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Sarà di 876.378 euro l’investimento economico complessivo erogato da AriSLA per i nuovi progetti, attraverso la Call for Projects 2016: la Fondazione incrementa così le risorse stanziate fino ad oggi a sostegno della ricerca scientificaarrivando ad investire oltre 10,6 milioni di euro dal 2009, supportando in questi anni 62 progetti e 260 ricercatori su tutto il territorio nazionale

Studi vincitori

Due dei 6 progetti finanziati (DDRNA&ALS e StressFUS) hanno l’obiettivo di verificare il coinvolgimento delle proteine TDP-43 e FUS, associate all’insorgenza della malattia, nella alterata risposta allo stress dei motoneuroni, che risultano così maggiormente vulnerabili agli “insulti” ossidativi. Altri due progetti di ricerca vogliono sondare nuovi approcci biologici, allo scopo di identificare future terapie per la SLA.
Il primo (ExoALS) studierà l’effetto neuroprotettivo degli esosomi, piccole vescicole responsabili della comunicazione intercellulare, derivati da cellule staminali, e ne caratterizzerà il contenuto al fine di migliorare il loro possibile utilizzo terapeutico nei pazienti con SLA; il secondo (SUMALS) esplorerà il ruolo della SUMOilazione, che ha diverse azioni nella regolazione della funzionalità e nella localizzazione delle proteine bersaglio e, nel caso specifico, nell’aggregazione della  proteina TDP-43, caratteristica comune di molte forme sporadiche e familiari di SLA: in particolare, il progetto  utilizzerà alcuni peptidi per modulare la SUMoilazione e ritardare la degenerazione neuronale nella prospettiva di arrivare a future terapie in vivo.

Innovative strategie per investigare nuovi meccanismi alla base della SLA sono quelle proposte dai due progetti pilota GPR17ALS e SNop. Il primo intende valutare nuovi approcci farmacologici basati sulla modulazione dell’attività del recettore GPR17, al fine di stimolare la riparazione della guaina mielinica, il rivestimento protettivo dei processi neuronali, e valutare il suo coinvolgimento nella degenerazione legata alla SLA. Il secondo, attraverso l’utilizzo di una tecnica innovativa chiamata optogenetica, che combina tecniche ottiche e genetiche di rilevazione per sondare i circuiti neuronali, cercherà di comprendere i meccanismi che portano all’atrofia muscolare nei casi di SLA.

Da segnalare la novità che ha caratterizzato questa ultima Call for Projects, legata all’attivazione della piattaforma online, implementata per agevolare i ricercatori nella presentazione delle candidature. La piattaforma è stata molto apprezzata e lo dimostra il notevole incremento delle domande sottomesse, che hanno raggiunto la quota di 157, raddoppiando così la media dei progetti presentati fino ad oggi ad AriSLA.  

L’IDENTIKIT DEI 6 PROGETTI 

I sei progetti che godranno del finanziamento di Fondazione AriSLA hanno una durata che varia da 12 a 36 mesi e un valore economico che va da 55.000 a 299.628 euro. Si tratta di tre ‘Full grant’, ovvero progetti che sviluppano ambiti di studio promettenti e fondati su un solido background – e trePilot grant” – ossia studi che hanno l’obiettivo di sperimentare nuove strade di ricerca. I progetti coinvolgono 8 nuovi gruppi di ricerca (operativi su Milano, Verona, Padova e Roma), che vanno ad aggiungersi ai 105 gruppi sostenuti dal 2009 dalla Fondazione.

Full Grant

  1. Il ruolo della risposta alterata al danno del DNA nella neurodegenerazione legata alla SLA (DDRNA&ALS)

Lo scopo del progetto di ricerca è quello di dimostrare che la neuro-degenerazione associata alle proteine TDP-43 e FUS sia dovuta a difetti nella risposta cellulare al danno del DNA (o DDR) e nel riparo del danno al DNA come conseguenza di un’inefficiente produzione di alcuni piccoli RNA. Tale inefficienza è causata proprio dall’inattivazione del normale funzionamento di TDP-43 e FUS. L’ipotesi dalla quale il gruppo di ricerca intende partire è quella di dimostrare che le mutazioni in queste due proteine portano ad un difetto nella riparazione del DNA, con un accumulo del danno e la conseguente morte cellulare. Inoltre verrà verificato se questo processo possa essere modificato attraverso un trattamento farmacologico.  Attraverso la delucidazione di un nuovo meccanismo molecolare, sottostante l’accumulo del danno al DNA nella SLA, il progetto potrà contribuire a sviluppare nuovi approcci terapeutici per il trattamento di questa grave malattia.

(DDRNA&ALS – A Role for DNA damage response RNA (DDRNA) in neurodegeneration in ALS. Coordinatore Scientifico, Fabrizio d’Adda di Fagagna, IFOM – The FIRC Institute of Molecular Oncology, Milano. Partner, Sofia Francia, Istituto di Genetica Molecolare – Consiglio Nazionale delle Ricerche (IGM-CNR), Pavia. Durata del progetto 36 mesi, valore 299.628 euro).

  1. L’utilizzo di esosomi derivati da cellule staminali mesenchimali come nuovo approccio terapeutico per la SLA (ExoALS)

Il gruppo di ricerca del progetto ha dimostrato come la somministrazione di cellule staminali mesenchimali (MSC), derivate da tessuto adiposo (ASC), abbia un effetto benefico nel modello murino di SLA familiare con mutazioni in SOD1, ritardando la perdita delle capacità motorie e la degenerazione dei neuroni motori.

L’effetto benefico delle cellule staminali è probabilmente mediato dal rilascio di vescicole extracellulari (esosomi) che contengono molecole (proteine e RNA), le quali giocano un importante ruolo nella comunicazione inter-cellulare, avendo esse la capacità di ricapitolare l'effetto delle cellule staminali, raggiungendo il sito di lesione e modificando l’espressione genica locale. In vista di un possibile utilizzo di esosomi come terapia nei pazienti con SLA, lo scopo del progetto è quello di studiare l’effetto neuroprotettivo degli esosomi, isolati da ASC, in modelli murini SOD1(G93A), e di valutarne la localizzazione dopo la loro somministrazione in vivo. Per permettere la tracciabilità in vivo degli esosomi è stato messo a punto un protocollo che consiste nel marcare tali vescicole con nanoparticelle superparamagnetiche, al fine di rilevare la loro localizzazione attraverso la risonanza magnetica. Il contenuto degli esosomi, inoltre, sarà caratterizzato per capire quali siano i meccanismi d'azione, al fine di migliorare il loro possibile utilizzo terapeutico.

(EXOALS – Exosomes from mesenchymal stem cells as innovative therapeutic approach for ALS- Coordinatore scientifico Raffaella Mariotti, Università degli Studi di Verona. Durata del progetto 24 mesi, valore 141.750 euro. I dati preliminari del progetto sono stati precedentemente supportati da: ‘Viva la Vita Italia Onlus’; ‘Joint Project 2015’, in collaborazione con Fondazione Ospedale S. Camillo IRCCS).

  1. Ruolo della SUMOilazione nel trasporto nucleo-citoplasma e nell’aggregazione della proteina TDP-43 (SUMALS)

La traslocazione della proteina TDP-43 nel citoplasma e la sua conseguente aggregazione, caratteristiche comuni sia delle forme sporadiche che di quasi tutte le forme familiari di SLA, sono punti critici nella comprensione della patogenesi della malattia. Tuttavia, i meccanismi che controllano questi processi non sono ancora chiari. Alterazioni nell’import/export nucleare delle proteine potrebbero costituire l’evento iniziale dell’alterata localizzazione cellulare di TDP-43 con un meccanismo autoalimentante che porterebbe all’accumulo progressivo di TDP-43 nel citoplasma. La SUMOilazione, una modificazione post-traduzionale simile all’ubiquitinazione, ha diversi ruoli regolatori nei confronti della proteina bersaglio regolandone la stabilità, la solubilità e l’interazione con altri substrati, oltre che essere fortemente implicata nel trasporto nucleo-citoplasma. Lo scopo del progetto SUMALS è quello di capire se la SUMOilazione possa influenzare le proprietà biochimiche e l’attività biologica di TDP-43, il suo corretto trasporto tra nucleo e citoplasma e la sua aggregazione patologica nella SLA. Saranno utilizzati, inoltre, due peptidi cellula-permeabili capaci di modulare la SUMOilazione e ne sarà testata l’efficacia nei confronti dell’attività di TDP-43, del suo import nucleare e della formazione di aggregati patologici. Questi esperimenti verranno condotti in modelli cellulari sperimentali di malattia e in neuroni/motoneuroni umani derivati da cellule staminali di pazienti SLA (iPS). Lo studio permetterà di comprendere i meccanismi molecolari alla base del malfunzionamento della proteina TDP-43 nella SLA e di individuare nuovi possibili bersagli terapeutici.

(SUMALS – Role of SUMOylation in TDP-43 nucleocytoplasmic transport and aggregation. Coordinatore scientifico Antonia Ratti, IRCCS Istituto Auxologico Italiano, Milano. Partner Marco Feligioni EBRI – European Brain Research Institute “Rita Levi-Montalcini”, Roma. Durata del progetto 30 mesi; valore 260.000 euro).

Pilot Grant

  1. Modulazione tramite tecniche di optogenetica dei nervi motori per comprendere i meccanismi dell’atrofia muscolare e della neurodegenerazione nella SLA (SNop)  

Il progetto SNop utilizzerà tecniche di optogenetica per sondare circuiti neuronali e comprendere le modalità di elaborazione e trasformazione delle informazioni tra neuroni, partendo dall’ipotesi che la comunicazione tra i neuroni simpatici, contenuti nel muscolo scheletrico, le cellule muscolari e i motoneuroni possa avere un ruolo chiave nella patogenesi della SLA e che questi neuroni simpatici contribuiscano al mantenimento delle dimensioni e della funzionalità del muscolo, influenzando la performance del motoneurone. L’optogenetica è una nuova biotecnologia che combina tecniche ottiche e genetiche di elaborazione, per attivare e disattivare specifici neuroni modificati geneticamente usando solo un impulso di luce. Questa tecnica permetterà di stimolare i neuroni simpatici del nervo motore e determinare il loro effetto sui muscoli innervati e sulla progressione della SLA. I dati ottenuti da questo progetto potranno aumentare le attuali conoscenze sulla neurobiologia muscolare e porre le basi per ulteriori studi relativi ai meccanismi alla base della malattia.                                                          (SNop – Optogenetic modulation of the adrenergic component of motor nerves to understand the mechanisms of muscle atrophy and neurodegeneration in ALS.  Coordinatore scientifico, Tania Zaglia, Venetian Institute of Molecular Medicine, Padova. Durata del progetto 12 mesi, valore 55.000 euro).

  1. Sperimentazione di nuove strategie per ritardare la degenerazione neuronale con farmaci attivi sul recettore GPR17 (GPR17ALS)

Recentemente è stato dimostrato un coinvolgimento nella patogenesi della SLA da parte degli oligodendrociti, le cellule del sistema nervoso centrale che, formando la guaina mielinica, avvolgono i processi neuronali permettendo una rapida comunicazione tra le cellule. Il gruppo di ricerca ha identificato un recettore di membrana, chiamato GPR17, presente sui precursori degli oligodendrociti, la cui stimolazione con adeguate sostanze farmacologiche porta al differenziamento in cellule mielinizzanti, permettendo così la formazione e la riparazione della guaina mielinica. Scopo del progetto è quello di valutare se GPR17 possa rappresentare un target farmacologico anche nella SLA, utilizzando il modello transgenico SOD1G93A. Saranno analizzati i cambiamenti, lo stadio di differenziamento e la proliferazione dei precursori degli oligodendrociti che esprimono GPR17 e sarà stabilito come le alterazioni, la morte precoce, i difetti di mielinizzazione e il ridotto supporto trofico ai neuroni da parte dei precursori degli oligodendrociti possano essere ripristinati da farmaci attivi su GPR17. Questi esperimenti forniranno informazioni sul ruolo di GPR17 nella SLA e sulla possibilità di ritardare la degenerazione neuronale con approcci farmacologici basati su questo recettore; tali informazioni costituiranno la base per future terapie in vivo. (GPR17ALS – New strategies to enhance the trophic functions and remyelinating abilities of adult NG2-glia in amyotrophic lateral sclerosis via the GPR17 receptor. Coordinatore scientifico Marta Fumagalli – Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari, Università degli Studi di Milano. Durata del progetto 12 mesi, valore 60.000 euro).

  1. Alterazioni della risposta allo stress nei motoneuroni dei pazienti SLA che esprimono la proteina FUS mutata (StressFUS)

Ad oggi non è ancora ben chiaro il legame tra la morte del motoneurone e le mutazioni nel gene FUS. Sorprendentemente, le proteine FUS mutate sono presenti in tutte le cellule del paziente, ma solo i motoneuroni ne sono interessati.

Oltre ai difetti genetici si pensa che anche l'ambiente possa contribuire alla SLA. In particolare, numerose evidenze hanno indicato gli agenti ossidanti come fattori di rischio. Le cellule sono dotate di meccanismi protettivi che consentono di minimizzare i danni indotti da stress ossidativo e tale risposta allo stress è cruciale soprattutto nei neuroni, più inclini ad accumulare danni nel tempo. Questo progetto ha lo scopo di verificare l'ipotesi che in condizioni di stress FUS mutato possa sequestrare e rendere inefficaci i fattori che dovrebbero proteggere i motoneuroni dai danni ossidativi, compromettendo in tal modo la risposta allo stress nei motoneuroni dei pazienti e rendendoli così più vulnerabili. A lungo termine, questo studio potrebbe porre le basi per l'identificazione di farmaci che migliorino la sopravvivenza dei motoneuroni ripristinando la produzione di fattori protettivi.

(StressFUS – Impairment of the stress response by mutant FUS in iPSC-derived human ALS motoneurons. Coordinatore scientifico, Alessandro Rosa – Dipartimento di Biologia e Biotecnologie Charles Darwin, Università “La Sapienza” di Roma. Durata del progetto 12 mesi, valore 60.0000 euro. Nell’ambito di questa linea di ricerca, lo studio è stato supportato precedentemente dall’Università “La Sapienza” di Roma e dall’Istituto Italiano di Tecnologia, IIT, di Genova).

Per maggiori dettagli sui progetti finanzianti e sulle attività di AriSLA: www.arisla.org

Il 3 e 4 febbraio si svolgerà a Ouagadougou Terra Madre Burkina Faso.  L’evento è organizzato dalla Fondazione Slow Food per la Biodiversità ONLUS nell'ambito di Fondazioni For Africa Burkina Faso, iniziativa per il diritto al cibo promossa da 28 fondazioni di origine bancaria associate ad Acri. Riunisce produttori e agricoltori di piccola scala, cuochi, ricercatori, studenti, agronomi, giornalisti, artisti e consumatori, burkinabé e internazionali, per ribadire con forza come «produciamo in maniera naturale quello di cui abbiamo bisogno, e consumiamo in maniera naturale quello che produciamo!» (Thomas Sankara, presidente del Burkina Faso dal 1983 al 1987). 

“La rete di Slow Food in Burkina Faso – dichiara Carlo Petrini, presidente di Slow Food -, cerca di rimettere al centro l’importanza dei prodotti locali e delle tecniche di produzione per la tutela di tradizioni straordinarie, nate da una mescolanza di etnie e di culture. Per il Burkina Faso è il momento di ripensare al proprio patrimonio alimentare, gastronomico e tradizionale in una chiave nuova, con orgoglio. Orgoglio che potrà ritrovare rinnegando un approccio occidentale che disdegna l’agricoltura di sussistenza declassandola a miserevole, non riconoscendo sviluppo se non dove si accumula del profitto.”

“Il benessere delle comunità grazie alla valorizzazione della loro storia e della loro cultura è un tema molto caro alle Fondazioni di origine bancaria – dichiara Giuseppe Guzzetti presidente di Acri -. Esse, infatti, hanno un’attenzione specifica per lo sviluppo dei territori, in armonia con le loro peculiari identità e potenzialità, preservando il passato e proiettandone l’eredità verso il futuro. Ora che gli ineludibili processi di globalizzazione rischiano di provocare, se non adeguatamente governati, conseguenze negative a livello locale, il ruolo delle Fondazioni assume in questo ancor più rilievo, stimolando e accompagnando la crescita delle comunità attraverso percorsi capaci di coniugare le necessità di salvaguardia dell’ambiente e della cultura, con le esigenze di miglioramento dello standard di vita delle persone. L’auspicio è, dunque, di riuscire a supportare adeguatamente, valorizzare e potenziare vocazioni, saperi e conoscenze agricole degli abitanti di questo territorio perché ne nasca sviluppo. Terra Madre Burkina Faso, dandoci di ciò una concreta esperienza, potrà contribuire a trasformare questo nostro auspicio in una certezza.”

Al centro della manifestazione un grande mercato dove conoscere i progetti di Slow Food e degustare una selezione di prodotti delle Comunità locali del cibo di Terra Madre. Saranno presenti i produttori della foresta della Comoé-Léraba e del Riso rosso di Banforà, i produttori di formaggio dei Peul e dell’Igname d’arbolé, le comunità della Boyaba e della Tapoa, le produttrici di burro di karité di Garango, l’associazione Watinoma, i produttori dell’orto didattico La Saisonnière e di altri aderenti al progetto 10.000 orti in Africa (qui sono 124).

Grande attenzione verrà dedicata all’Arca del Gusto – il catalogo di Slow Food che riunisce tutti i prodotti agro-alimentari da salvaguardare – con un percorso tematico che permette ai visitatori di scoprire il valore della biodiversità locale. Sarà inoltre organizzato un Laboratorio del Gusto per educare i sensi e mettere a confronto diversi modi di produzione.

Terra Madre Burkina Faso sarà anche l’occasione per presentare due nuovi Presìdi Slow Food: Riso rosso cira-mahingou della Comoé, una varietà di riso tradizionale del sud del Burkina Faso. E il Igname di Arbollé, che protegge una varietà d'igname coltivata nei villaggi del comune d’Arbollé, a 50 chilometri a nord di Ouagadougou. La sua coltivazione è sempre più rara a causa dell’intensificazione di altre colture, della diminuzione dei terreni coltivabili e dell’abbandono dell’agricoltura da parte dei più giovani. 

Fondazione Cariplo e Il Banco dell’energia Onlus, realtà non profit nata grazie all’attivazione di A2A, Fondazione AEM e Fondazione ASM, lanciano il Bando Doniamo Energia, con l’obiettivo di alleviare e contrastare la povertà e la vulnerabilità sociale, tramite interventi in grado di intercettare precocemente le persone e le famiglie fragili e favorire la loro riattivazione attraverso misure personalizzate.
Il bando intende sostenere progetti promossi in Lombardia da un partenariato minimo di due organizzazioni non profit che garantiscano ai beneficiari individuati un percorso di supporto e accompagnamento, oltre a sostegni diretti per “tamponare” le situazioni più critiche e coprire i bisogni materiali urgenti.
In un’ottica di welfare promozionale, il bando sosterrà percorsi di inclusione sociale e lavorativa  che sappiano valorizzare le capacità e potenzialità delle persone vulnerabili e allo stesso tempo incentivare azioni di “restituzione” a beneficio della collettività in cui vivono. Per tale ragione, il bando intende potenziare reti di prossimità che, promuovendo il coinvolgimento attivo delle diverse organizzazioni del territorio, possano contribuire al rafforzamento dei legami sociali, alla condivisione e alla crescita di forme di solidarietà partecipate e alla ricomposizione delle risposte di contrasto alla vulnerabilità già attive.  

Il Bando è articolato in due fasi :

  • FASE 1 (scadenza 15 marzo 2017 – ore 17.00)

Presentazione di un’idea progettuale, redatta secondo il format che sarà disponibile online dal 25 gennaio

  • FASE 2 (riservata alle idee progettuali ammesse)

Presentazione della proposta di progetto dettagliata.

 

RIVEDI IL VIDEO DI PRESENTAZIONE DEL BANDO  http://bit.ly/doniamoenergia2017.

Per info: doniamoenergia@fondazionecariplo.it

Sono state 3.501 le richieste di partecipazione e 194 le organizzazioni assegnatarie dei cinque bandi per il riutilizzo gratuito di alcuni beni mobili di Expo Milano 2015. Una partecipazione oltre le aspettative da parte di organizzazioni non profit, scuole, comuni ed enti pubblici di tutta Italia che hanno visto in questa iniziativa un’opportunità per ottenere gratuitamente materiale utile alle loro attività. Una “seconda vita” per una parte del patrimonio materiale rimasto a chiusura della manifestazione per contribuire effettivamente alla promozione di un modello di sviluppo sostenibile e di una cultura che contrasti la logica dello spreco e dei rifiuti. Un’idea proposta a società Expo 2015 SpA prima della chiusura dell’Esposizione Universale di Milano da Fondazione Triulza che si è concretizzata nel dicembre 2015 con la firma di un Protocollo d’Intesa tra le due organizzazioni.  

Fondazione Triulza ha potuto così gestire operativamente in questi mesi – e grazie al supporto di Fondazione Cariplo, che aveva condiviso dall’inizio la proposta in una logica di contrasto allo sprecol’assegnazione dei lotti dei beni individuati e messi a disposizione dalla società che aveva gestito Expo.  Come previsto dal protocollo è stato creato un Comitato Guida composto, oltre che da Fondazione Triulza da Expo 2015 SpA in liquidazione e dai suoi soci: Ministero dell’Economia e delle Finanze, Regione Lombardia, Città Metropolitana di Milano, Comune di Milano e Camera di Commercio di Milano, istituzioni che condividevano l’idea di restituire alla collettività parte del patrimonio Expo non più utilizzato e contribuire alla diffusione della legacy materiale ed immateriale della manifestazione.  Il Comitato Guida ha definito i Bandi e i criteri per l’assegnazione dei differenti lotti.

L’assegnazione è avvenuta mediante procedura verbalizzata di estrazione a sorte. La lista completa dei beneficiari è stata pubblica sul sito web di Fondazione Triulza. La maggior parte delle richieste di partecipazione (l’86% delle domande pervenute) è stata presentata da organizzazioni non profit ed enti pubblici che distano non più di 350 chilometri dal sito Expo Milano 2015. Il Bando per la cessione gratuita di attrezzature da cucine utilizzate nei cluster ha registrato il maggior numero di richieste di partecipazione (1209 domande, il 34,53% del totale delle domande pervenute), seguito dal Bando per la cessione gratuita di tablet in uso durante Expo Milano 2015 (con 981 domande presentate dalle scuole, il 28% del totale delle domande pervenute). Il 37% delle richieste di partecipazione hanno invece riguardato i restanti tre Bandi per la cessione di gadget e di abbigliamento e accessori in dotazione ai FOP (Field Operator) e ai volontari.

Fondazione Cariplo, che ha dato un supporto determinante per la realizzazione di questa iniziativa, ha ospitato oggi la presentazione dei risultati a cui hanno partecipato S. Cantoni, Consigliera di Amministrazione di Fondazione Cariplo; S. Silvotti, Presidente di Fondazione Triulza e alcuni membri del Comitato guida: M. Saponara, membro del Collegio di Liquidazione di Expo 2015 SpA in liquidazione; F. Brianza, Assessore al Reddito di autonomia e Inclusione sociale di Regione Lombardia; M. Granelli, Assessore alla Mobilità e all’Ambiente del Comune di Milano e L. Dell'Arciprete della Camera di Commercio di Milano. Quattro delle organizzazioni assegnatarie hanno portato, con le loro testimonianze, alcuni esempi su come saranno utilizzati i beni messi a disposizione: l’Associazione Assistenza Carcerati e Famiglie utilizzerà l’abbigliamento dei FOP per i detenuti del carcere di Busto Arsizio; la Fondazione Archè destinerà abbigliamento e accessori dei volontari ad un progetto Internazionale in Africa; l’Associazione Volontari Protezione Civile di Rozzano, che ha come prima specializzazione cucina di emergenza, potrà attivare un secondo container cucina da utilizzare in situazioni di emergenza e per implementare le attività di formazione e le esercitazioni obbligatorie dei volontari; l’Istituto Comprensivo Statale L. Cadorna arricchisce con il lotto di 20 tablet la sua dotazione informatica per innovare l’approccio didattico.

Sono state selezionate all'interno di Cariplo Factory le 10 idee di business che accedono alla seconda fase di BioUpper, promosso da Novartis e Fondazione Cariplo a sostegno dei giovani talenti che vogliono creare una start up nelle scienze della vita. Il programma ha raccolto il 30% di candidature in più (151) rispetto al 2015. Sono state poi identificati 17 team che hanno partecipato alla training week, un percorso di formazione e di confronto con professionisti del settore, tutor e business angels. A Milano si è tenuto l’elevator pitch, una competizione in cui i 17 team provenienti da tutta Italia hanno presentato i progetti alla giuria.

Ad augurare "buona giornata" ai team la campionessa olimpionica Bebe Vio, grande sostenitrice della ricerca scientifica. 

Le 10 idee selezionate in questa fase si suddividono così in due degli ambiti di applicazione previsti dal bando:

  • biotecnologie orientate alle scienze medicheBTeam, Kyme, Postbiotica
  • dispositivi medicaliGolgi, Holey, Newrosparks, Pd-Watch, Probiomedica, Watch-me, Wound viewer.

L’elevator pitch si è tenuto in Cariplo Factory, realtà innovativa, realizzata a Milano grazie all’impegno di Fondazione Cariplo per favorire lo scambio tra gli startupper, nella quale i partecipanti potranno trovare ulteriore supporto per perfezionare le strategie internazionali e trovare i capitali necessari alla crescita, attraverso l’ecosistema costruito con partner tecnologici, fondi di Venture Capital e grandi multinazionali.

Le 10 proposte selezionate accedono al programma di accelerazione di dieci settimane (dal 26 gennaio al 6 aprile): un percorso costruito su misura, volto a predisporre e rendere efficace la fase di “go-to-market”, ovvero l’ingresso del progetto sul mercato. Il programma sarà calibrato su ciascuna idea d'impresa, sulla base del ciclo di vita del prodotto o del servizio proposto. Ciascun progetto sarà seguito da un team multidisciplinare costituito da business angels, professionisti verticali di settore e consulenti senior, unitamente all’advisory per la strutturazione di business plan efficaci a cura di PwC.

Una volta conclusa quest’ultima fase, ciascun team sarà chiamato a presentare i risultati ottenuti nella sessione di pitch del prossimo 12 aprile. I tre migliori riceveranno un contributo di 50mila euro ciascuno, che permetterà loro di usufruire in modo personalizzato e flessibile di ulteriori consulenze specializzate e di servizi e attività per lo sviluppo del proprio progetto d’impresa, così da facilitare e rendere efficace il percorso di accesso al mercato.

Le 10 idee per l’acceleration program

  • BTeam (Lazio) offre il bromotimolo, nuovo potente antibatterico, sviluppato grazie a un processo di produzione a basso costo ed ecosostenibile, che ha dimostrato di essere un efficace principio attivo sia per l’igiene personale sia per la disinfezione di tutte le superfici.
  • Golgi (Emilia Romagna) è la prima stampante 3D che permette a centri di ricerca di stampare tessuti biologici tridimensionali, da impiegare nell’ambito della ricerca farmacologica, biomedica e cosmetica, consentendo di personalizzare la fase di sperimentazione in vitro e abbatterne i costi. 
  • Holey (Lazio) è la prima piattaforma che permette alle strutture sanitarie di stampare in 3D tutori ortopedici, assicurando una forte riduzione dei costi rispetto ai tutori commerciali e riducendo le complicazioni rispetto al gesso tradizionale. I pazienti utilizzano così dispositivi personalizzabili, antiallergici e resistenti all’acqua.
  • Kyme (Campania) applica le nanotecnologie alla diagnostica medica per migliorare i mezzi di contrasto oggi in uso clinico, permettendo un’identificazione precoce e più accurata delle patologie. Grazie alla maggiore efficacia della formulazione, è possibile aumentare il contrasto delle immagini di Risonanza Magnetica, ridurre la quantità di prodotto iniettabile e conseguentemente la sua tossicità.
  • Newrosparks (Emilia Romagna) è il primo sistema che aiuta a smettere di fumare mediante un dispositivo indossabile che aumenta la capacità di controllo sulla dipendenza da nicotina
  • PD-Watch (Basilicata) offre un monitoraggio continuativo e non invasivo del tremore causato dalla malattia di Parkinson, che permette allo specialista di supportare la diagnosi precoce e controllare al meglio l’evoluzione della malattia da remoto.
  • Postbiotica (Lombardia) sviluppa nuove terapie a base di derivati di batteri – ottenute grazie a un innovativo metodo di fermentazione – per prevenire e curare in modo naturale un ampio spettro di infiammazioni: dalle reazioni allergiche alle malattie croniche dell’intestino e del tratto uro-genitale.
  • Probiomedica (Toscana) offre un’innovativa fototerapia per la cura dell’infezione da Helicobacter pylori, studiata per i pazienti antibiotico-resistenti, che rappresentano circa il 25% del totale. Il dispositivo è una capsula ingeribile che, una volta giunta nel tratto gastrico, eradica il batterio emettendo luce, evitando così gli effetti collaterali dell’attuale terapia antibiotica.
  • Watch-me (Lombardia) è un dispositivo per la cura dei bambini con ritardo cognitivo che consente di supportare l'intervento riabilitativo a casa coinvolgendo in modo attivo i genitori.
  • Wound Viewer (Piemonte) è il primo sistema 3D per il monitoraggio e la valutazione automatica delle ulcere cutanee, che colpiscono il 2% della popolazione mondiale. Un algoritmo di intelligenza artificiale elabora autonomamente i dati provenienti dal dispositivo e ne restituisce i parametri oggettivi necessari a supportare lo specialista nella scelta terapeutica appropriata. L’utilizzo di WoundViewer riduce dunque sensibilmente i tempi di guarigione e di conseguenza i tempi e i costi di ospedalizzazione. 

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