Fondi destinati a sostenere la ricerca di terapie, sistemi di diagnostica e di rilevazione del coronavirus, per rafforzare e sviluppare ulteriormente quanto già da tempo stanno facendo università, imprese e centri di ricerca per contrastare il virus.

La Giunta regionale della Lombardia ha infatti approvato oggi il bando congiunto che prevede il finanziamento di progetti per:

  • sviluppo di studi di virologia per identificare varianti virali attuali e/o future;
  • sviluppo di terapie per affrontare le epidemie di coronavirus attuali e/o future;
  • sviluppo della diagnostica, garantendo una rapida valutazione dei candidati sulla base delle tecnologie esistenti (ad esempio tamponi express);
  • sviluppo di studi di popolazione che permettano una stima affidabile di soggetti positivi o che siano stati positivi;
  • sviluppo di strumenti software e servizi a supporto dell’individuazione precoce e il successivo contenimento del contagio da SARS-CoV-2, inclusa la sorveglianza attiva, la verifica dell'isolamento, la gestione dei sintomi, il monitoraggio dei potenziali contatti a rischio in linea con quanto indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità;
  • sviluppo di misure per proteggere le categorie più fragili con patologie pregresse.

Le domande per presentare i progetti saranno aperte dal 6 al 20 aprile, saranno poi processate in tempi molto rapidi per dare una risposta pronta ed efficace all’emergenza.

Il bando è consultabile alla pagina BANDI

“È fondamentale unire gli sforzi e le risorse, ecco perché insieme a Regione Lombardia e Fondazione Veronesi abbiamo proposto un'iniziativa sul fronte della ricerca scientifica che possa offrire un contributo per sconfiggere il virus puntando sull'eccellenza dei laboratori e dei ricercatori lombardi. Un'azione che si affianca a quella che stiamo mettendo in atto per sostenere chi è in difficoltà, chi vive solo e in povertà. Siamo vicino ai più deboli e in parallelo puntiamo sulla ricerca per contrastare il covid-19” ha dichiarato Giovanni Fosti, Presidente della Fondazione Cariplo che ha deciso di investire 2 milioni di euro sul progetto.

Regione ha messo a disposizione 4 milioni di euro per sostenere la ricerca in questo momento di emergenza e, dopo la manifestazione di interesse della scorsa settimana, si sono aggiunti due nuovi soggetti e i fondi sono raddoppiati – Lo ha detto il vicepresidente di Regione Lombardia Fabrizio Sala – Un sincero ringraziamento quindi a Fondazione Cariplo e a Fondazione Veronesi che hanno deciso di co-investire rispettivamente 2 milioni di euro e 1,5 milioni di euro su questo progetto”.

Abbiamo deciso di sostenere questo progetto di ricerca coordinato dalla Regione Lombardia, in collaborazione con Fondazione Cariplo, poiché da sempre Fondazione finanzia la ricerca scientifica d’eccellenza e mai come in questo momento di emergenza sanitaria contro il Covid-19 vi è la necessità di trovare soluzioni di cura con ricaduta nazionale ed internazionale" ha aggiunto Paolo Veronesi, Presidente di Fondazione Umberto Veronesi che deciso di investire 1,5 milioni di euro su questo bando.

La Fondazione di Comunità Milano ha attivato il Fondo #MilanoAiuta (oltre a Fondo Fondazione Fiera Fondo, Niguarda tutti) con l’obiettivo di potenziare i servizi di assistenza domiciliare a favore di persone dimesse dagli ospedali, di anziani soli e famiglie fragili a fianco di Comune di Milano, Città Metropolitana, Protezione Civile e ATS Milano. Un fondo partito con una dotazione iniziale di 50.000 euro da parte di Fondazione Cariplo e 100.000 euro dalla Fondazione di Comunità Milano che ogni giorno grazie alle donazioni di cittadini e aziende. Tante le persone che si sono attivate, anche fa i giovani, e hanno dimostrato grande attenzione al problema.

La solidarietà dei giovani verso gli anziani: le magliette “Home is bello” 

Miriam, Gioacchino, Eleonora, Angelica, Michele sono cinque coinquilini tra i 23 e i 28 anni. Abitano a due passi dall’università Bocconi, e vivono insieme da pochi mesi, «a settembre eravamo coinquilini, a ottobre amici, a dicembre compagni di viaggio e adesso uniti in questa forzata, ma necessaria, convivenza, ma anche nella voglia di fare qualcosa per gli altri». Tra una risata e un litigio (succede anche quello quando stai tutto il giorno in casa) hanno lanciato “Home is bello”: realizzano magliette home made a fronte di un piccolo contributo richiesto agli acquirenti. L’intero ricavato delle magliette viene devoluto al Fondo #Milano Aiuta. 

«L’idea è nata il giorno del primo decreto Conte. Stare a casa ci pesava un po’, siamo giovani, è normale, però da subito è nata la voglia di fare qualcosa di utile in questo momento ma anche il desiderio di valorizzare gli aspetti positivi dello stare in casa. Se non posso uscire devo fare qualcosa di bello dentro. Così, dall’unione delle nostre competenze, creative ma anche di messa a terra economica del progetto, è nato Home is bello che è diventato il nostro messaggio!  Si tratta di magliette con la scritta Home is bello personalizzabile in Take your time – be a chef – be creative- learn something, che sono tutte le cose che possiamo continuare a fare, ma anche imparare, se non possiamo uscire. A parte le magliette che ci arrivano da un fornitore, facciamo tutto noi: i colori, le stampe, la ricezione degli ordini, la spedizione. Abbiamo aperto la pagina Instagram in cui, oltre a ricevere gli ordini che sono già stati 90, postiamo le stories con i backstage della realizzazione! Abbiamo scelto il Fondo #Milano Aiuta perché, visto che tantissime persone fortunatamente stanno già donando per gli ospedali e attrezzature, noi abbiamo deciso di supportare i tanti operatori e le associazioni che aiutano le persone fragili e gli anziani soli, come i nostri nonni che ci mancano moltissimo. Speriamo che la nostra maglietta rimanga come una testimonianza di questo periodo così doloroso, ma che può anche farci scoprire delle cose».  

La moda corre in aiuto di chi è solo in casa  

Michela Deandreis e Isabella Montanari, sono le fondatrici di Miss Sample Sale, il primo sito in Italia dedicato alle sample sale e alle vendite speciali nella città di Milano. Collaborano con molti marchi affermati e sono un punto di riferimento per gli appassionati di shopping che, tramite la loro newsletter, canali social e sito, trovano informazioni in esclusiva su tutte le vendite. Racconta Isabella: «in questa fase io e Michela ci siamo dette “non possiamo riconvertire la nostra attività in mascherine, che cosa possiamo fare?”.  Il nostro vero “patrimonio” sono i nostri contatti, 35.000 su Facebook, una newsletter che raggiunge più di 10.000 persone, una pagina Instagram molto seguita. All’inizio abbiamo pensato anche noi a sostenere il personale sanitario e gli ospedali ma poi abbiamo pensato a tutte le persone che sono sole, anziani o persone fragili, a partire dal nostro condominio. Se dobbiamo tutti stare in casa bisogna anche trovare il modo per farlo. C’è la grande battaglia che stanno conducendo i medici e gli infermieri ma ci sono anche le persone vicino a noi». Così da qualche giorno, sui canali di Sample Sale, al posto del calendario delle prossime vendite, compare il messaggio: “Cari amici, in un momento così delicato dal punto di vista sociale e sanitario, in cui tutti noi ci siamo fermati con le nostre attività, vogliamo mettere a disposizione la nostra visibilità e tutti i nostri strumenti di comunicazione per dare un aiuto concreto a chi è in prima linea in questa emergenza. Miss Sample Sale ha scelto di sostenere fondi #MilanoAiuta della Fondazione Comunità di Milano. Servirà a sostenere e potenziare servizi di prossimità, assistenza ed intervento domiciliare a favore di persone dimesse dagli ospedali, di anziani e famiglie fragili, la cui condizione è aggravata dall’emergenza sanitaria ed hanno bisogno di aiuto e vicinanza. Ciascuno di noi può dare un contributo a questa gara di solidarietà: per fare bene insieme, per non lasciare solo nessuno”. E in attesa della prossima vendita speciale, la comunità di Sample Sale si sta mobilitando.   

 
L’Atelier Alberta Florence è un brand in forte ascesa. La sua giovane creatrice, Giulia Mondolfi, è da sempre impegnata in progetti di sostenibilità e sociali (come la collaborazione per la realizzazione di alcuni capi storici con la Cooperativa sociale Alice attiva nel carcere di San Vittore). Nell’emergenza Covid-19 ha deciso di sostenere #MilanoAiuta della Fondazione Comunità di Milano, invitando i suoi clienti e le tante persone che si muovono intorno al suo marchio a donare per “ampliare il servizio di consegna di pasti, farmaci e spesa; organizzare l'accompagnamento a visite mediche non rimandabili; offrire supporto a genitori con bambini piccoli”. Giulia racconta come è nata questa scelta: «Molti dei mei clienti mi chiedevano come poter aiutare e io all’inizio mi sono interrogata su quale fosse l’opzione migliore. Avevo pensato agli ospedali, come tutti, ma ho un’amica, medico a Milano, che sento tutti i giorni. Lei in particolare è una guardia medica e conosce tutte le situazioni critiche che la città sta affrontando, ragionando insieme è emerso il problema delle persone che sono a casa, che magari stanno male e devono fare la terapia d’ossigeno. Io ho studiato architettura e a lungo mi sono occupata di verde terapeutico, ho lavorato anche nelle RSA. Conosco personalmente tante situazioni, ero proprio io ad aiutare personalmente mia nonna a fare la terapia d’ossigeno. Non si tratta affatto di una cosa semplice. Facendola da soli si rischia di bruciarsi, ma purtroppo in questo momento gli ospedali sono congestionati. A maggior ragione, nel distanziamento sociale, è fondamentale occuparsi di chi è a casa e sta male e ho paura che in troppi ci stiamo dimenticando di loro. Questo è il motivo principale perché ho scelto la Fondazione di Comunità Milano. In più cercavo un’organizzazione seria, purtroppo in questo momento, è brutto a dirsi, ma c’è anche il rischio che non tutte le realtà sappiano gestire nel migliore dei modi le donazioni. E poi c’è un’altra cosa: credo moltissimo al legame delle aziende con il territorio e con la comunità di riferimento, è un approccio “olivettiano” che applico tutti i giorni». In calce alla richiesta di donazioni per #MilanoAiuta nel suo sito, Giulia ha aggiunto proprio questa frase di Adriano Olivetti: «Il termine utopia è la maniera più comoda per liquidare quello che non si ha voglia, capacità, o coraggio di fare. Un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia da qualche parte, solo allora diventa un proposito, cioè qualcosa di infinitamente più grande”  

Per tutta la durata dell’emergenza sanitaria (rif. Coronavirus) occorre trasformare tutti i documenti in formato digitale (es. PDF) e trasmetterli esclusivamente mediante la posta elettronica. La sede di Fondazione Cariplo, in via Manin 23, a Milano, è al momento chiusa, i servizi invece sono attivi.

Il TOChina Hub, piattaforma di ricerca, formazione avanzata e dialogo strategico costituita nel 2017 da Università di Torino, ESCP business school e Torino World Affairs Institute, è impegnato in queste settimane a supportare l'Ambasciata d'Italia in Cina, che sta coordinando un ponte aereo con voli umanitari forniti dalla compagnia aerea Neos Spa.

L'obiettivo è accelerare l'afflusso da Pechino di materiale medico-sanitario urgente per affrontare l'epidemia Covid-19 in tutta Italia.

Nei prossimi giorni sono previsti voli che trasporteranno ingenti quantità di materiali necessari a contrastare l’emergenza Coronavirus.

Fondazione Cariplo ha già aderito all’iniziativa, cosi come Fondazione CRT, con un primo stanziamento, seguite da  Fondazione Grimaldi, Fondazione Brunello e Federica Cucinelli e Fondazione Agnelli. La compagnia aerea Neos Spa contribuisce facendosi carico dei costi fissi e del proprio personale.

I voli umanitari sostenuti dal China-Italy Philanthropy Forum – il primo in partenza domani e il secondo il 31 marzo – non trasportano soltanto donazioni raccolte dai filantropi cinesi associati, ma anche altre donazioni provenienti da tutta la Cina e dispositivi medici acquistati dalle centrali di committenza pubblica nazionale e regionali per i quali sia urgente il trasferimento in Italia.

Da un lato quindi Fondazione Cariplo si è attivata con un Fondo Speciale per constrastare gli effetti del Covid 19  dall’altro sta collaborando con le Fondazioni di Comunità presenti sui territori della Lombardia, del Verbano- Cusio -Ossola e del Novarese e infine si sta attivando per favorire l’arrivo in Lombardia di ciò che ormai scarseggia in tutte le strutture sanitarie.

Aggiornamento: Altre 500 mila maschere e 100 ventilatori sono arrivate in Italia con un nuovo cargo il 14 aprile e 800 mila mascherine e 80 ventilatori sono arrivati il 16 aprile. I materiali sono stati consegnati alla Protezione Civile.

Sono state apportare modifiche al paragrafo "Limitazioni" dei “Criteri generali per la concessione di contributi”.

In particolare:

  • non sono sottoposti a limitazione i contributi concessi nell’ambito di Bandi o avvisi in genere (in precedenza, l’esclusione riguardava solo i Bandi e gli avvisi riferibili all’Area Ricerca Scientifica);
  • l’ente che sia incorso nella limitazione non può beneficiare di contributi solo nell’anno successivo (in precedenza, il periodo era di due anni).

Le disposizioni hanno efficacia immediata e retroattiva: sono pertanto ammissibili a contributo gli enti che, incorsi in passato nella limitazione, non lo sarebbero stati in base alla nuova formulazione.

Inoltre si specifica (vedi il documento FAQ) che, riguardo al limite di spesa indicato nel punto 2) del medesimo paragrafo, il limite di 100.000 euro è riferito al contributo richiesto a Fondazione Cariplo e non all'importo complessivo dei lavori.

 

La fondazione della Comunità Bresciana ha attivato il fondo AiutiamoBrescia. È stato avviato con una dotazione iniziale di 50mila euro da parte di Fondazione Cariplo e 100mila euro da parte della fondazione locale. Il fondo è destinato al sostegno degli ospedali per l’emergenza sanitaria e in pochi giorni ha raccolto più di 11 milioni di euro con una gara di solidarietà che prosegue senza sosta. Per la raccolta è stata utilizzata la piattaforma Forfunding di Intesa Sanpaolo, oltre ad un IBAN dedicato.

Lo sport si ferma, ma il cuore degli sportivi batte più veloce

foto challenge

La #calcettoacasachallenge

Orazio Franco è un impiegato, ma è anche l’anima del gruppo Calcetto e Birra, ventisei amici tra i 22 e i 30 anni che si ritrovano a turno per giocare anche 4 volte alla settimana: «quando ho capito che non avremmo potuto giocare per almeno un mese ho pensato che dovevo fare qualcosa per tenere vivo il nostro legame e l’amore per il calcio. Che dovevamo essere bravi a stare a casa ma non a stare fermi! Quindi ho lanciato la #calcettoacasachallenge: ho invitato tutti i membri del gruppo, che a loro volta dovevano nominare altri amici, a inviare un video con il loro gesto calcicistico. Ho ricevuto palleggi con la carta igienica, giocate sotto la doccia, rovesciate rocambolesche, insomma ci siamo scatenati con la fantasia. Nel video di lancio e in tutti i video che poi sono stati pubblicati e che continuiamo a ricevere e pubblicare sul nostro profilo Instagram (@Ag_calcetto_eb) abbiamo inserito una grafica con tutte le informazioni e le modalità per poter donare alla Fondazione di Comunità Bresciana, a cui abbiamo subito devoluto anche la nostra quota di cassa destinata agli acquisti del gruppo. La challenge sta avendo un successo incredibile, hanno partecipato anche alcuni giocatori del Venezia e del FeralpiSalò e noi andiamo avanti. È una raccolta fondi un po’ originale ma funziona!».

Il premio di Lorenzo Zanetti, pilota Ducati

A 33 anni, ha già alle spalle una carriera di 17 anni. Lorenzo è un motociclista professionista, pilota la Ducati e gareggia da quando ha 16 anni. «Ho girato il mondo, ma la mia base è sempre stata Lumezzana. Qui c’è la mia compagna, qui c’è il mio cuore. Quando è stato emesso il primo decreto per l’emergenza ero in Malesia per le competizioni. Ho deciso che volevo rientrare anche se sapevo che tornando non avrei potuto gareggiare per un bel po’, ma ho un bimbo piccolo e uno in arrivo, non potevo rischiare di non tornare dalla mia famiglia. Le gare in Malesia erano andate bene e avevo già ottenuto dei premi: non ci ho pensato un momento a devolverli per l’emergenza. Io nella mia carriera di ospedali ne ho visti tanti, in questo sport gli infortuni sono frequenti, ho tanti amici dottori, so quello che stanno vivendo e mi sembra doveroso aiutarli. Purtroppo non tutti si rendono conto di quello che succede, non li biasimo ma gli ospedali sono allo stremo. In questa circostanza ho assistito anche tantissima solidarietà all’interno della comunità, nelle aziende del territorio, delle singole persone. Ho visto che la Fondazione di Brescia era molto attiva e ho deciso che aveva senso mettere in comune gli sforzi. In particolare, penso che noi sportivi siamo molto fortunati perché siamo sostenuti dalla gente, dal loro affetto. E adesso è il momento di ricambiare e sostenerla a nostra volta»

La raccolta fondi degli Irriducibili Leonessa 

Paolo Gualdi è uno dei responsabili degli Irriducibili Leonessa, (tifoseria organizzata bresciana della squadra di basket Germani) che raccoglie 300 membri tesserati. Di solito i fondi che derivano dai tesseramenti sono destinati a gadget e magliette ma, di fronte all’emergenza, il gruppo non ha esitato: «una tifoseria organizzata ha la possibilità di raccogliere fondi e non potevamo non sfruttare questa opportunità.

Non è la prima volta che decidiamo di donare una parte del ricavato che otteniamo grazie ai tesseramenti, è già capitato in passato, per esempio con il reparto pediatrico oncologico degli Spedali Civili di Brescia. Poiché ci mettiamo la faccia, vogliamo essere sicuri che i fondi raccolti siano utilizzati nel migliore dei modi. Per questo abbiamo scelto la fondazione di comunità bresciana che aveva già avviato la campagna. E poi cerchiamo sempre di rimanere legati al nostro territorio e mai come in questo caso è stato importante. Perché l’emergenza è qui, nella nostra casa, e ognuno deve fare la sua parte. I 2000 euro raccolti magari non sono molti, però se tutti contribuiamo le piccole donazioni possono davvero cambiare le cose».

Il montepremi del Gruppo del Fantacalcio

Pierpaolo Maltempi, ferroviere, come tanti italiani da anni condivide con un gruppo di amici la passione per il Fantacalcio. La loro chat di Whatsapp di solito ospita scherzi e battute, ma questa volta non è stato così: «in chat ci scambiamo meme, foto stupide, e naturalmente parliamo di fantacalcio. Ma qualcuno di noi, pochi giorni fa, fa ha lanciato l’idea di devolvere il nostro montepremio. Normalmente, quando si tratta di mettersi d’accordo per qualcosa, un appuntamento, una nuova decisione regolamentare che vogliamo darci, ci vuole sempre un sacco di tempo. È normale, siamo in 19 e ognuno di noi ragiona con la sua testa. Ma questa volta nel giro di 2 minuti di orologio tutti avevano aderito alla proposta. Poi abbiamo pensato che potevamo coinvolgere anche altre persone e unire le forze e, tramite amici, i social, insomma tutti i canali, abbiamo contattato altre persone e altri gruppi di fantacalcio e da 19 siamo diventati 30.

Tra il nostro montepremi e quello degli altri siamo arrivati a 2000 euro. Non è un miliardo ma in questo momento tutto è importante. Siamo stati subito d’accordo sull’idea di aderire alla campagna della Fondazione di comunità bresciana perché tutti noi abbiamo mogli, mariti, amici, parenti che stanno lavorando in prima linea sul campo per aiutare le persone che soffrono. Il nostro territorio è stato colpito duramente. Adesso stiamo cercando di diffondere la nostra iniziativa sui nostri canali social, vorremmo dare a tutti un po’ speranza ed essere uno stimolo per gli altri. In questo momento quello che deve reggere davvero è il senso di responsabilità, perché ognuno di noi è responsabile per sé ma anche per gli altri, e la solidarietà perché tutti dovremmo provare a dare un po’ di quello che abbiamo».

 

 

Grazie alla Fondazione di Comunità del Lecchese onlus, è nata la raccolta fondi AiutiamociUn fondo partito con una dotazione iniziale di 50mila euro da parte di Fondazione Cariplo e 100mila euro della Fondazione della Comunità di Lecco per il sostegno sanitario all'Azienda sociosanitaria territoriale. La comunità ha risposto in modo straordinario con gruppi spontanei di raccolta tra le persone. È stato aperto un Iban ed è stata utilizzata la piattaforma GoFundMe.

Tra chi ha contribuito a questa eccezionale raccolta di fondi ci sono Michele Cattaneo e Gioia Rota, ideatori del blog La tenda in salotto che, grazie al sostegno dei loro follower, hanno raccolto quasi 40.000 euro.

«Sono un’assistente sociale» racconta Michele «e conosco da anni l’impegno della Fondazione di comunità del lecchese. Insieme a mia moglie gestisco un blog, si chiama La tenda in salotto e racconta la nostra quotidianità, che è quella di una famiglia normale con due bambini piccoli in cui tante persone possono riconoscersi. Negli anni è diventata sempre di più un’attività strutturata, che continua a divertirci, cerchiamo di rallentare il tempo, cristallizzare momenti e ricordi, speriamo di ritrovare un giorno attraverso il nostro blog le emozioni di oggi per non perderle. Ci seguono tante persone, tra Instagram e Facebook arriviamo a 60.000, con cui c’è un rapporto continuo, quello che in linguaggio tecnico viene chiamato “engagement”. Pochi giorni fa, leggendo della raccolta fondi che hanno lanciato Fedez e Chiara Ferragni, mi ha chiamato mia moglie e mi ha detto “Non siamo loro e non avremo i loro numeri, ma secondo me nel nostro piccolo dobbiamo fare qualcosa anche noi!”. Ci sembrava più bello e più utile non partire da soli ma metterci in connessione con chi già si stava muovendo e quindi abbiamo deciso di aderire alla campagna Aiutamoci della Fondazione del Lecchese. La risposta delle persone è stata davvero straordinaria perché in pochi giorni abbiamo raccolto attraverso la piattaforma Gofundme-la stessa usata da Fedez e Ferragni-quasi 40.000 euro, ma la cosa ancora più straordinaria è che ci sono state 1000 donazioni. Gente che ha donato 5,10, 15 euro, cioè quello che poteva. Ci ringraziano per aver dato loro la possibilità di fare piccole donazioni. In questi casi un bonifico può scoraggiare ma donare sulle piattaforme è facile come fare un piccolo acquisto online, un gesto a cui ormai siamo abituati tutti. La soddisfazione più grande è aver dato voce proprio a tutti, anche a chi non ha tante possibilità ma vuole combattere insieme questa battaglia che davvero ci coinvolge tutti».

Ospitare gratis il personale ospedaliero

Claudia Pattarini è la vicepresidente di “Ospiti per Casa”, un’associazione storica di proprietari di B&B del Lago di Como nella quale, più recentemente, sono confluiti anche gli host Airbnb del territorio. L’intento comune è quello di coniugare l’ospitalità con la valorizzazione del territorio e la promozione dei valori di sostenibilità e responsabilità. 

In occasione delle ultime due edizioni del Festival Immagimondo, l’associazione gratuitamente ha messo a disposizione alcune case della rete e a Natale ha sostenuto il rifugio notturno della Caritas di Lecco: «Adesso è arrivato il momento di dare una mano al personale ospedaliero che sta attraversando un’emergenza drammatica. Abbiamo ascoltato gli appelli dei sindaci e sappiamo che molti di loro sono in difficoltà perché l’aumento dell’organico ha creato un problema di mancanza di luoghi dove poter ospitare queste persone che sono costrette a spostarsi o a fare turni massacranti lontano dalle loro abitazioni». 

Alcuni giorni fa, in una delle case gestite da Claudia è arrivato un medico di Bergamo che lavora presso l’ospedale di Lecco, con i turni imposti dalla necessità di non far collassare il sistema sanitario, non poteva più gestire gli spostamenti casa-lavoro: «ovviamente non possiamo vederci» racconta Claudia «però cerco di testimoniargli la mia vicinanza come noi host sappiamo fare».

L’associazione ha fatto una mappatura delle abitazioni sfitte (moltissime, per il crollo del turismo a causa del Coronavirus) e verificato la disponibilità dei membri a ospitare anche gratuitamente il personale sanitario e le forze dell’ordine, un’altra categoria in prima linea nell’emergenza. La risposta è stata immediata ed entusiasta: Raffaella, Tina e Pope, Vica, Paola, Cristina, tanto per fare qualche nome, si sono subito mobilitati «la nostra associazione è nata con questo spirito, quello di offrire un alloggio ma anche un supporto, e mai come adesso c’è bisogno di vera accoglienza».

La cura è di casa è un progetto sostenuto dal bando Welfare in Azione di Fondazione Cariplo sviluppato nel territorio del Verbano Cusio Ossola e in alcuni comuni del novarese, con l’obiettivo di favorire la permanenza delle persone anziane presso il proprio domicilio. La cura è di casa intercetta gli over 65 che non sono a carico dei servizi sociali, ma che a causa di un evento anche minimo (come una semplice caduta dalle scale) potrebbero precipitare in una situazione di fragilità che avrebbe come conseguenza la casa di riposo o pesanti carichi di cura per la famiglia. Gli operatori (assistenti sociali, operatori sociosanitari, psicologi) si alternano ai volontari per fare la spesa, aiutarli a fare il bagno, gestire i momenti più complicati della quotidianità, ma anche per fare due chiacchiere che spesso è quello che manca a chi vive solo. Nell’emergenza gli interventi di compagnia a domicilio sono purtroppo sospesi per evitare il contagio. E il sollievo di una chiacchiera in salotto anche. Ma i volontari della rete sono attivi al telefono, che diventa l’unico, ma prezioso, tramite per portare un saluto, fare due chiacchiere e accertarsi che tutto vada bene. Le telefonate illuminano la solitudine di questi giorni, e raccolgono apprensione, solidarietà, speranze e saggezza

I volontari raccontano che alcuni anziani commentano il Coronavirus dicendo che ne hanno viste di peggio, del resto hanno attraversato guerre più distruttive di questa. C’è chi si sente molto solo, perché le visite di familiari sono ridotte e chi invece si preoccupa perché non può andare a fare la spesa. Ma a saperla usare la tecnologia accorcia le distanze e la signora Carmen adesso parla attraverso Skype con la volontaria Monica. La signora Concetta e il signor Eugenio sono due anziani soli e Claudia con una telefonata si accerta che stiano bene, ha promesso a entrambi che, non appena tutto questo momento difficile finirà, li porterà fuori a pranzo. La volontaria Giulia racconta che la signora Maria non segue le notizie e non era molto informata sull’emergenza e sull’obbligo di restare a casa: nei giorni scorsi il suo pensiero era quello di andare in banca, ma ci ha pensato Giulia per lei, d’accordo con i figli lontani di Maria.

Questa emergenza ha anche fatto saltare la festa di compleanno del signor Clelio, 96 anni compiuti il 13 marzo: era tutto organizzato e invece non se ne è potuto fare niente. Ma i volontari gli mandano un messaggio: “Caro Clelio, ci tenevi così tanto alla tua festa, che certamente ne organizzeremo una super, appena tutto tornerà alla normalità e festeggerai con ancora più gioia!”.

La signora Lucia da anni è diventata la “nonna sociale” delle figlie di Gabriel, volontario che si prende cura di lei accompagnandola a fare la spesa e aiutandola con la legna per l’inverno. In questo momento di emergenza sono lontani ma sempre vicini: Gabriel le porta la spesa lasciandola sulla porta e la signora Lucia sulla soglia deposita pensieri speciali per tutta la famiglia. Pochi giorni ha impacchettato una bottiglia di vino rosso con un’etichetta scritta a mano: “antivirus”, alcuni dolcetti e un biglietto colorato con la scritta “andrà tutto bene!” per le bambine.

Prosegue anche la consegna dei pasti, nei paesini di alta montagna dove in questi giorni c’è un silenzio ancora più profondo e molto più cupo del solito. E accanto ai volontari, ci sono gli operatori de La Cura è di Casa, che con professionalità, tenacia e generosità, continuano ad essere quotidianamente accanto agli anziani, ai minori, ai disabili: tengono duro garantendo loro i servizi fondamentali.

La Cura è di Casa sostiene la comunità e gli ospedali attraverso la campagna raccolta fondi #siAMOilVCO promossa dalla Fondazione Comunitaria del VCO.

Parlare di “housing sociale” in un momento in cui siamo costretti ad azzerare ogni forma di socialità a causa di una pandemia, può sembrare un paradosso. Eppure proprio il social housing si dimostra una soluzione abitativa in grado di rispondere meglio ai profondi stravolgimenti che la situazione impone. Alla necessità di lavorare da casa, al senso di solitudine dovuto all’isolamento, ai bisogni delle persone fragili.

Racconti di Smart Working dalle “Case Bottega” e dal co-housing per anziani “Una casa nel Borgo” nel Borgo Sostenibile di Figino. 

Lo Smart Working nella “Casa Bottega”

Elvis Meneghel e Maria Rosaria Scelsi sono una coppia di 41 e 43 anni e hanno una bambina di 3 anni, Mia. Abitano nel Borgo Sostenibile, dopo molti anni vissuti nel centro di Milano. Ma entrambi non rimpiangono l’indirizzo di prima: «siamo sempre stati liberi professionisti con la partita Iva. Ci occupiamo di comunicazione, design strategico e retail design. Abbiamo sempre utilizzato la casa anche come ufficio, ma quando è nata la bambina, ci siamo resi conto che gestire Mia e il lavoro nello stesso spazio era diventato faticoso. Però allo stesso tempo sostenere i costi dell’affitto di una casa e di un ufficio sarebbe molto più dispendioso». Elvis e Maria Rosaria leggono del bando delle “case bottega” di Milano Figino, e da un anno e mezzo le loro vite si snodano intorno a uno spazio che consente di coniugare casa e lavoro in modo equilibrato e congeniale. «Nella zona-casa ci sono un living con cucina, un dehor al piano terra, due camere, un bagno, ed è collegata alla zona-ufficio con area archivio e bagno e ingresso indipendente. Così lo spazio per il lavoro è completamente autonomo. Paghiamo in tutto 1100 euro al mese per 130 mq comprese spese condominiali, un prezzo che altrove sarebbe stato impossibile per una casa e un ufficio». Normalmente Mia va al nido ed Elvis e Maria Rosaria utilizzano l’ufficio, ricevono i clienti, trascorrono alla scrivania la maggior parte del tempo.

Il Coronavirus ha modificato anche le loro giornate, ma non più di tanto, adesso si alternano per poter stare con Mia e per lavorare: «a parte il fatto che dobbiamo alternarci per stare con la bambina perché non va all’asilo, dal punto di vista della nostra organizzazione non è cambiato niente. Sento i nostri amici in difficoltà, perché ritagliarsi una dimensione lavorativa in uno spazio condiviso con i figli, magari piccoli, e con il proprio compagno/a è una sfida. Come faranno le famiglie se questa situazione si prolungherà? Lo smart working per noi è la norma, solo che noi apriamo una porta e siamo in ufficio, un luogo dove possiamo mettere la musica anche di notte e telefonare senza essere disturbati. In che modo cambierà la nostra percezione delle cose quando questo virus sarà alle nostre spalle non lo so, però immagino una società dove il lavoro agile sarà sempre più diffuso. E ci sarà più bisogno di soluzioni come la nostra per coniugare la dimensione lavorativa con quella domestica, a un costo accessibile».

Vincere lo smarrimento nella Casa nel Borgo

Nella Casa nel Borgo vivono 18 anziani, il più grande ha 84 anni. Non è una casa di riposo, ma un co-housing per persone ancora autosufficienti. Alcuni hanno complicazioni fisiche, diabete, problemi respiratori: per loro il Coronavirus è un nemico ancora più temibile e minaccioso, sono quelli che un medico di fronte all’imperativo di poter salvare solo una manciata di vite umane, dovrebbe catalogare tra i sommersi.  A coppie di due dividono nove dei dieci appartamenti disponibili: una grande zona cucina e una camera con due posti letto. Oltre agli appartamenti ci sono gli spazi comuni, dove in tempi normali si possono organizzare cene, trascorrere momenti insieme.

La retta del Borgo Sostenibile è di 20 euro al giorno e comprende anche l’assistenza di Anna Sirto, la responsabile del co-housing, dedica a loro 38 ore a settimana, e «h24 al telefono», come racconta lei: «Le persone anziane in questo momento si sentono perse, convivono con un senso di impotenza e solitudine profondo. Ma qui alla Casa nel Borgo è diverso. Non solo perché una parvenza di socialità è ancora possibile, un caffè nello spazio condiviso, anche se seduti a qualche metro l’uno dall’altro, perché comunque nessuno di loro esce da settimane e non si espongono a pericoli. Un piccolo momento prezioso che illumina giornate che sono lunghissime. Ma anche perché io provvedo alle loro necessità, compro il giornale, o faccio la spesa, o vado dal medico a ritirare le ricette e in farmacia a comprare le medicine. Non si tratta solo di questo però: da quando siamo in questa emergenza rispondo alle loro mille domande. È stato molto difficile per loro, soprattutto i primi giorni, comprendere quello che stava succedendo. E anche ora: non sanno quello che possono fare o quello che è vietato, anche perché è una situazione che muta di continuo, io spiego e cerco di rassicurare. La paura è tantissima, perché gli anziani in questo momento sono i più esposti e vulnerabili. Ma la fortuna di un contesto di questo tipo è che, a differenza delle tante persone che ora non possono ricevere nemmeno la visita dei loro famigliari, loro non sono soli e il senso di smarrimento è attutito dai piccoli scambi ancora possibili».


Il Borgo Sostenibile: il Borgo Sostenibile di Figino è un quartiere di social housing nella zona ovest di Milano. Insieme a Cenni di Cambiamento, è uno dei progetti di housing sociale promossi e finanziati da Fondazione Cariplo. Nel quartiere sono presenti 323 appartamenti offerti in canone di locazione o in patto di futura vendita e destinati a persone che non riescono a soddisfare sul mercato il proprio bisogno abitativo. Un progetto che prevede non solo un’offerta abitativa a costi contenuti, ma anche la valorizzazione della dimensione sociale di borgo e degli stili di vita sostenibili e attenti all’ambiente, nell’ottica di coniugare la dimensione dell’abitare più intima a una pratica di maggiore condivisione con il vicinatoAll’interno del complesso esistono spazi a disposizione degli abitanti destinati ad attività di condivisione, feste e eventi.

Nel Borgo Sostenibile, accanto agli appartamenti normali, agli spazi verdi, alle attività commerciali, alla biblioteca sociale e alle attività legate al terzo settore, ci sono le “Case Bottega”, cioè appartamenti-studio che consentono di coniugare la dimensione della casa con quella lavorativa, e “Una Casa nel borgo”, un co-housing per anziani.

Borgo Sostenibile è promosso da REDO sgr spa Società Benefit  in collaborazione con Fondazione Housing Sociale (FHS) nell’ambito del Fondo Immobiliare di Lombardia, avviato nel 2006 da Fondazione Cariplo e Regione Lombardia con l’obiettivo di incrementare gli investimenti nel settore dell’housing sociale

Di fronte all’emergenza Coronavirus, le Fondazioni di origine bancaria si sono subito mobilitate sui loro territori, fornendo una prima risposta alle diverse esigenze locali, tanto delle autorità sanitarie per garantire l’assistenza medica alle persone contagiate, quanto di quelle realtà economiche e culturali messe a dura prova dalle necessarie misure di contenimento del contagio. Inoltre, oggi, come avvenuto in altre situazioni di emergenza che il Paese ha dovuto affrontare negli ultimi anni (i terremoti dell’Aquila, dell’Emilia Romagna, del Centro Italia, l’alluvione in Sardegna, l’acqua alta a Venezia), anche per la pandemia da Coronavirus, Acri ha stabilito di avviare un intervento di sistema delle Fondazioni di origine bancaria, mediante il Fondo Nazionale Iniziative Comuni.
Come in passato l’intervento è ispirato a due criteri: l’orizzonte temporale non guarda solo all’immediato, ma anche al post-emergenza, e i destinatari dell’intervento, che sono quelli con i quali le Fondazioni hanno stretti e consolidati rapporti di partnership e collaborazione. Il Comitato esecutivo di Acri, riunito in videoconferenza, ha deliberato l’attivazione di un Fondo di garanzia rotativo a sostegno delle esigenze finanziarie delle organizzazioni di Terzo settore.

Con una dotazione iniziale di 5 milioni di euro, grazie a un effetto di leva finanziaria, il Fondo permetterà l’erogazione di alcune decine di milioni di euro di finanziamenti (rimborsabili in massimo 18 mesi), portando così liquidità a migliaia di organizzazioni. Per aumentare la capacità del Fondo di garanzia, potranno poi aggiungersi ulteriori contribuzioni volontarie da parte di singole Fondazioni. Inoltre, data la fragilità dei soggetti destinatari, al Fondo di garanzia si affiancherà un Fondo di copertura di 500mila euro, che consentirà di abbattere, sino ad esaurimento, gli oneri finanziari del primo ciclo di erogazione del plafond.
L’erogazione dei finanziamenti avverrà mediante il sistema bancario. Acri coordinerà l’operazione sul piano dell’interlocuzione con le rappresentanze del Terzo settore, della sottoscrizione degli accordi con gli istituti di credito, del richiamo dei contributi accantonati dalle Fondazioni, del monitoraggio dell’iniziativa e della rendicontazione periodica.

Tale intervento nasce dalla consapevolezza che, se per il mondo delle imprese il Governo sta mettendo a punto misure straordinarie di contenimento degli effetti collaterali dell’emergenza sanitaria, per il mondo del Terzo settore, in particolare dell’associazionismo, non sembrano disponibili misure adeguate a garantirne la continuità. Le realtà del Terzo settore, infatti, oltre a subire le conseguenze dell’interruzione dell’attività, scontano una strutturale debolezza e fragilità dal punto di vista finanziario, che si accentua in questa fase che le vede impegnate nel concorrere a fronteggiare i disagi sociali delle fasce più deboli della popolazione, limitandone le possibilità di resilienza. Queste realtà, se non adeguatamente supportate sul piano finanziario, rischiano di subire contraccolpi che ne minano alle fondamenta le possibilità di sopravvivenza.
A questo intervento di sistema, si affiancano le iniziative già attivate sui territori dalle singole Fondazioni di origine bancaria, che per contrastare l’emergenza Covid-19, hanno stanziato complessivamente oltre 35 milioni di euro

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