sportive e la capillare presenza delle associazioni e società sportive dilettantistiche sul territorio lombardo.
“Le attività sportive creano occasioni di aggregazione e di crescita personale attraverso la promozione di valori positivi e uno stile di vita equilibrato. Soprattutto per i giovani lo sport rappresenta la possibilità di mettere alla prova le proprie capacità, di apprendere e di esprimere le proprie energie in un contesto che ha come scopo lo sviluppo e la salute della persona. In Fondazione Cariplo riteniamo che, in questo difficile momento, sostenere le associazioni sportive sia un investimento indispensabile perché l'accesso allo sport continui ad essere una possibilità per tutte le persone all’intero delle nostre comunità" ha dichiarato Giovanni Fosti, Presidente Fondazione Cariplo.
"Il bando vuole sostenere il sistema sportivo di base lombardo, la cui operatività è stata ed è duramente colpita dalla emergenza sanitaria Covid-19. Un obiettivo raggiunto grazie anche alla forte sinergia con Fondazione Cariplo, che ringrazio per aver immediatamente accolto la proposta di fare un'iniziativa a quattro mani in favore dello sport, stanziando un milione di euro – ha spiegato l'assessore Martina Cambiaghi, Assessore a Sport e Giovani di Regione Lombardia – Il mondo sportivo sta attraversato un momento storico molto complicato e con questa misura vogliamo dare un iniziale aiuto concreto alle società sportive. Siamo la regione più sportiva d'Europa e vogliamo tornare ad essere il centro del mondo sportivo italiano.Dopo l’ultimo provvedimento governativo le attività sportive di base hanno avuto un altro grave e grande colpo – ha poi concluso Cambiaghi – L’impegno è quello di trovare soluzioni da sottoporre anche al ministero competente ascoltando tutti gli attori dello sport, per risollevare non solo economicamente ma anche moralmente questo settore importante per la salute e la società”.
Nella seduta della Commissione Centrale di Beneficenza di oggi, Fondazione Cariplo ha nominato la nuova vicepresidente: si tratta di Valeria Negrini, bresciana, che tra le altre cose è Portavoce del Forum Terzo Settore della Lombardia e presidente di Confcooperative-Federsolidarietà Lombardia.
Una vita dedicata alla cooperazione sociale con diversi ruoli, inizia la sua esperienza come coordinatrice del centro diurno “L’Angolo per senza fissa dimora”. Tuttora impegnata con le cooperative La Rete e ArticoloUno che, in provincia di Brescia, operano con diverse tipologie di servizi nell’area del disagio adulto, della salute mentale e dell'orientamento e inserimento lavorativo, opera anche su temi come l’imprenditorialità sociale, il mutualismo, l'innovazione nei sistemi di welfare. Ha un Master in Economia e gestione delle cooperative e imprese sociali (ISFOR- Università&Impresa-Brescia).
Lo statuto di Fondazione Cariplo prevede la presenza di due vicepresidenti. Valeria Negrini va quindi ad affiancarsi a Claudia Sorlini.
Una casa per il digitale, un luogo di incontro fisico e virtuale, di scambio e confronto on line e on site attraverso digital experience, workshop, masterclass, attività formative e servizi creativi dedicati alle opportunità espressive e culturali del digitale, per stimolare unione e connessione da Milano verso il mondo: tutto questo è MEET, il centro internazionale per la cultura digitale con il supporto diFondazione Cariplo. Ideato e presieduto dalla critica d’arte e umanista Maria Grazia Mattei, MEET vuole contribuire a colmare il divario digitale italiano nella convinzione che l’innovazione sia un fatto culturale prima ancora che tecnologico e che, mai come oggi, sia necessario colmare il divario fra persone e tecnologie a partire dal capitale umano: “Humans MEET Digital” è, infatti, il claim che connota il centro.
“Ora più che mai, MEET è un presidio del digitale per superare l’isolamento e connettere Milano e l’Italia con il mondo. Non è “solo” una sede espositiva. MEET è una vera e propria content factory. È un laboratorio creativo aperto a tutti coloro che, in Italia e nel mondo, cerchino una piattaforma capace di progettare e produrre format digital-first e farli “rimbalzare” ovunque. La sede di MEET è un corpo ibrido, capace di vivere in forma fisica e allo stesso modo in forma virtuale. Lo stiamo già facendo con le decine di partner internazionali che sono in rete con noi, co-creando lecture, workshop e persino un Simposio internazionale con modalità interattive ed empatiche nonostante il distanziamento fisico” ha dichiarato Maria Grazia Mattei, fondatrice e presidente MEET.
“Il futuro si costruisce a partire dalla crescita delle persone e dalla possibilità che tutti avranno di accedere a occasioni di cultura e di apprendimento. L’accesso alla connessione e la dimensione digitale giocano un ruolo assolutamente cruciale e specialmente in questo momento dobbiamo indirizzare tutte le nostre risorse di capacità e di creatività nella ricerca di nuovi approcci che supportino la connessione tra persone, comunità e attori sociali. La sfida di MEET, che Fondazione Cariplo sostiene fin dalla sua nascita, è tracciare questa nuova via: essere un luogo – fisico e virtuale – di innovazione culturale che mette al centro il fattore umano e lo potenzia creando nuove connessioni digitali” ha commentato Giovanni Fosti, Presidente di Fondazione Cariplo.
L'edificio
MEET è in via Vittorio Veneto 2, nel cuore di Porta Venezia. Ad ospitarlo è un edificio di inizio Novecento che si sviluppa su 1500 metri quadrati distribuiti su tre piani, riprogettati dall’architetto Carlo Ratti con il suo studio, rispondendo alla sfida di creare una casa per la cultura digitale. Il progetto è imperniato sulla spettacolare Living Staircase, la scala abitata capace di diventare di volta in volta teatro o spazio di lavoro, l'edificio interpreta le idee di interconnessione e partecipazione. Elemento chiave di MEET è anche l’ImmersiveRoom, la sala immersiva dotata di 15 proiettori che offrono immagini estremamente luminose in 4K per una proiezione continua su tre pareti a 270°, e sul “Theater” da 200 posti con tre superfici di proiezione. Non di meno la luce Artemide è parte integrante dello spirito di MEET. In tutto l’edificio la luce segue i ritmi delle persone. Si declina con presenze espressive e scenografiche come nell’ingresso o lascia che sia semplicemente la luce pura a raccontare e sottolineare l’architettura, gli eventi, la comunicazione. Il centro di cultura digitale si è dato anche un soundscape originale, “MEET the Simphony”, registrato dalla sound designer Chiara Luzzana captando i rumori del MEET e di chi lo vive.
A dare il benvenuto al centro è il Bistrot ideato e gestito da mare culturale urbano con il concept "Food Balls" del food designer Martí Guixé e il design di Italo Rota.
Dal 31 ottobre nella sala immersiva di MEET è allestita l’installazione site-specific “Renaissance Dreams” di Refik Anadol, il primo lavoro in Italia del media artist e regista turco, che vive e lavora a Los Angeles. L’opera è stata realizzata appositamente per MEET con un’intelligenza artificiale addestrata a generare forme dinamiche e sempre diverse: il processo creativo uomo-macchina è partito da migliaia di immagini open-source di opere d’arte e d’architettura del Rinascimento. Un dataset immenso che algoritmi GAN hanno elaborato e rivisitato, cambiando forme, colori e con l’aggiunta di suoni originali. Il risultato è una “passeggiata” ipnotica sulle tracce della storia dell'arte italiana che è costruita su misura per gli spazi di MEET. Un messaggio di bellezza e rinascita offerto al nostro paese. “Renaissance Dreams” sarà aperta gratuitamente al pubblico fino al 10 gennaio 2021 (ingresso solo su prenotazione a www.meetcenter.it).
Nel carnet del centro di cultura digitale c’è anche la prima “virtuale” di Dance the Distance, la performance in realtà mista con danzatori distribuiti online e pubblico da remoto. Ideato e firmato dalla compagnia Ariella Vidach – AIEP Avventure in Elicottero Prodotti e co-prodotto da MEET, lo spettacolo sarà presentato al pubblico mercoledì 28 ottobre, giovedì 29 ottobre e venerdì 30 ottobre (ore 20.30) in diretta streaming sul sito di MEET.
Fra le proposte digital-first di MEET c’è il Simposio internazionale “Industries meet creativity”, un think tank virtuale dedicato alla creatività come stimolo per ispirare l’innovazione nelle imprese italiane e nei settori produttivi in genere. Fra gli ospiti del Simposio – progettato e organizzato da MEET con il supporto della Commissione Europea e attraverso l'iniziativa S+T+ARTS | Science, Technology & the Arts – ci sono il pluripremiato artista e designer Daan Roosegaarde, la fashion tech designer Anouk Wipprecht e Hideaki Ogawa, Co-direttore e di Ars Electronica Future Lab. Il simposio sarà trasmesso live sul sito di MEET con la possibilità di interagire con i relatori e gli altri partecipanti.
Infine, all’interno di MEET Cineteca Milano offrirà una programmazione autonoma dedicata al cinema contemporaneo.
Orari di apertura MEET
Dal lunedì al venerdì – 15.00/19.00 – Ingresso solo su prenotazione al sito: www.meetcenter.it
In cinque anni, agendo sui menù scolastici, Milano è riuscita a ridurre del 20% le emissioni equivalenti di CO2. Si tratta del miglior risultato ottenuto a livello non solo locale, ma anche europeo e internazionale, tra i 38 aderenti all'iniziativa ‘Cool Food Pledge’, tutte realtà della ristorazione collettiva che preparano complessivamente 940 milioni di pasti all'anno.
A certificarlo è l’autorevole centro di ricerca internazionale World Resources Institute che, tramite l’iniziativa internazionale, analizza ogni anno gli acquisti di cibo delle mense scolastiche di Milano, nonché di grandi mense aziendali come quelle di Ikea, Bloomberg, Nestlè, Morgan Stanley, World Bank, Hilton Hotels, Max Burger, di mense ospedaliere a Boston, New York, Los Angeles, San Francisco e di mense universitarie come Harvard e Pittsburgh.
“Oggi, in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, festeggiamo un grande risultato – commenta la Vicesindaco con delega alla Food Policy Anna Scavuzzo –, raggiunto grazie all'intenso lavoro che abbiamo fatto sui menù scolastici con Milano Ristorazione. Il Comune di Milano ha sviluppato una Food Policy come eredità di Expo, orientata a migliorare l’accesso al cibo sano e sostenibile. Con il monitoraggio delle azioni della politica alimentare è stato possibile certificare in 5 anni la riduzione del 20% delle emissioni di CO2 dei menù delle mense scolastiche. Un traguardo entusiasmante e un metodo di lavoro che vogliamo proporre alla ristorazione collettiva della città per ridurre le emissioni del sistema alimentare di Milano”.
“Grazie alla Food Policy promossa dal Comune di Milano e dalla Fondazione Cariplo – dichiara Giovanni Fosti, Presidente di Fondazione Cariplo –, abbiamo migliorato l’offerta alimentare nelle scuole di Milano. Il tema dell’alimentazione dei bambini ci sta molto a cuore perché costituisce una delle prime condizioni di uguaglianza, di educazione e di costruzione di opportunità. La scuola e le mense scolastiche sono infatti uno degli strumenti più forti per offrire a tutti i bambini la possibilità di avere un cibo più sano e un’educazione alimentare. I dati che emergono dallo studio dimostrano che, oltre al valore educativo e per la salute, il miglioramento dell’alimentazione ha anche un importante risvolto ambientale”.
“Milano Ristorazione sta attuando ogni giorno la Food Policy attraverso un percorso virtuoso che le ha permesso di garantire un pasto sano, buono, giusto e sostenibile – afferma il Presidente di Milano Ristorazione Bernardo Notarangelo –, la continua innovazione e la ricerca nei menù ci ha permesso di sviluppare ricette gustose con ingredienti rispettosi dell’ambiente. Tra le principali modifiche introdotte vi sono il tortino di carote, lo stufato di tacchino e il ragù di soia per lasagne e pasta, piatti apprezzati dai bambini e ragazzi che ogni giorno ricevono il servizio di refezione scolastica del Comune”.
Milano è stata la prima città ad aderire al programma – seguita da Toronto, Copenaghen e Ghent –, per il quale tutti gli aderenti si sono impegnati a ridurre del 25% le emissioni dei propri menù entro il 2030, partendo con l’analisi dei dati del 2015. Milano si sta dunque confermando la più sostenibile, essendo riuscita in soli 5 anni a ridurre gli impatti ambientali meglio delle altre città, degli aderenti in Europa e anche tra tutti i partecipanti internazionali, con solo 5,92 chili di CO2 ogni 1.000 kcal cucinate, contro una media europea di 10 chili di CO2 e internazionale di circa 25 chili di CO2.
“A partire dal 2015 la città di Milano ha fatto un percorso virtuoso verso sistemi alimentari innovativi, che hanno garantito un migliore accesso a diete sane – commenta il Direttore Nutrizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Francesco Branca –: un esempio molto incoraggiante di come l’intervento sull'offerta alimentare possa essere un motore del cambiamento. Riconosciamo la politica alimentare della città di Milano come una pratica da promuovere, condividere e replicare in altri contesti sia a livello nazionale sia globale”.
Grazie all'impegno di Milano Ristorazione, che ogni giorno distribuisce 85.000 pasti, sono stati sviluppati menù sempre più orientati all'equilibrio tra salute, qualità e sostenibilità. Tra il 2015 e il 2019 sono state infatti introdotte una serie di novità e modifiche che hanno permesso di raggiungere questo risultato: dal programma ‘Frutta a metà Mattina’, che è attivo ormai nel 50% delle Scuole Primarie e che ha permesso il miglioramento delle abitudini alimentari dei bambini e la riduzione degli sprechi, alla scelta di forme e colori per i menù che non solo li rendono più piacevoli per i piccoli, ma che forniscono anche nutrienti alternati fondamentali per la loro salute. E ancora, dalla preparazione dei piatti, che in tutti i 26 centri cottura avviene a vapore nel forno, all'utilizzo dell’acqua della rete idrica comunale, fino alla rimozione delle bottiglie di plastica.
Inoltre, sempre dal 2015 al 2019, è stato introdotto un progressivo aumento degli acquisti biologici: uova, pasta, pane integrale (una volta alla settimana e una settimana al mese), frutta, carote (che sono anche diventate il contorno in più ricette), muffin alla mela, banane equo solidali. Il menù è progressivamente cambiato anche attraverso l’aumento di prodotti e alimenti vegetali, la riduzione della carne rossa (manzo e maiale), che è stata sostituita da legumi, pollame e uova, e l’eliminazione di sali aggiunti per gli asili.
Il 13 ottobre è la Giornata Internazionale per la Riduzione del Rischio dei Disastri Naturali, ricorrenza istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1989 con l’obiettivo di promuovere una cultura globale di consapevolezza del rischio e della prevenzione dei disastri naturali. E per celebrare le azioni portate avanti dalle comunità e dalle persone per ridurre la loro esposizione ai disastri, che investono milioni di persone ogni anno e si verificano sempre più di frequente, esacerbati dai cambiamenti climatici.
Fondazione Cariplo è attiva da molti anni e in diversi ambiti con bandi a sostegno di progetti che operano in questa direzione e che hanno l’obiettivo di sensibilizzare le comunità locali sulla relazione tra tutela dell’ambiente rischi naturali e nello sviluppo di una cultura e di capacità di prevenzione e risposta.
Con il progetto F2C-Fondazione Cariplo per il Clima sostiene la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici in aree territoriali vaste, tramite interventi per la diminuzione delle emissioni climalteranti, l’attenuazione degli impatti dei fenomeni meteorologici estremi e un incremento del capitale naturale. Per contribuire a raggiungere questo obiettivo è stata pubblicata la Call for ideas “Strategia Clima” con un budget di 3,4 milioni di euro, a sostegno di iniziative volte alla mitigazione e all’adattamento al Cambiamento Climatico a livello locale. F2C si propone di aumentare la conoscenza e la consapevolezza di istituzioni e cittadini sul cambiamento climatico attraverso il finanziamento, da un lato, di analisi e ricerche scientifiche, dall’altro, di attività culturali e divulgative. In precedenza, nell’ambito di un bando proprio dedicato alla resilienza dei territori alle criticità ambientali (bando Comunità resilienti), ha supportato la realizzazione di molte iniziative virtuose a livello locale in relazione al cambiamento climatico e ai rischi naturali, come “Il fiume chiama”.
Il fiume chiama
Racconta Eleonora Esposito, dell’Agenzia InnovA21 per lo sviluppo sostenibile: «Nell’area del Seveso urbano, i comuni di Barlassina, Bovisio Masciago, Cesano Maderno, Lentate sul Seveso, Meda, Seveso e Varedo, che complessivamente presentano una popolazione di circa 180 mila abitanti. In quest’area il bacino idrografico del Seveso è caratterizzato da un elevatissimo grado di urbanizzazione, impermeabilizzazione del suolo e mancanza di aree naturali che possano assorbire i fenomeni di piena. Tali caratteristiche, unitamente alle modificazioni del regime idrico derivante dai cambiamenti climatici, accrescono il rischio idraulico cui è sottoposta la comunità locale, con conseguenze drammatiche in caso di esondazione in termini ambientali, sociali ed economici. Per la sola alluvione dell’8 luglio 2014 hanno contato quasi 12 milioni di euro di danni: case allagate, attività produttive e commerciali danneggiate dal fango, spazi pubblici resi inagibili, persone bloccate nei sottopassi stradali e infrastrutture viarie in tilt per giorni. Da allora si è assistito ad un aumento della frequenza di questi fenomeni che, anche se di minore entità, sono piuttosto diffusi sul territorio. La comunità locale non era pronta ad affrontare un’emergenza come quella del 2014. Si può affermare che mancasse la consapevolezza dell’esistenza di un rischio idraulico locale prima di quel giorno. Se da una parte le istituzioni locali e sovraordinate si sono attivate per migliorare la propria capacità di prevenzione e gestione del rischio, dall’altra ci si è resi conto della necessità di una partecipazione più attiva dei cittadini per aumentare davvero la capacità di adattamento ai cambiamenti climatici di questo territorio. È proprio da questa riflessione che nel 2015 è nata l’idea del progetto “Il fiume chiama” promosso da Agenzia InnovA21, Fondazione Lombardia per l’Ambiente e il Comune di Bovisio Masciago, uno dei più colpiti dall’alluvione del 2014. Grazie al sostegno di Fondazione Cariplo, è stato possibile attivare un grande team di lavoro, costituito dai 7 comuni dell’area e dai loro gruppi di volontariato di protezione civile, dedicato in modo esclusivo alla diffusione delle buone pratiche di prevenzione e auto-protezione dal rischio presso i cittadini.
Per raggiungere questo obiettivo, sono state co-progettate diverse attività di comunicazione: incontri informativi con le vittime delle alluvioni, brochure contenenti una versione semplificata dei Piani di Protezione Civile comunali da distribuire nelle aree a rischio e cartelli informativi in alcuni punti lungo il torrente Seveso. Sono state organizzate diverse esercitazioni di protezione civile nelle aree più sensibili, dove i volontari hanno mostrato ai residenti come mettere concretamente in sicurezza se stessi e i propri beni da eventuali esondazioni e allagamenti. È stata inoltre realizzata una grande esercitazione intercomunale, che ha visto impegnati per 3 giorni ben 180 volontari e diversi tecnici e amministratori comunali per testare le procedure dei Piani di Protezione Civile in varie aree del territorio ed essere quindi più preparati ad affrontare nuove emergenze a fianco dei cittadini. Inoltre, sono stati realizzati eventi per la pulizia e manutenzione delle aree verdi spondali, a cui hanno aderito tante famiglie a fianco dei volontari di protezione civile, per diffondere una cultura della cura e della tutela del territorio.
Il progetto ha rappresentato un’opportunità per aprire un dibatto pubblico locale sul rischio idraulico coinvolgendo le istituzioni, il mondo del volontariato e i cittadini, superando i confini comunali per sviluppare un approccio di rete sovracomunale. Questo metodo di lavoro è stato anche condiviso all’esterno del territorio e il Contratto di Fiume Seveso, promosso da ERSAF e da Regione Lombardia, riconosce “Il fiume chiama” come esempio virtuoso di comunicazione sul rischio idraulico da replicare in altri contesti».
Con il bando “Beni al sicuro”, Fondazione Cariplo sostiene progetti di diagnostica, interventi e piani di conservazione che prevedano la tutela e la salvaguardia di beni artistico-architettonici. L'obiettivo è quello di prevenire e contrastare i potenziali rischi di degrado e dissesto degli edifici che possano occorrere in concomitanza di condizioni ambientali di tipo catastrofico (sismi, inondazioni, dissesto idrogeologico, fenomeni metereologici) e che possano quindi convertirsi in un rischio per la sicurezza e incolumità delle persone. Su questo bando sono stati finanziati in tre anni 35 progetti con contributi pari a oltre € 4,3 milioni.
Il progetto Ente Villa Carlotta – “Trasmettere al futuro, Villa Carlotta: tutela, manutenzione, conservazione programmata”, è stato sostenuto nel 2019 con un contributo di 125.000 euro. Dal 2016 Villa Carlotta ha avviato un percorso di conoscenza del patrimonio e di conservazione preventiva e programmata, consapevole della mancanza di una visione sistemica del bene e dei rischi a cui esso è sottoposto. Parallelamente si sono resi evidenti alcune criticità quali: la presenza di un rischio idrogeologico, dovuto alle caratteristiche geomorfologiche del territorio, oltre a chiari fenomeni di umidità di risalita sulle superfici murarie della Villa, che ne mette a rischio le collezioni presenti, in particolare il salone dei marmi.
Spiega Maria Angela Previtera, direttrice di Villa Carlotta: «Ci siamo rivolti a Fondazione Cariplo e abbiamo avviato una manutenzione programmata e preventiva, collegata alla prevenzione del rischio. Se conosci il bene sei consapevole dei suoi limiti e delle sue debolezze, non intervieni per esempio a restaurare in quadro se è collocato su una parete dove si riscontrano tracce di umidità. Devi agire sulla causa e avere una visione, che è necessariamente di insieme. Villa Carlotta e le sue collezioni sono collocate in un parco, e si tratta di un luogo dove possono intervenire cause naturali. Grazie alla Fondazione Cariplo e a questo bando ci è stato possibile mettere in pratica questa visione e costruire un progetto lungimirante. È stato uno stimolo per proiettarci nel futuro, perché ogni intervento deve essere inserito in un piano di manutenzione in grado di individuare e agire sulle criticità e questo richiede indagini specifiche e accurate. E in questi anni abbiamo fatto una serie di indagini idrogeologiche e sismiche, in particolare in una zona del parco e appurato dove sono i rischi. Stiamo avviando i cantieri pilota sul parco, sull’edificio e sulle opere d’arte ed è la prima volta che intraprendiamo un progetto così globale e importante. Il sostegno del bando ci ha permesso anche di riflettere e sistematizzare tutti gli interventi fatti sul bene negli ultimi anni, riunire tutte le informazioni e leggerle in modo unitario, in modo da creare una piattaforma in cui attraverso un sistema di alert sappiamo come e quando dobbiamo intervenire per non fare interventi spot ma che tengano conto della complessità del bene e del territorio in cui è inserito».
L’impegno di Fondazione Cariplo si è orientato in particolare anche sulla ricerca dedicata al dissesto idrogeologico, con un bando specifico dedicato alla previsione, alla prevenzione e alla mitigazione del rischio, con un budget di 1,5 milioni di euro.
Il punto di partenza: in un contesto in cui sono sempre più evidenti gli effetti dei cambiamenti climatici, che comportano fenomeni meteorologici estremi caratterizzati da piogge intense concentrate in periodi di tempo sempre più brevi, la gestione irrazionale del territorio porta al verificarsi di frane, alluvioni e allagamenti sempre più frequenti con conseguenze sull’incolumità della popolazione e sulla sicurezza di servizi e attività su un dato territorio. Ogni anno, infatti, oltre un migliaio di frane colpiscono il territorio italiano e la popolazione esposta ammonta a circa un milione di abitanti mentre le aree soggette ad alluvioni sono pari a 12 mila km2 con sei milioni di persone coinvolte. Questi fenomeni spesso si riattivano e avvengono con maggior frequenza in zone dove si sono già verificati o dove cause predisponenti e di innesco tendono a ripetersi. La carenza di previsione, prevenzione e mitigazione degli eventi di dissesto idrogeologico porta un numero sempre maggiore di persone a essere esposte a tale rischio.
Fondazione Cariplo ha concentrato il proprio intervento sul sostegno di progetti di ricerca mirati allo studio delle problematiche legate al dissesto idrogeologico e sulla prevenzione del rischio, attraverso: l’implementazione e aggiornamento di Sistemi Informativi Territoriali (SIT) e di banche dati relative al dissesto idrogeologico; lo studio e implementazione di modelli predittivi dei fenomeni meteorologici estremi; l’implementazione e aggiornamento della mappatura del territorio a rischio di dissesto.
Il Progetto STRESS
Grazie a questo bando, è stata sviluppata “Map..però”, una smart app a disposizione dei cittadini per segnalare condizioni ambientali critiche in corso o attese, con l’obiettivo di coinvolgere la comunità nella gestione del territorio nelle situazioni di allerta: frane, esondazioni, pericoli idrogeologici.
L’app è stata sviluppata dai ricercatori del progetto STRESS – Strategies, Tools and new data for REsilient Smart Societies (Strategie, Strumenti e dati innovativi per Società Intelligenti e Resilienti). «Costruire una cultura della prevenzione è l’obiettivo di STRESS» sottolinea Simone Sterlacchini dell'Istituto per la dinamica dei processi ambientali – Sede secondaria di Milano (Idpa-Cnr) che ha coordinato il progetto: «punta a ideare, realizzare e testare un modello per prevenire il pericolo di alluvioni e frane nel territorio valtellinese che possa supportare le Amministrazioni. Attualmente gli operatori delle regioni competenti in caso di rischi naturali non dispongono di un sistema che li supporti nelle operazioni di monitoraggio, analisi delle mappe di suscettibilità e degli scenari di pericolosità e impatto sul territorio. STRESS intende colmare queste lacune, valorizzando soprattutto tecnologie capaci di attivare comunicazioni bidirezionali con i cittadini in occasione di specifiche criticità e/o condizioni ambientali, secondo i criteri tipici della citizen science».
La smart app è stata sviluppata coinvolgendo ii tanti attori che ruotano intorno al tema della gestione del rischio idrogeologico, ma anche i cittadini nell’ottica di una formazione di competenze anche attraverso l’educazione. Infatti i primi a testare Map..però sono stati gli studenti di quattro licei della Valtellina-i “cittadini del futuro” che hanno affrontato con i ricercatori e le ricercatrici del progetto Stress un percorso di Alternanza scuola-lavoro. Gli studenti, lungo un itinerario progettato dai loro insegnanti, sono stati invitati a sottomettere delle segnalazioni relative a criticità ambientali reali o presunte. Queste segnalazioni sono state quindi archiviate via Internet in un database appositamente strutturato e rappresentate su mappa attraverso la piattaforma Web del progetto.
Il 10 ottobre è la Giornata mondiale della Salute Mentale, un appuntamento dedicato a combattere lo stigma che accompagna le persone che soffrono di disagio psichico e a coinvolgere le comunità sul tema della salute mentale. Quest’anno il claim della campagna è “Move for mental’s health, let’s invest”. Una vera e propria chiamata che ha lo scopo di sensibilizzare governi e istituzioni sulla necessità di investire maggiori risorse in questo campo, fortemente impattato dall’emergenza sanitaria, che non solo ha impedito l’accesso ai servizi di cura ma che ha generato e continuerà a generare nel prossimo futuro conseguenze importanti sulla salute mentale delle persone in tutto il mondo. Fondazione Cariplo è impegnata attivamente all’interno del Bando Welfare di Comunità e Innovazione Sociale nella promozione della salute mentale attraverso il sostegno di due progetti che favoriscono percorsi di inserimento lavorativo, supporto abitativo e inclusione sociale. E che affiancano le persone con disagio psichico nella costruzione del proprio progetto di vita, valorizzando le reti sociali naturali e trasformando loro stesse in risorsa per la comunità attraverso percorsi sempre meno “sanitari”.
In particolare, nel territorio di Mantova e Brescia, un territorio fortemente colpito dall’emergenza, sostiene Recovery Net, un progetto (che accoglie un partenariato di soggetti pubblici e privati) pensato per persone con disturbi mentali gravi: utenti inseriti in strutture residenziali e nelle REMS nei territori della provincia di Brescia e Mantova e utenti della fascia giovane-adulta.
Un’area in cui anche prima della pandemia, si registrava negli ultimi anni un incremento significativo delle prestazioni dei servizi di salute mentale. Tra le azioni più importanti del progetto, l’attivazione di tre recovery co-lab, a Brescia, a Mantova e alla REMS di Castiglione delle Stiviere: spazi fisici e progettuali, aperti alla comunità, che favoriscono l’integrazione delle risorse e delle attività degli attori per costruire una comunità locale per la salute mentale (servizi sanitari e sociali, pubblici e del privato-sociale, medici di medicina generale MMG, associazionismo, reti informali) e di workshop aperti ad utenti ed operatori per sviluppare insieme competenze da spendere in percorsi di cura ed inclusione sociale co-prodotti. Recovery.net è un progetto di psichiatria di comunità: a differenza della psichiatria istituzionale promuove interventi nella comunità e coinvolge le risorse del territorio, al di fuori dall'istituzione psichiatrica.
Nel corso di 2 anni ha coinvolto 40.255 persone e preso in carico 354 beneficiari.
A Milano Fondazione Cariplo sostiene il progetto aMIcittà (che riunisce Cooperativa sociale lotta contro l’Emarginazione, ASST Grande Ospedale Metropolitano di Niguarda, Cooperativa Sociale Diapason, Cooperativa Sociale Aromi a Tutto Campo, Associazione Contatto, Comune di Milano) e che opera sull’integrazione tra sistema di cura sanitario e sistema di cura sociale, sulle risorse dei beneficiari e delle comunità in cui vivono. aMIcittà ha raggiunto 1000 cittadini in due anni e coinvolto 32 realtà. Tra le varie azioni del progetto c’è quella portata avanti dagli ESP, Esperti in Supporto tra Pari, ossia persone che hanno elaborato un proprio vissuto di difficoltà psicologiche personali come utente psichiatrico e che mettono a disposizione le proprie esperienze di vita con l’intento di essere d’aiuto all’interno di una relazione paritaria. Tra le varie iniziative proposte messe in atto in questa fase di crisi sanitaria, c’è Trova la via..oltre la pandemia, un percorso psico-educativo rivolto alla cittadinanza sui disturbi derivanti dal lockdown: con l’obiettivo di sensibilizzare sul tema della salute mentale e far conoscere i luoghi dove questa viene presa in carico.
La storia di Margò
Il 14 ottobre il Centro Psicosociale di via Cherasco apre le sue porte alla cittadinanza per un percorso esperienziale sulla salute mentale. In 8 tappe, svolgendo attività pratiche, i partecipanti potranno “viaggiare” all’interno del disagio mentale. Una delle postazioni, è affidata a Margò Volo, attrice ed Esp del progetto amiCittà. Sarà la dottoressa “Elettra Shokka”, nel ruolo comico e dissacrante di una psichiatra che accoglierà le persone con finte anamnesi e inventando patologie strane.
Margò Volo ha voluto raccontare la sua storia per combattere lo stigma del disagio psichico.
«Sono nata il 20 giugno in un giorno dispari, l’anno non importa. Recito sul palcoscenico da quando ho 18 anni, un mestiere in cui sei costantemente sotto pressione. Prima della malattia, ci sono stati diversi segnali che forse ho sottovalutato: durante agli anni in cui studiavo alla Civica Scuola d’Arte Drammatica del Piccolo Teatro di Milano, dove mi sono diplomata, ho perso un fratello, avevo 20 anni, lui 22. Ho cercato di andare avanti senza farmi aiutare da nessuno. Poi sono entrata in un gruppo di teatro importante, ma quando sono finiti i fondi ci hanno mandato a casa dall’oggi al domani. Lì ho avuto il primo crollo, mi sono rivolta a uno psicoterapeuta per qualche mese, poi ho pensato che ce l’avrei fatta da sola. Ho avuto un figlio con un musicista, mi sono separata, mi sono occupata di mia madre con l’Alzheimer per 10 anni. Ho vissuto anni di estrema fatica, e non stavo bene. Ma andavo avanti, e in un certo senso mi fregava proprio la mia professione, perché né io né le persone che mi stavano a fianco capivano quello che mi stava succedendo. Avevo continui sbalzi di umore, ridevo, piangevo, ma gli amici, i colleghi, io stessa pensavano: sei un’artista è normale. Anche perché a volte nel nostro mondo ciò che sembra folle non lo è: uno di noi ha un’idea assurda e qualche mese dopo si trasforma in un progetto concreto e magari anche redditizio.
Poi nel 2015 il disagio si è trasformato in una vera e propria depressione. Andare in scena è diventato impossibile, ho iniziato a perdere ingaggi e il mio lavoro è feroce, se non ce la fai tempo qualche mese e sei fuori. Non potevo più insegnare, fare spettacoli, e non potevo certo mettermi in aspettativa, non è una professione in cui esiste “l’aspettativa”. E con il lavoro ho perso la casa, mi hanno sfrattato. Ho vissuto un anno con la valigia, ospite di amici e amiche che mi hanno aiutato moltissimo, ma non avere un posto proprio è un’esperienza devastante e io e a quel punto sono crollata. Descrivere il malessere è difficile: posso dire che la mattina mi svegliavo alle 11 e avevo tremori fino alle 13, alzarsi dal letto era diventato impossibile. Era una condizione incompatibile con la mia professione ma anche con la vita stessa. La mia fortuna è stata un incontro, un professore di filosofia che mi ha ospitato a casa sua per un anno, una persona meravigliosa che non ha mai chiesto niente in cambio e in più la consapevolezza che da sola non ce l’avrei mai fatta: mi sono rivolta ai servizi, al CPS di Via Cherasco. Mi hanno aiutato fin da subito, con una cura farmacologica, naturalmente, ma dandomi fiducia, facendomi capire che avevo gli strumenti per rinascere. Ci sono state due frasi chiave, frasi che hanno attivato la mia rinascita. La dirigente del CPS un giorno mi ha detto: «Margò, non si preoccupi, le capacità non si perdono, lei tornerà sul palcoscenico». E il mio psicoterapeuta, quando gli ho chiesto se dalla malattia sarei guarita mi ha risposto: «prima di guarire, bisogna imparare a starci dentro. Oltre alla nostra malattia, siamo apertura a tutto ciò che arriva».
Piano piano ho ricominciato a lavorare: un piccolo cortometraggio, una pubblicità, un ingaggio come actor coach. Poi un giorno il mio psicoterapeuta mi ha chiesto: «Margò ma lei che è così creativa perché non fa teatro per noi?» e mi ha proposto un corso di mediazione teatrale per gli operatori del CPS. È stato bellissimo, abbiamo lavorato su empatia e assertività, ed ero io che per la prima volta “insegnavo” a loro. Quando è partito aMIcittà, il progetto finanziato da Fondazione Cariplo all’interno della quarta edizione del bando Welfare di Comunità, la mia psichiatria mi ha proposto come ESP (utente esperta) e ho iniziato a partecipare alla riunione di risorse sul territorio. Mi serve tantissimo essere una ESP perché secondo me la vera guarigione nel disagio mentale avviene quando tu inizi ad aiutare gli altri, il cuore si apre, la vita ti apre, ti sedimenti e ti rinforzi per aiutare gli altri. Nel salto da utenti di psichiatria a utenti esperti è come si fissasse la vera guarigione.
Nello specifico, io partecipo a un appuntamento fisso al Gruppo Pranzo la domenica. Non ci siamo fermati nemmeno durante la pandemia, aMicittà ha cambiato modalità: ci hanno dotato di tablet e abbiamo pranzato insieme virtualmente con i beneficiari ogni domenica. L’ESP è una figura fondamentale perché i beneficiari spesso si confidano con noi in un modo in cui non riescono a fare con lo psichiatra perché sentono di poter parlare di tutto, non siamo figure istituzionali. Nel periodo in cui stavo male e avevo tremori dentro di me avevo individuato quella sensazione come “un senso di morte” ma non l’ho mai detto a nessuno. Un giorno è venuto da me un beneficiario e mi ha detto: io ho un senso di morte. Gli ho risposto che capivo benissimo quello che provava, non è che solo lo capivo, io lo sentivo. Noi ESP li sosteniamo senza grandi discorsi, sospendiamo il giudizio: come sei vai bene, se hai una scarpa e una ciabatta, se sei pettinato o no, noi accogliamo.
Nel 2017 sono tornata in scena, ho fatto un testo “Mamme adottive disperate” che ha fatto sold out per tre anni, ora continuo a recitare e insegno a Borgo Teatrale. Essere ESP mi aiuta anche nel mio lavoro e viceversa. Io credo che aMIcittà sia un enorme regalo per il territorio perché cambia il rapporto tra disagio e territorio e quindi combatte lo stigma. Quello a cui mirare è che ogni utente aiutato diventi un utente esperto, perché il fatto di aiutare bilancia l’armonia della vita.
Molte persone si fanno aiutare in privato però manca la dimensione sociale che secondo me è quella che fa guarire davvero. Sono grata al mio disagio perché ho viaggiato dentro me stessa in un modo profondo e dantesco ed è vero che ne ho sofferto moltissimo ma esserne uscita mi ha dato una forza e una resilienza che non avrei mai pensato di avere: a un certo punto della mia vita vista da fuori ero una “povera pazza” e adesso lavoro, ho una bella casa arredata e sono in grado di aiutare altre persone».
Inaugurato alla presenza di tutti i partner del progetto il nuovo hub di quartiere contro lo spreco alimentare, a Lambrate, che si aggiunge all’hub di via Borsieri – che in un anno ha permesso di recuperare 77 tonnellate di cibo (154.000 pasti equivalenti) –, con l’obiettivo di aumentare l’azione di recupero delle eccedenze in città e la redistribuzione alle associazioni del territorio.
Cinque le insegne della grande distribuzione, con diversi punti vendita, che hanno già confermato la partecipazione all’iniziativa (altre potranno aggiungersi nel corso delle prossime settimane): Lidl, Il Gigante, Penny Market, Aldi, Conad. Seguendo il modello già attivo in via Borsieri – che in un anno ha coinvolto 21 organizzazioni non profit, 11 supermercati e 5 mense aziendali –, anche in questo nuovo hub di quartiere saranno coinvolte le onlus del territorio (l’obiettivo è di includerne un minimo di 14) per arrivare a raccogliere e donare circa 60 tonnellate di cibo all’anno.
Il progetto degli hub di quartiere è nato nel 2016 su impulso del Comune di Milano, insieme a Politecnico di Milano, Assolombarda e Fondazione Cariplo, attraverso il protocollo di intesa ‘Zero Sprechi’. Queste sinergie sono alla base dell’attuazione di una Food Policy sempre più efficace e diffusa nella città di Milano.
“L’appuntamento di oggi è un’ulteriore conferma dell’impegno dell’Amministrazione sul tema della riduzione degli sprechi alimentari, a vantaggio anche di una possibilità in più di offrire sostegno concreto a quanti agiscono in città per supportare famiglie e singole persone in difficoltà – afferma la Vicesindaco di Milano con delega alla Food Policy Anna Scavuzzo –. La pandemia ha complicato il percorso, ma nonostante il lockdown siamo riusciti a garantire l’apertura e l’avvio dell’hub anche a Lambrate. Molto importante è la crescita della rete di soggetti con cui realizziamo l’attività, che si arricchisce di nuovi partner, quali BCC Milano e Avis Milano, insieme al Banco Alimentare che conferma il proprio fondamentale apporto grazie anche alla sua preziosa rete di volontari”.
“Come Fondazione Cariplo siamo lieti di partecipare all’inaugurazione di questo nuovo hub contro lo spreco alimentare a Milano – afferma Carlo Mango, Direttore Area Scientifica e Tecnologica di Fondazione Cariplo –. Questo, infatti, è un ulteriore risultato della Food Policy di Milano, una politica di successo a livello internazionale che da sempre mira a guidare e supportare la vitalità della città nella realizzazione delle sue progettualità per il sistema alimentare. Un ulteriore passo in avanti per ridurre lo spreco alimentare – raccogliendo le eccedenze e redistribuendole – e per migliorare la qualità dei pasti delle persone che si trovano in condizione di fragilità. In questo modo, in linea con le attività del ‘Programma QuBì-La ricetta contro la povertà infantile’ oggi siamo in grado di garantire pasti variegati e diversificati, con una forte attenzione anche al valore nutrizionale”.
L’inaugurazione è nata dalla firma della convenzione tra il Comune di Milano e gli enti che anche in questa occasione hanno contribuito alla realizzazione del progetto, in particolare, oltre a Banca di Credito Cooperativo di Milano, Avis di Milano, che ha messo a disposizione, in concessione d’uso gratuito, uno spazio di 70 mq di sua proprietà in via Bassini. La collaborazione avrà durata fino a giugno del 2024.
16 milioni di euro a sostegno di 400 Enti del Terzo Settore, che impiegano stabilmente 25.000 lavoratori e 18.600 volontari. Un lavoro straordinario per aggregare risorse in risposta alla crisi generata dalla pandemia e preservare i servizi alle comunità.
Dalle 1.400 richieste pervenute tramite il Bando LETS GO! emerge una fotografia del bisogno reale: oltre il 60% delle richieste per servizi alla persona, di cui il 40% riguarda servizi per l’infanzia e poi disabilità e anziani. Importante sostegno al settore culturale con 4,5 milioni di euro.
Un sistema diffuso capace di generare promozione sociale e intervenire a sostegno delle persone all’interno delle comunità. Un patrimonio molto tangibile, ma spesso poco rappresentato, fatto di realtà e luoghi, molto significativi nella vita delle persone: si tratta dei servizi erogati dagli Enti del Terzo Settore che operano in ambito sociale, culturale e ambientale. Servizi per persone con disabilità, asili nido, servizi per anziani, luoghi della cultura, attività artistiche, promozione culturale, servizi per minori e famiglie in situazioni di fragilità e molto altro. Tutto questo sistema di intervento oggi rischia di scomparire se i soggetti che erogano i servizi non riusciranno a sopravvivere alla crisi. Già nel primo semestre 2020 si stima che la metà delle organizzazioni operanti sul nostro territorio sia stata costretta ad interrompere i propri servizi.
Sin dall’inizio della pandemia, Fondazione Cariplo ha avuto chiara l’urgenza di dare un sostegno immediato e reale per la sopravvivenza di questi servizi, attraverso il supporto agli Enti che li erogano e che si trovano ad affrontare un’emergenza economica non disponendo spesso di patrimoni sufficienti per reggere mesi di attività ridotta o addirittura sospesa.
Per questo è stato lanciato il Bando LETS GO!, che rappresenta un impegno senza precedenti e un’operazione unica nel panorama nazionale: 16 milioni di euro per 400 iniziative selezionate nel territorio della Lombardia, e nelle Province di Novara e del Verbano-Cusio-Ossola, finalizzato a garantire la sopravvivenza di realtà del Terzo Settore che contribuiscono in modo significativo alla coesione e alla crescita del territorio.
Un impegno straordinario a sostegno dei servizi che generano valore sociale, culturale e ambientale, realizzato in collaborazione e con il contributo della Fondazione Peppino Vismara e la partecipazione delle 16 Fondazioni di Comunità. A questo si affianca un’altra iniziativa “È di nuovo sport”, realizzata da Fondazione Cariplo insieme a Regione Lombardia, che mette in campo un budget complessivo di 3,7ML di euro, per sostenere le organizzazioni sportive dilettantistiche lombarde.
Seppure straordinaria, l’azione promossa da Fondazione Cariplo con i 16 milioni del Bando LETS GO! riuscirà a rispondere solo a parte delle organizzazioni che hanno fatto richiesta: il numero delle domande ricevute (poco meno di 1.400) dimostra infatti che l’ampiezza del bisogno è molto più grande.
Per proseguire nel sostegno al Terzo Settore la Fondazione lancerà prossimamente un’importante misura che risponda alle loro necessità finanziarie a condizioni ”dedicate”, in collaborazione con Intesa Sanpaolo, CSVnet Lombardia,Fondazione ONC, Cooperfidi, Fondazione Peppino Vismara e Fondazione Social Venture Giordano dell’Amore.
Tramite il Bando LETS GO!, Fondazione Cariplo ha voluto perseguire due obiettivi principali:
PRESERVARE I SERVIZI dando un supporto immediato agli enti del Terzo settore in sofferenza economica per sostenerne l’operatività: gli enti selezionati avranno eccezionalmente a disposizione da subito l’80% del contributo, essenziale per garantir loro liquidità e quindi sopravvivenza di attività e servizi. Per la prima volta Fondazione Cariplo fornisce liquidità agli enti per sanare i Bilanci, permettendo loro di continuare a fornire alle persone servizi importanti per la comunità.
FOTOGRAFARE IL BISOGNO che emerge dalle richieste degli Enti
Servizi in ambito sociale: oltre il 60% delle richieste sostenute sono relative ai servizi alla persona. Di queste il 40% riguarda attività per l’infanzia, tra le fasce più colpite dalla chiusura delle scuole e delle attività ludiche, insieme ai servizi legati alla gestione di strutture comunitarie residenziali o aggregative per persone anziane o con disabilità, e l’inserimento lavorativo di persone più fragili.
Si tratta di servizi in cui lavorano oltre 10.000 persone e operano più di 4.500 volontari.
Servizi in ambito Culturale: il 30% dei progetti sostenuti sono di organizzazioni impegnate in attività formative ed educative, e alla produzione di spettacoli artistici, oltre che alla gestione di sale cinematografiche, per spettacoli e polivalenti. Servizi spesso dedicati a persone che abitano in aree più decentrate e periferiche (25%) o a fasce più specifiche, come bambini o giovani.
Si tratta di servizi in cui lavorano oltre 2.300 persone e operano più di 2.500 volontari.
Servizi in ambito Ambiente: riguardano soprattutto attività formative ed educative rivolte ai ragazzi e alla cittadinanza, ma anche iniziative di cura e di sensibilizzazione per proteggere gli habitat a rischio.
Si tratta di servizi in cui operano oltre 1.600 volontari, oltre che quasi 200 lavoratori.
Il risvolto occupazionale: Complessivamente, nelle 400 organizzazioni sostenute grazie al Bando LETS GO! lavorano quasi 25 mila persone, accanto a più di 18.600 volontari. Non solo, circa la metà di tali risorse (oltre 12.700 retribuiti e più di 8.600 volontari) è direttamente impegnata nei servizi richiesti. Queste attività infine risultano pesare per oltre il 42% sul bilancio economico degli enti.
Giovanni Fosti, Presidente Fondazione Cariplo: “Con il Bando LETS GO! riusciamo a dare una risposta concreta a 400 organizzazioni di Terzo Settore, che coinvolgono 25.000 lavoratori e 18.600 volontari. Fondazione Cariplo, insieme alla Fondazione Peppino Vismara e alle Fondazioni di Comunità, ha promosso un'iniziativa di emergenza, con un valore fuori dall'ordinario, dando vita a un bando del valore di 16 milioni. Questo ha fatto emergere un fabbisogno molto più ampio e ha reso ancora più evidente il rischio che il tessuto di servizi e iniziative offerto dagli Enti di Terzo Settore sul territorio venga distrutto dalla crisi. Soprattutto in un momento così difficile, non possiamo permetterci di perdere questi Enti, le iniziative e i progetti di cui sono protagonisti, le competenze dei loro collaboratori e dei loro volontari. Perderli sarebbe un danno enorme per le nostre comunità e soprattutto per chi in questo momento è più fragile. Ci auguriamo che la richiesta di aiuto che è emersa attraverso il bando trovi l'attenzione che merita anche da parte di altri soggetti all’interno del nostro territorio"
Paolo Morerio, Presidente Fondazione Peppino Vismara: “Quando abbiamo aderito alla proposta della Fondazione Cariplo, nel mese di aprile, avevamo il sentore di essere di fronte ad uno scenario molto preoccupante che rischiava di comportare la chiusura di molti servizi ed iniziative socio assistenziali ed educative. Le evidenze oggettive raccolte attraverso il Bando LETS GO! purtroppo hanno confermato quella sensazione e ci hanno dato la dimensione della crisi sia dal punto di vista occupazionale che economico. Come Fondazione abbiamo testimoniato il nostro impegno affinchè il patrimonio di servizi e relazioni creato negli anni non venga disperso e continueremo a farlo, auspichiamo però che anche le istituzioni guardino con rinnovata attenzione e maggior vicinanza al Terzo Settore”.
L’AMPIEZZA DEL BISOGNO REALE emerso dal territorio negli ultimi mesi
Sul Bando LETS GO! hanno presentato richiesta di sostegno 1385 organizzazioni operanti in ambito sociale, culturale, ambientale, nei territori lombardi e nelle due province piemontesi di Novara e Verbano Cusio Ossola; trattasi di piccole come medio grandi organizzazioni, siano esse associazioni, cooperative sociali, fondazioni, e altre forme giuridiche facenti parte del variegato mondo del terzo settore;
Nell’ambito dell’area sociale, accanto ai servizi per l’infanzia e l’adolescenza, alle strutture residenziali e a quelle più diurne e aggregative impegnate nell’assistenza a persone anziani e con disabilità, hanno registrato difficoltà anche le attività collegate ai servizi di inserimento lavorativo e ai servizi di accompagnamento e inclusione sociale; nell’area ambientale hanno registrato maggiori difficoltà le organizzazioni impegnate in attività formative ed educative per i bambini e adolescenti, e nell’organizzazione di eventi e manifestazioni; nell’area culturale, colpita molto anche per le attività educative e legate agli eventi, si conferma la sofferenza delle organizzazioni che gestiscono spazi per spettacolo teatrali, musicali, cinematografici o polivalenti;
Dalle risposte nel modulo di candidatura, emerge come la stragrande maggioranza delle organizzazioni è stata fortemente colpita dall’emergenza: solo una piccolissima parte dichiara di avere proseguito la propria attività senza sospensioni nel primo semestre del 2020; più della metà ha dovuto sospendere l’intera attività e circa il 44% ne ha sospesa una parte. E in un terzo dei casi l’attività non era ancora ripresa al momento della presentazione della richiesta di contributo (fine giugno).
A fronte di tale situazione, le ripercussioni sui bilanci delle organizzazioni sono molto rilevanti: i numeri di enti che avranno bilanci in perdita passeranno da circa un terzo (media triennio 2017-2019) a circa i tre quarti nel 2020, a causa di cali di ricavi e aumento dei costi. Trattasi di organizzazioni dove sono coinvolte, come personale retribuito, oltre 74.000 persone, e altrettante a titolo di volontari. Un patrimonio di relazioni e di competenze, oltre che di comparto economico per i nostri territori, che è importante che vada preservato.
Il Terzo Settore in Italia e in Lombardia
340.000 organizzazioni non profit in Italia, tra associazioni, imprese, cooperative sociali, fondazioni, in cui lavorano poco meno di 1 milione di persone e che promuovono la partecipazione attiva di oltre 5 milioni di volontari, con una dimensione economica complessiva superiore a 70 miliardi di euro, corrispondente ad una quota superiore al 4% del PIL nazionale.
Le istituzioni non profit in Lombardia – che è solo una parte del territorio su cui opera Fondazione Cariplo, attiva anche nelle province di Novara e del Verbano-Cusio Ossola – sono 55mila, 16% del settore, ovvero il contingente più numeroso del Paese. – Con poco meno di 200.000 lavoratori, coinvolgono 1,1 milioni di volontari e producono un valore di 17,5 miliardi di euro pari all’incirca al 4,5% del PIL lombardo.
La fotografia è frutto di un’elaborazione del 2019 del servizio studi della Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi sui dati ISTAT.
L’impegno di Fondazione Cariplo
Il Bando LETS GO! è il primo intervento frutto della riprogrammazione delle attività, approvata dalla Commissione Centrale di Beneficenza di Fondazione Cariplo lo scorso 28 aprile, per rispondere alla situazione generata dalla pandemia: si tratta di una misura straordinaria che si aggiunge a quelle già intraprese a marzo e aprile per sostenere le necessità immediate in campo sanitario e socio-sanitario. Ogni anno Fondazione Cariplo, attraverso la propria attività filantropica, mette a disposizione circa 45 milioni di euro per progetti in ambito sociale; altrettanti in ambito culturale e circa 12 milioni di euro per progetti in campo ambientale. Nel corso degli ultimi 10 anni sono stati migliaia i progetti promossi da circa 8.000 Enti che costituiscono una fondamentale infrastruttura sociale capace di attivare servizi diffusi, promuovere innovazione sociale e garantire benessere delle comunità, attraverso competenze e un patrimonio relazionale oggi indispensabile per velocizzare la ripresa.
È online il bando Per il Libro e la Lettura: 1,5 milioni di euro con cui Fondazione Cariplo intende sostenere la lettura perché diventi una pratica quotidiana per fasce sempre più ampie della popolazione. La lettura è una pratica essenziale per l’inclusione sociale, economica, culturale dei cittadini. Consente infatti l’accesso alla cultura, alla conoscenza e all’informazione e svolge anche un ruolo abilitante nei confronti di tutte le forme di partecipazione culturale: i dati Istat riportano infatti che i lettori tendono a frequentare cinema, teatro e musei o mostre più spesso dei non lettori.
L’obiettivo generale del bando è ampliare la “base sociale” della lettura, ovvero promuovere l’aumento del numero di lettori. In tale ottica la Fondazione intende sostenere progetti che stimolino la curiosità e il piacere di leggere per tutta la popolazione e con speciale attenzione a bambini, adolescenti e giovani adulti; agli anziani; alle persone adulte con scarsa propensione alla lettura e/o con minori opportunità. Particolare attenzione verrà posta agli interventi nelle aree marginali del territorio di riferimento della Fondazione o nelle periferie dei grandi centri urbani.
I progetti candidati dovranno combinare tre “ingredienti” fondamentali: la condivisione e la socializzazione tra partecipanti, il loro protagonismo, la continuità progettuale attraverso il radicamento in presidi fisici presenti sul territorio.
Il bando è disponibile alla pagina BANDI. Nella medesima sezione, sarà presto possibile consultare un documento di FAQ (domande frequenti), la cui lettura è raccomandata in via preliminare all’elaborazione dei progetti da candidare sul bando. C’è tempo fino al 16 dicembre per partecipare al bando.
Giovanni Fosti, Presidente Fondazione Cariplo Andrea Mascetti, Coordinatore Commissione Arte e Cultura Cristina Chiavarino, Direttrice Area Arte e Cultura Chiara Bartolozzi, Area Arte e Cultura
NOTA BENE: In occasione della pubblicazione di questo bando, Fondazione Cariplo intende avviare uno studio per verificare gli effetti dell’intervento e, per questo motivo, inserirà le iniziative finanziate in un percorso di monitoraggio e valutazione. Al fine di garantire il massimo rispetto delle disposizioni riguardanti il trattamento dei dati personali dei soggetti coinvolti, la Fondazione si riserva di fornire agli enti beneficiari apposite Linee Guida.
La Commissione Centrale di Beneficenza di Fondazione Cariplo, nel corso della seduta dell'1 ottobre, ha nominato in veste di commissaria la Professoressa Susanna Mantovani.
La professoressa sostituisce la dottoressa Paola Pessina, dimessasi il 4 agosto scorso.
La professoressa Mantovani vanta una lunga esperienza in ambito pedagogico, con una forte attenzione e competenza verso la crescita dell'individuo a partire dall'infanzia, fase fondamentale per la maturazione sociale e culturale della persona.
Susanna Mantovani è attualmente Professore Onorario di Pedagogia generale e sociale presso l’Università di Milano-Bicocca. Nella lunga carriera si è dedicata all’attività di ricerca a orientamento psicopedagogico e con uno specifico interesse per i temi dello sviluppo sociale e linguistico nell’infanzia, della famiglia, dei modelli, dell’organizzazione e della gestione dei servizi e delle scuole dell’infanzia, della formazione di educatori e insegnanti. La sua ricerca ha avuto e ha tuttora carattere sia teorico sia empirico ed è stata corredata da pubblicazioni su volumi e riviste italiani e internazionali e dalla partecipazione a gruppi di ricerca e a convegni scientifici in Italia e all’estero.
È consulente e componente di comitati scientifici anche a livello internazionale. Negli ultimi anni, l’attività di ricerca si è orientata in modo particolare su temi relativi come l'Intercultura nell’infanzia, infanzia e nuove tecnologie, nuovi modelli pedagogici e gestionali dei servizi educativi e socio-educativi.